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Si dice? Non si dice? Dipende! A spiegarcelo un manuale

È da poco uscito per Laterza il nuovo libro di Silverio Novelli, giornalista e lessicorgrafo del gruppo Treccani, dal titolo: “Si dice? Non si dice? Dipende. L’italiano giusto in ogni situazione”, un manuale di pronto intervento linguistico che ci aiuta a capire gli errori più comuni e come evitarli.
A cura di Andrea Esposito
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Proviamo a fare un test: si può dire "La maggior parte delle persone pensano?" o "Crede molto in sé stesso". La risposta è no! Entrambe queste frasi sono sbagliate. La prima perchè il verbo deve essere accordato al singolare "La maggior parte delle persone pensa"; il secondo per il sé (che da solo vuole l'accento) mentre accompagnato da stesso lo perde, questo per una stringente quanto poco utile regola grammaticale. Ma ancora, scrivere in una mail o in un sms "ci ho parlato" nel senso di "a lui" è corretto o scorretto anche se si sta parlando a un conoscente? O ancora un'espressione come "Sono pieno" si può usare al posto di "Sono sazio"?

A rispondere a questi e moltri altri quesiti il nuovo libro di Silverio Novelli (Laterza), giornalista e lessicografo che si occupa da anni dell’area “Lingua e linguaggi” sul sito della Treccani e collabora con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal titolo: “Si dice? Non si dice? Dipende. L’italiano giusto in ogni situazione”.

Il testo è una sorta di guida pratica all’uso della lingua, ma soprattutto alla modulazione delle regole grammaticali a seconda delle situazioni d’uso. A questo punto, è necessario premettere che, come tutti ricorderemo dai tempi della scuola, l’italiano scolastico, quello delle “maestre” per intenderci che è l’unico italiano che ci è stato insegnato, non prevedeva affatto tale elasticità. Piuttosto noi, con il passare degli anni e il moltiplicarsi degli strumenti di comunicazione, soprattutto scritta, ci siamo presi autonomamente delle libertà adattando di volta in volta la norma (che potevamo ricordare o meno) al contesto.

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Anche in ambito lingustico ormai, a partire dagli anni 80, si è andati verso un approccio più funzionale, attento alle esigenze espressive più che all’accordo dogmatico con la norma grammaticale. Un esempio: si può dire, “se lo sapevo, venivo”? Dal punto di vista grammaticale no, poiché il periodo ipotetico dell’irrealtà non prevede l’uso del doppio imperfetto, ma, risponderebbe Novelli, dipende! È evidente che in un sms o un messaggio in chat questa regola può essere trasgredita.

Questo, e tanti altri esempi che fa Novelli, scardina del tutto la nostra idea di norma linguistica, il cui peso non è effettivamente lo stesso a seconda degli ambiti. Vale a dire che il livello di tolleranza all’errore cresce in un contesto meno formale.

L’autore del libro adotta un sistema di icone che spazia dall’italiano scritto formale sino al parlato calibrando il raggio d’azione della norma e rendendo, a seconda dei contesti, accettabile o meno una determinata espressione. Il grande vantaggio è quello di fornire ai non specialisti un sistema di supporto autorevole in grado di fornirci gli strumenti per capire se quel in quello specifico contesto la “pressione” della norma grammaticale agisce o meno e a che livello. Molto meglio che navigare a vista.

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