Si è spenta Maya Angelou, grande voce poetica afroamericana
Si è spenta in giornata, in North Carolina, la poetessa Maya Angelou, una delle figure simbolicamente più importanti della cultura nera americana. Descriverla è una cosa complessa perché è stata protagonista di un’esistenza tumultuosa, sempre in lotta per la sopravvivenza e contro le convenzioni sociali, piena di momenti difficili. A cominciare dallo stupro che ha subito dal padre da bambina, causa di mutismo infantile per più di cinque anni. Questo evento, più di ogni altro, ne avrebbe segnato la vita. E poi il figlio avuto a soli sedici anni, gli anni trascorsi in Ghana assieme al suo compagno, un attivista per i diritti civili, e a tutti i mestieri che Maya Angelou ha svolto nella sua vita, dai più umili, votati alla sopravvivenza, a quelli che ne testimoniano un talento poliedrico: cameriera, segretaria, spogliarellista, prositituta, autista di autobus, attrice e ballerina. Dote, quest’ultima, per cui beneficiò anche di una borsa di studio in gioventù.
Maya Angelou è una chiave di volta fondamentale all’interno della letteratura afroamericana negli Stati Uniti e per la lotta per l’emancipazione civile dei neri. Il suo debutto letterario si deve al grande poeta e prosatore James Baldwin, che l’avrebbe incoraggiata nella stesura di un libro di memorie, I Know why the caged bird sings, del 1969. Di qui in poi opere estremamente significative, a cominciare da altri sei romanzi autobiografici di grande successo.
Le sue raccolte poetiche, molto influenti perché in grado di incarnare meglio di altre lo spirito del tempo, l’autoaffermazione della complessità e dell’identità di una cultura sino ad allora marginalizzata, sono state talora criticate per la distanza dalla letteratura tradizionale; tuttavia è ravvisabile nell’ispirazione lirica della Angelou una vicinanza profonda alla cultura orale dei neri d’America, all’esperienza dei movimenti di protesta, influenzata dalla retorica di Martin Luther King e di Malcom X, più che alla lirica classica. La sua poesia, a ben vedere, ha trovato il successo da cui è stata accolta proprio nella capacità di incarnare un momento storico, interpretandolo a fondo, e anche di dare una voce alla cultura afroamericana talmente personale, da non avere precedenti in questo senso.
La sua poesia forse più celebre, On the pulse of the Morning, è una testimonianza molto intensa di questo stile lirico, semplice, ma anche di grande forza evocativa. Eccone alcuni versi:
You, created only a little lower than
The angels, have crouched too long in
The bruising darkness
Have lain too long
Facedown in ignorance,
Your mouths spilling words
Armed for slaughter.
È una poesia che in qualche modo esemplifica con chiarezza molti dei tratti salienti della personalità poetica della Angelou, chiarezza ed essenzialità retorica assieme ad un appassionato simbolismo che, come si diceva, si richiamano alla cultura orale dei neri. Fu letta in occasione del giuramento di insediamento, nel 1993, del presidente Bill Clinton alla Casa Bianca, gesto che trova un analogo solo con Robert Frost, altro grandissimo nome della poesia americana, che lesse una sua poesia il giorno dell’insediamento di J. F. Kennedy nel 1961.
Alla sua dipartita Maya Angelou è stata salutata come una delle voci più importanti della cultura statunitense, incarnando con la sua infaticabile attività la voglia di affermazione dell’identità personale e culturale, testimoniata da una vita ed un'opera che, proprio perché si sono sempre compenetrate e sovrapposte, hanno narrato con grande nettezza il solco del loro tempo.