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Sono passati 215 anni dalla prima rappresentazione de Le creature di Prometeo di Beethoven

L’unico balletto musicato dal compositore tedesco è stato proprio Le creature di Prometeo, con le coreografie di Salvatore Viganò, rappresentato per la prima volta all’Hoftheater di Vienna il 28 marzo 1801. Il libretto originale è andato perduto, non ci resta che il programma di quella memorabile serata di grande musica al servizio del balletto.
A cura di Massimiliano Craus
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Salvatore Viganò
Salvatore Viganò

Per gran parte della storia del repertorio si è sempre associato il titolo di un balletto al solo nome del compositore, quasi a dimenticare la paternità del coreografo a tutto vantaggio della gloria del librettista. Per fortuna spesso l'autore del libretto era proprio il coreografo, se non il compositore stesso, per cui il suo nome appariva almeno dalla porta secondaria del programma di sala stampato per ogni prima rappresentazione. Nel nostro caso Le creature di Prometeo brillano di luce propria grazie al duplice intervento del grande compositore tedesco e del sommo dei coreografi del loro tempo, ovvero quel prolifico Salvatore Viganò che ha dettato legge nel repertorio a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento. Le creature di Prometeo è una delle maggiori realizzazioni dettate dall'estrema e coerente conseguenza di quel coreo-dramma che lo stesso Salvatore Viganò aveva tratto dal ballet d'action. La prima rappresentazione del 1801 riscosse un gran successo, restando in cartellone per oltre un anno, sollecitando le attenzioni finanche dei vari Carlo Porta, Stendhal, Ugo Foscolo e Pietro Verri nei successivi riallestimenti al Teatro Alla Scala di Milano.

La genesi de Le creature di Prometeo dell'Hoftheater di Vienna a firma di Ludwig Beethoven e Salvatore Viganò

Ludwig Van Beethoven
Ludwig Van Beethoven

Le creature di Prometeo di Salvatore Viganò e Ludwig Beethoven nascono direttamente dalla tragedia di Eschilo in pieno fermento nello spirito coevo dell'Illuminismo, volto a simboleggiare la lotta dell'uomo per la conquista della ragione. Soprattutto nella successiva edizione scaligera, Salvatore Viganò apportò il proprio genio coreografico senza tuttavia lasciarne per iscritto le caratteristiche, impedendo di fatto ai suoi successori l'opportunità di poterlo realizzare dopo la morte del coreografo napoletano. Le consuetudini coreografiche di Salvatore Viganò hanno concesso ai ripetitori del tempo una parziale ripresa de Le creature di Prometeo, fatte salve le scene neoclassiche di Alessandro Sanquirico che riflettono nella loro austera magniloquenza alcune intenzioni del coreografo. Le nuove versioni più accreditate de Le creature di Prometeo sono a firma di Augusto Huss ed Aurel Milloss, abile a ripristinare il titolo originale Die Gesöpfe des Prometheus e la musica di Ludwig Beethoven, l'opera 43 del catalogo beethoveniano. Si diceva che si tratta dell'unico balletto composto da Ludwig Beethoven, di cui si ricorda soprattutto l'Ouverture, che peraltro visse una vita indipendente come pezzo da concerto. Il finale contiene, in forma di rondò, il tema con variazioni che chiuderà la sinfonia n. 3, nota come l'Eroica.

Dopo la prima rappresentazione di Vienna del 1801, la messinscena scaligera di dodici anni dopo è forse la più significativa de Le creature di Prometeo

Salvatore Viganò e Maria Medina in un dipinto di Joseph Lanzedelly
Salvatore Viganò e Maria Medina in un dipinto di Joseph Lanzedelly

Le creature di Prometeo in scena al Teatro Alla Scala di Milano nel 1813 è una rappresentazione migliorativa di quella viennese della prima assoluta del 28 marzo del 1801. Qui scorrono moltissimi personaggi tra i quali  Ercole, Mercurio, Cupido, Marte, Prometeo, Minerva, Eone, Vulcano e Giove. Le arti e le scienze erano così raggruppate: Geografia, Architettura, Astronomia, Nautica, Matematica, Agricoltura, Geometria, Pittura, Letteratura con le tre Grazie e le Muse (Euterpe, Urania, Polimnia, Tersicore, Melpomene, Talia, Clio, Calliope), gli Amorini, le Virtù Morali (Carità, Giustizia, Amore, Temperanza, Valore, Concordia, Virtù, Religione, Prudenza) ed Imene. Non senza sensibili variazioni, si registrarono numerose repliche e consensi inequivocabili, a conferma della bontà della collaborazione tra i grandi del tempo Ludwig Beethoven e Salvatore Viganò. Poiché il libretto originale è andato perso, i coreografi successivi hanno potuto personalizzare di volta in volta il soggetto, salvandone solo il cuore delle vicende con il protagonista Prometeo che rapisce il fuoco celeste per infondere la vita alle prime creature. Queste sono state modellate nella creta e vivono, ma sono prive di sentimento e ragione. Non solo, si ribellano anche ai tentativi di Prometeo di umanizzarle. Il titano vorrebbe distruggere la sua opera ma viene fermato dal dio Pan che lo persuade a condurre le creature sul Parnaso per formarle alle arti e dar loro quell'educazione indispensabile alla vita. Apollo riceve Prometeo e affida a ciascuna delle Muse il compito, delicato e gravoso al tempo stesso, di educare le creature. Sarà così l'apoteosi delle arti grazie alle quali l'Uomo si nobilita. Libretto rimaneggiato a parte, Salvatore Viganò ha saputo sintetizzare nella propria coreografia i pensieri di Gasparo Angiolini e Jean-Georges Noverre, i veri riformatori del balletto settecentesco. E così se La fille mal gardée di Jean Dauberval è il primo balletto del repertorio ancora oggi in scena nei teatri di tutto il mondo, Le creature di Prometeo si Salvatore Viganò è senz'altro uno dei primi titoli salienti dell'intero repertorio rimasti nell'oblio.

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