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“Sogno di Natale” di Pirandello

Il Natale è quel momento che inevitabilmente arriva, portando gioia, calore familiare e riflessione ma anche tutta una serie di inquietudini esistenziali come effetto collaterale legato al suo significato iconografico di nascita. Siamo pronti ad accogliere la vita dentro noi stessi? Pirandello, forse anche inconsciamente, descrisse questa sensazione di inadeguatezza alla gioia nella sua opera letteraria, “Sogno di Natale”, eccone i versi più emblematici.
A cura di Silvia Buffo
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Un ritratto di Luigi Pirandello
Un ritratto di Luigi Pirandello

"Sogno di Natale" di Pirandello è una delle opere più emblematiche della letteratura italiana dedicata al Natale. Ne analizziamo alcuni passi perché la più sentita fra le festività pare abbia i suoi effetti collaterali che esistenzialmente non sempre riusciamo a lenire; e chi meglio dello scrittore e drammaturgo Luigi Pirandello può riportare questa sfumature psicologiche? Interessante ricordare come egli si colleghi agli esordi di un nuovo approccio alla letteratura, quella di un mondo che non può più prescindere dall'attenzione all'anima e all'inconscio. Ci avevano pensato le scoperte freudiane a svezzare il mondo intellettuale dalla freddezza del raziocinio e dai valori solenni, Freud era nato un decennio prima rispetto a Pirandello, ma il contesto culturale è ampiamente condiviso e sentito in quell'epoca.

Pirandello è un'icona di un ‘900 sensibile all'anima e all'incertezza con cui ci si si deve scontrare. "L'individuo è un orfano, un nostalgico del mondo perduto, che si aggira in una realtà non più illuminata dalla luce delle stelle e che anzi soffre la nostalgia di qualsiasi cielo stellato", brillante descrizione- del teorico György Lukács- di un'istanza universale che si era radicata in tutto il mondo intellettuale di quel tempo.

Il Natale fa parte degli antichi valori incrollabili dei secoli precedenti di cui il ‘900 ne vede il collasso, che andrà a estremizzarsi con le guerre mondiali, i campi di concentramento e la bomba atomica, ed oggi si va a coronare nella contemplazione delle follie jihadiste. Questi eventi hanno sublimato il clima di inquietudine con cui esordì lo scorso secolo.

La sentiamo davvero quella gioia collettiva del clima natalizio? O la viviamo di riflesso, per tradizione, per cultura, per semplicismo religioso? Pirandello per riuscire a viverla anche da adulto, questa gioia del Natale, dovette immergersi nei suoi sogni di infanzia:

Sentivo da un pezzo sul capo inchinato tra le braccia come l'impressione d'una mano lieve, in atto tra di carezza e di protezione. Ma l'anima mia era lontana, errante pei luoghi veduti fin dalla fanciullezza, dei quali mi spirava ancor dentro il sentimento, non tanto però che bastasse al bisogno che provavo di rivivere, fors'anche per un minuto, la vita come immaginavo si dovesse in quel punto svolgere in essi.

Pirandello avrebbe voluto rivivere esattamente quell'entusiasmo natalizio infantile: la vita stessa si sarebbe dovuta protrarre nello stesso sentimento nutrito dalla protezione di una carezza di mano superiore. Ed ancora nel suo "Sogno di Natale" si sofferma sulla apparente gioia collettiva, ma è reale? Può essere sentita anche individualmente o è un automatismo di retaggio tradizionale, di costume?

Era festa dovunque: in ogni chiesa, in ogni casa: intorno al ceppo, lassù; innanzi a un Presepe, laggiù; noti volti tra ignoti riuniti in lieta cena; eran canti sacri, suoni di zampogne, gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori… E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini, eran deserte nella rigida notte. E mi pareva di andar frettoloso per quelle vie, da questa casa a quella, per godere della raccolta festa degli altri; mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo:
– Buon Natale – e sparivo…

Interessante pensare che il più altruista messaggio di Pirandello sul Natale sia legato al significato profondo di vivere la propria gioia, osservando gli altri, attraverso la gioia degli altri.

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