Solo Houses: un’esperienza architettonica unica e inedita
Nel gennaio del 1945, in uno storico numero della rivista «Arts & Architecture» , l’editore John Entenza annuncia il Case Study House Program: 36 case disegnate da brillanti architetti del calibro di Richard Neutra, Pierre Koenig, Craig Ellwood, Charles e Ray Eames. È l’atto inaugurale di quel processo di diffusione negli Stati Uniti dell‘International Style. Il programma proponeva la progettazione, la costruzione e la pubblicazione di nuovi tipi edilizi residenziali unifamiliari a basso costo che utilizzassero tecnologie industriali, con l’obiettivo primario di diffondere il messaggio modernista e vincere l’indifferenza del pubblico. Dal punto di vista cronologico, tutto si è consumato nell’arco di due decenni, dal 1945 al 1966.
Vari ed illustri sono i precedenti di ambito novecentesco di tale programma. In Europa il caso più significativo è costituito dal Weissenhof (in tedesco Weißenhofsiedlung), il quartiere del Deutschen Werkbund realizzato a Stoccarda nel 1927: 60 abitazioni e 21 costruzioni ideate dai più promettenti giovani architetti europei del periodo (da J.J.P. Oud a Le Corbusier, da Walter Gropius a Taut, con il coordinamento di Mies van der Rohe) che ebbero la possibilità, l’occasione e l’opportunità di mostrare per la prima volta, con reali costruzioni a confronto, che si era affermato un nuovo modo di considerare il problema delle abitazioni. Ma l’episodio delle Case Study Houses guarda anche alle esperienze architettoniche come le case realizzate in occasione della Berliner Bauausstellung del 1931 da architetti quali Mies, Lilly Reich, Marcel Breuer ecc; Gibellina Nuova, sorta dopo il terremoto del Belice del 1968, con progetti di Ludovico Quaroni, Francesco Venezia, Alessandro Mendini, e Franco Purini; o l’Internationale Bauausstellung Berlin (IBA) tra 1981 e il 1989, nato con l'intento di affidare il progetto di alcuni quartieri ad architetti di fama internazionale, che si sono interrogati sul tema dell'isolato urbano e della qualificazione architettonica del tessuto edilizio degradato di alcune parti della città, come C. de Potzamparc, K.T. Brenner, E. Eisenman, G. Grassi, V. Gregotti, A. Rossi, A. Siza Vieira, J. Stirling.
È a questi esempi che si è ispirato il promotore francese Christian Bourdais quando, nel 2010, ha lanciato il programma architettonico sperimentale “Solo Houses”: dodici architetti tra i più talentuosi al mondo, come Pezo Von Ellrichshausen Architetti, Mos Ufficio, Didier Faustino e il suo ufficio di Mésarchitectures, Sou Fujimoto, Studio Mumbai, TNA (TakeiNabeshima-Architects), sono stati invitati a realizzare uno straordinario progetto di case secondarie in un parco di 50 ettari nel cuore della regione di Matarranya, a due ore a sud di Barcellona. «Un punto interessante è come questi architetti diano una propria lettura della società e come riescano ad integrare questa lettura nei loro edifici.», spiega Bourdais, «Il programma ha un forte interesse sociologico. Ogni progetto delle Solo Houses è uno diversa lettura della società».
Solo Houses dà a ciascun architetto un’occasione eccezionale per esprimere la propria creatività senza altro vincolo se non il budget. Ogni architetto ha carta bianca sul progetto da consegnare. In questo modo, il programma offre un'esperienza unica di architettura e, contemporaneamente, queste case fungono da testimoni del nostro tempo, incorporando i desideri e le aspettative della famiglia del 21° secolo.
La prima Solo House ad essere completata è opera dello studio cileno Pezo Von Ellrichshausen. La casa è un belvedere situato nella splendida natura del Parco Naturale di Los puertos de Beceite. Maurizio Pezo e Sofia von Ellrichshausen hanno progettato una casa che domina il paesaggio caratterizzato da una campagna punteggiata da villaggi medievali ed emergenze rocciose. Un basamento monolitico separa la struttura dalla terraferma. Gli occupanti avvertono una sensazione quasi di galleggiamento, sospesi su un podio che sostiene solo la parte centrale dell’edifico.Casa Pezo presenta una struttura a fungo in cemento armato gettato in opera. Il volume in aggetto è orientato secondo i punti cardinali. Il perimetro esterno è scandito da una sequenza regolare di 16 pilastri. Il suo design è governato da simmetria e omotetia. Gioca con la verticalità e l’orizzontalità.
Equilibrio e ritmo si realizzano sin dall’ingresso della casa e si confermano in tutta la struttura. È solo dopo aver raggiunto il piano superiore che è possibile scorgere la grande corte. Coperta con piastrelle in ceramica, una piscina occupa la parte centrale di un patio. È un chiaro riferimento all'architettura mediterranea, dove l'equilibrio di calore e colore è essenziale. La dimensione della piscina, un quarto del cortile, definisce lo standard per ogni modulo della corona perimetrale. Al di là di una rigorosa distribuzione geometrica, Casa Pezo è semplice e minimale. Una sala da pranzo, un soggiorno e due camere da letto sono già arredate con mobili progettati dagli architetti stessi. Ampie finestre si aprono completamente verso l'esterno. Nella parte in aggetto, tutti gli spazi domestici sono organizzati lungo una balconata continua. Il progetto è, allo stesso tempo, monolitico e trasparente. La casa è un capolavoro architettonico, un meraviglioso esercizio di architettura con un risultato armonioso. È una casa progettata per rendere manifesta la presenza dell’orizzonte.
Gli altri progetti, ancora in via di realizzazione, sono altrettanto emozionanti. La residenza immaginata da Sou Fujimoto appare come una foresta geometrica (molto simile al Serpentine Pavilion di quest'anno): una struttura in legno grezzo avvolge lo spazio abitabile, permettendo al vento di penetrare attraverso le aperture, proteggendo gli abitanti dal sole. Un progetto che oscilla tra natura e artificio. Il progetto disegnato da Didier Faustino è certamente uno dei più impressionanti: la casa, con la sua struttura, appare sia come un rifugio che come un palco aperto verso il mondo e gli elementi naturali circostanti. I riferimenti spaziali sono sconvolti e trasformano in tal modo il soggiorno in un unica esperienza fisica. Infine, per rispondere alla sfida di Christian Bourdais, MOS Studio sceglie di combinare 4 volumi a forma di T, l'ultimo dei quali ribbassato. Questa disposizione permette di spezzare la linearità geometrica, offrendo una serie di balconi e viste prospettiche sui campi di ulivi intorno.
Naturalmente quelle che erano in America e in Europa esperienze municipali, diventano qui iniziative private. Ma delle esperienze del passato viene recuperato il senso generale della ricerca architettonica in cui il rito della dimora viene esplorato attraverso le condizioni psicologiche dei suoi abitanti, riprese intuitivamente dall’idea di casa archetipica. La Solo House riesce così a trasformare, attraverso i suoi spazi, le condizioni di vita di chi vi abita.