#Selfati: a Gallipoli la prima mostra italiana sull’arte del selfie
Venerdì 1 giugno ha aperto al pubblico #SELFATI, la prima mostra italiana sul selfie. Fino al prossimo 11 novembre nella suggestiva cornice del Castello di Gallipoli sarà possibile intraprendere un viaggio nel mondo, multiforme e dinamico, della rappresentazione di sé all’epoca dei social. Opere site specific, sale multimediali ed un’ospite d’eccezione, la bellissima “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto, accompagnano i visitatori in un viaggio alla scoperta di questo nuovo modo, spesso discusso, di raccontare noi stessi.
L’autoritratto ai tempi dei social
Chiunque, almeno una volta, ha ceduto alla tentazione di scattarsi un selfie. Grazie ai social questa pratica è diventata quotidiana: un gesto diretto, alla portata di tutti, per raccontare anche solo per un istante se stessi. Che sia il sintomo di narcisismo esasperato o un mero fenomeno di passaggio, il moderno autoscatto si è sempre più avvicinato anche al mondo dell’arte.
Ed è proprio a questo rapporto complesso fra arte e selfie che è dedicata gran parte dell’esposizione di Gallipoli: la mostra, prodotta da Orione Comunicazione in collaborazione con l’Università del Salento, ha scelto di raccontare l’esperienza del selfie in tutte le forme artistiche che esso può assumere, trasgredendo giocosamente le tradizionali regole espositive e rendendo soprattutto il visitatore protagonista. È scontato chiarire l’unica regola per poter partecipare: prendere in mano uno smartphone e scattarsi un selfie.
Storia e arte del selfie: la mostra
Il percorso è pensato per accompagnare il visitatore attraverso la storia del selfie senza rinunciare allo sguardo sul contemporaneo modo d’intendere questa nuova forma espressiva: passando attraverso la suggestiva corte interna del Castello, che per l’occasione ospita la furniture design di Fabio Novembre con “NEMO”, antichità e modernità si confondono restituendo l’idea, giocosa e seria al tempo stesso, della centralità del selfie nella nostra cultura.
Le prime due sale ospitano una time line che racconta gli “autoscatti” più famosi della storia: si parte dal pittogramma della Grotta dei Cervi, risalente al 3 mila a.C., per arrivare fino ai famosi autoritratti di Van Gogh e Frida Kahlo, esempio di come l’esigenza di “raffigurare se stessi” sia sempre stata al centro degli interessi degli uomini e degli artisti. Passando attraverso la “Mirror Room” che ci racconta l’idea di selfie come “riflesso di noi stessi” si giunge alla suggestiva opera site specific di Francesco Ferreri aka Chekos Art, omaggio all’arte di Michelangelo Pistoletto. In ognuna di queste sale il visitatore può calarsi nei panni di un perfetto instagramer scattando selfie e condividendoli con l’hashtag #selfatiagallipoli.
Scendendo al piano inferiore, verso la sala enagonale del Castello, si arriva al cuore dell’esposizione: percorrendo il corridoio che si apre sul grande salone circolare s’intravede, quasi come un’apparizione, la bellissima Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto, la quale resterà in esposizione a Gallipoli per tutta la durata della mostra. Ad accompagnare l’arte del maestro piemontese c’è lei: Clelia Patella, con i suoi “Selfie Ad Arte”, sintesi perfetta di un percorso che tenta di coniugare arte e tecnologia, bellezza e autoironia.
Clelia Patella e i suoi “SelfieAdArte”
Non ricorda la prima volta che ha scattato un selfie, quasi fosse un gesto naturale, insito nel suo stesso modo di essere. Un bisogno di comunicare che ha trovato la sua espressione più creativa ed accattivante attraverso la fotocamera di uno smarphone: così Clelia Patella, giornalista, speaker radio e presentatrice tv, ha iniziato il suo viaggio che oggi l’ha fatta tornare nella sua terra natale, la Puglia, quale protagonista indiscussa della mostra “Selfati”.
I suoi SelfieAdArte infatti, incarnano perfettamente l’idea alla base della mostra: riavvicinarsi in prima persona, in modo leggero ma mai superficiale, all'arte, in qualunque forma essa si manifesti. Clelia Patella va nei musei e si lascia ispirare: nascono così le sue personalissime riletture di grandi artisti come Emilio Cavallini, Keith Haring, Hanry Moore o Banksy.
Qualcuno li definirebbe semplici selfie, ma la serie di scatti scelti per il Castello di Gallipoli ci raccontano molto di più: un tentativo di portare alla luce un diverso approccio all’arte, un avvicinamento fisico e ideale ad un mondo che in alcuni casi viene considerato di nicchia e in altri valutato come mero fenomeno di passaggio, attraverso la semplicità del gesto di un autoscatto. Arte e vanità si confondono, certo, ma in un approccio consapevole ed estremamente nuovo che rielabora il gesto del selfie in chiave artisticamente pop.