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Siamo cittadini, non clienti: perché il ticket di sbarco a Venezia è un errore

Dalla manovra economica una tassa per chiunque visiti Venezia senza alloggiarvi almeno una notte. Teoricamente il “ticket di sbarco” dovrebbe servire a migliorare la vivibilità e i servizi, ma le città sono luoghi liberi, non musei con un biglietto d’ingresso a pagamento: perché siamo cittadini e non clienti.
A cura di Redazione Cultura
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Un contributo di sbarco per chiunque sbarchi a Venezia e sulle altre isole minori che può arrivare a cinque euro. A prevederlo è un comma del maxiemendamento alla Manovra economica che in teoria dovrebbe limitare il turismo di massa e favorire una maggiore vivibilità ai cittadini della città lagunare. Nella pratica, l'intervento non ha nulla di ideale (gli introiti sono fin qui stimati in diversi milioni di euro) né in favore dei cittadini veneziani, né nei confronti del turismo "mordi e fuggi" alla base del costante urbanicidio a cui stiamo sottoponendo le nostre città d'arte.

La questione, infatti, è tutta economica, cioè "punire" quanti si permettono di visitare Venezia senza spendervi una barca di euro in termini di alloggio (per cui il ticket è giù ampiamente previsto tramite l'odiosa "tassa di soggiorno" presente in tutte le città italiane) e che magari hanno avuto l'ardire di dormire a Padova o nei comuni limitrofi alla città lagunare.

In termini di vivibilità per i cittadini veneziani, infatti, non c'è niente, non uno straccio di idea. Nè in passato, né nel presente, né a quanto pare nell'immediato futuro. L'idea tanto sbandierata è che Venezia sia un museo e come tale bisognerebbe pagare un biglietto d'ingresso per visitarla. Ma il punto è che, al di là della insidiosa retorica nascosta dietro quest'espressione, Venezia è una città fatta di persone, la sua bellezza è la relazione tra la sua architettura e i suoi monumenti e la vita che scorre, non è affatto un museo, per quanto meravigliosa sia.

E se vogliamo restituire vivibilità a questa città, non sarà certamente una misura che riduce il diritto alla mobilità – e quindi alla cittadinanza – a renderla tale, ma politiche che puntino a qualificare un turismo di qualità e migliorare i servizi pubblici. Al contrario, l'idea che per essere cittadini del mondo e respirare l'aria delle nostre strade si debba pagare un biglietto d'ingresso è – semplicemente – la definitiva trasformazione del cittadino in cliente. Oggi il cittadino ha uguali diritto gratuiti come tutti gli altri, domani il cliente quegli stessi diritti dovrà comprarseli.

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