video suggerito
video suggerito

Sophie Kinsella e la lotta contro il cancro: “Nel nuovo romanzo racconto la malattia, così l’ho elaborata”

Sophie Kinsella, autrice best seller che ha firmato la saga “I love shopping”, racconta la lotta contro il cancro al cervello, una diagnosi resa pubblica solo da qualche mese. Nel romanzo “Cosa si prova”, in uscita l’8 ottobre, racconta quanto le è accaduto attraverso il personaggio di Eve.
A cura di Stefania Rocco
28 CONDIVISIONI
Immagine

É una storia attraverso la quale Sophie Kinsella ha voluto raccontare lo tsunami che ha travolto la sua vita quella contenuta in “Cosa si prova”, il nuovo libro della scrittrice e autrice di best seller in uscita l’8 ottobre. Nel corso di una lunga intervista rilasciata. Repubblica, Kinsella racconta quanto questo romanzo, che ha cominciato a prendere forma mentre si trovava ancora in ospedale, sia stato necessario per elaborare l’esperienza. Eve, la protagonista del libro, è una donna che si ammala di cancro. Accanto a lei, pronto a sostenerla metro dopo metro, c’è il marito Nick. Come accaduto all’autrice e a Henry, l’uomo sposato nel 1991 che è soprattutto oggi il suo principale sostegno. “Sarebbe stato impossibile raccontare la mia storia senza scrivere di Henry. C’è voluto moltissimo tempo prima che io capissi cosa mi era capitato. Henry era solo, ha preso tutto sulle sue spalle. Sono smemorata, mi scordo le cose, ma lui non è mai stato impaziente. Mi spiega tutto un’altra volta, ogni volta”, racconta oggi la scrittrice, “Da quando mi sono ammalata sono passata attraverso lo shock, la paura, un senso di lutto, di dolore. Ma sono anche stata travolta dall’amore: mio marito ha abbandonato tutto per stare al mio fianco, con i miei figli ci abbracciamo continuamente. Poi ci sono i parenti, gli amici. E la risposta incredibile dei lettori che mi hanno inondata di messaggi d’affetto e di speranza, ma anche di storie positive: un’emozione immensa”.

Nel libro “Cosa si prova” il racconto della malattia di Sophie Kinsella

Il nuovo libro dell’autrice è nato mentre si trovava ancora in ospedale. L’idea ha preso forma velocemente, dando modo a Kinsella di elaborare quanto le stava accadendo: “Mi sono ritrovata in ospedale, non sapevo cosa mi stava succedendo, mi arrivavano notizie terribili. Il mio istinto è stato di prendere il telefonino e dettare alle note vocali quello che sentivo. Quando mi sono sentita meglio, volevo ricominciare a scrivere ma non avevo idee. Poi ho capito che dovevo elaborare questa esperienza. Ho pensato: ‘Faccio un diario? Ma no, non sono io'. Allora ho scritto un romanzo che funziona come una raccolta di racconti brevi: il mio cervello soffriva talmente che questo era l’unico modo. Quando ho finito mi sono sentita sollevata, liberata: c’è un incipit, un centro e un lieto fine. Ho dato un senso a quello che mi è successo”.

La scelta di rendere pubblica la diagnosi

Abbiamo tenuto la notizia riservata per moltissimo tempo: volevo proteggere i miei figli, non volevo che lo scoprissero mentre giocavano o da qualcuno che faceva gossip”, racconta ancora Kinsella spiegando il motivo che l’ha spinta, qualche mese dopo averlo scoperto, a rendere pubblica la sua diagnosi, “Ma quando ho deciso di raccontarlo ho pensato che dovevo essere il più onesta possibile. Gli amici di Henry gli sono stati molto vicini. Ma spesso gli chiedevano: ‘Di cosa parlate tu e lei a casa? Fate finta di niente? Piangete?'. Ecco, la gente vuole sapere cosa si prova. E magari chi sta lottando con la malattia, o semplicemente vive un momento di difficoltà, può trovare conforto: spero che pensi di avere un’amica al suo fianco”. Nel libro, Sophie ha voluto inserire una scena nella quale Eve racconta ai suoi figli di avere scoperto di essersi ammalata durante una partita di scarabeo. Una scena che ripropone quanto accaduto nella realtà:

È andata davvero così: eravamo riuniti al tavolo, stavamo giocando a Scarabeo. È stato difficilissimo, ma anche un momento di vero sollievo. Da genitore ti senti sempre responsabile della felicità dei tuoi figli. Io mi sono sentita in colpa: sapevo che la notizia avrebbe cambiato la loro vita. Ci sono state lacrime, tante domande ma ce l’abbiamo fatta. Avevamo molti fazzoletti ma poi abbiamo continuato a giocare: i miei figli sono stati bravissimi a mantenere la faccenda leggera perché in famiglia siamo così. Sanno, mi chiedono, ma non è che ci sediamo e piangiamo tutto il giorno: facciamo un passo avanti e continuiamo a vivere. Abbiamo provato così tanto amore in quella stanza.

L’abbraccio a Kate Middleton: “Sono piena di ammirazione per lei”

Come Kinsella, un’altra donna inglese, Kate Middleton, ha recentemente reso nota la notizia della sua lotta contro il cancro. “Non la conosco di persona ma le faccio i miei più cari auguri. Spero che abbia deciso di rendere pubblica questa notizia e che non abbia pensato di doverlo fare”, dichiara Kinsella a proposito della principessa del Galles, “È dura: più persone informi più diventa reale. Leggi lo sgomento nelle facce degli amici ai quali lo racconti. Io sono piena di ammirazione per la principessa: è onesta, genuina, ha girato video pieni di grazia nei quali sembra sapere esattamente qual è il suo posto nel mondo. Anche lei ha dovuto pensare ai suoi figli, a come gestire la malattia con i suoi bambini. Anche lei, proprio come Sophie, ha detto di aver aspettato a dare l’annuncio per proteggerli”.

Sul marito Henry: “È la mia memoria quando dimentico qualcosa”

Come Nick – il marito di Eve nel libro – anche Henry, marito di Kinsella, rappresenta oggi un baluardo insostituibile: “Henry è il mio hard disk: se mi dimentico qualcosa è lui la mia memoria. Eravamo una coppia unita già prima della malattia ma questa esperienza ci ha avvicinati ancora di più: siamo una squadra. Io sono una dormigliona, Henry invece si sveglia presto: ogni giorno legge tutto quello che può sul cancro. Novità sulle cure e soprattutto testimonianze. Ogni mattina quando mi sveglio mi racconta una storia di speranza. Io lo aspetto e gli chiedo: ‘Qual è il racconto bello di oggi?’. Mi dà grande conforto”. Quindi, la conclusione che come “Cosa si prova”, è un inno alla vita:

La prima cosa che ho pensato è: “Ho cinque figli, questa cosa è completamente sbagliata, io mi devo occupare di loro”. Ancora oggi ogni tanto mi sveglio è dico: “No, no, no”. Passi dallo shock al rifiuto. Poi vai avanti. Io scrivo quello che vedo. Quello che so adesso, è che puoi pensare che la tua quotidianità sia perfetta, meravigliosa e poi invece all’improvviso cambia tutto. La mia non è stata una malattia graduale: mi ha travolta. Quello che davvero mi sento di dire a tutti è: godetevi la vita, indossate bei vestiti, andate alle feste, viaggiate, state vicini alle persone che amate perché nessuno di noi sa che cosa accadrà domani.

28 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views