Le immagini della Sea Watch 3 e della sua "Capitana" Carola Rackete che sfidano gli strali di Salvini a Lampedusa, si sovrappongono per intensità e bellezza a quella delle donne della nostra nazionale italiana femminile e si aggiungono al crollo degli stereotipi più beceri del maschilismo all'italiana. Donne in pantaloncini che fanno grande l'Italia ai Mondiali da una parte, giovani donne coraggiose al timone dall'altra, che fanno grande l'umanità intera. Eppure nelle parole di Salvini tracimano come sempre odio, menzogna e arroganza, in quantità tali che neppure George Orwell settant'anni fa avrebbe saputo prevedere quando scriveva "la pace è guerra, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza". A Lampedusa sta succedendo qualcosa di nuovo: una giovane eroina sgretola la retorica del "Capitano" ma soprattutto dimostra che è più facile salvare le persone che le parole, in quest'era di propaganda e dittatura semantica, dove il rovesciamento del senso delle cose è divenuto metodo scientifico di controllo del consenso.
"La capitana eroina della sinistra, nata bianca ricca e tedesca, faccia volontariato in Germania invece di sequestrare 42 esseri umani da 15 giorni". Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini a Porta a Porta, riferendosi alla giovane comandante della Sea Watch, la 31enne tedesca Carola Rackete. A ogni parola una menzogna. Bisogna leggerla e rileggerla questa frase. Bisogna farne l'analisi logica e forse anche processarla con l'anima, non solo col cervello, per capire che poiché la politica è fatta di parole, che poiché l'umanità si distingue dagli altri regni animali e vegetali perché usa le parole, mentire, stuprare e sequestrare il senso delle parole è il reato contro l'umanità più disumano che ci sia. Fare dell'essere una donna, libera, del colore della pelle, dello stato sociale, della nazionalità una colpa, è un delitto contro tutte le donne e tutti gli uomini. Accusare chi salva 42 esseri umani dalle onde del mare di averle sequestrate, quando sei un Ministro che è scappato a un processo per sequestro di persona, è un delitto contro la verità che grida giustizia. "La capitana eroina della sinistra" contro cui vomita Salvini ce la racconta meravigliosamente la collega Annalisa Girardi in questo bellissimo articolo: la Capitana della Sea Watch 3 ha appena 31 anni. E non è eroina di alcun partito. Non prende voti. E' solo una donna che fa quello che ama. Cose eroiche e pericolose. Anche la vita di Salvini è stata facile. Mai un lavoro, solo politica, soldi facili e privilegi. Però mai un gesto di volontariato o di eroismo. Sempre incarichi ben pagati coi soldi della collettività. Ma evidentemente campare di parole rubate costa meno impegno e fatica che andare a soli 23 anni al timone di una nave rompighiaccio nel Polo Nord per uno dei maggiori istituti oceanografici tedeschi, l'Alfred Wagner Institute. Probabilmente andare in TV a vent'anni a "Il pranzo è servito" a dichiararsi orgogliosamente nullafacente fa di Salvini un eroe più temibile di questa ragazza laureata in Conservazione ambientale, che ha studiato 5 lingue e che affronta a testa alta il rischio di pagare 50 mila euro di multa subito, e non in ottant'anni di comode rate come la Lega, e di subire un processo senza godere dei privilegi dell'immunità parlamentare.
Probabilmente il fatto di essere un Capitano, eroe della destra, bianco, ricco e italiano ma soprattutto uomo, da il diritto a Salvini di rovesciare la realtà in menzogna e calunnia contro questa giovane donna che sfugge a tutti i suoi stereotipi mandandoli in crisi: a Lampedusa in queste ore è come se al posto di Ulisse stesse sbarcando Penelope, la cui colpa è non essere rimasta a casa, a tessere la tela, ma essere andata ripetutamente per i mari a salvare uomini, donne e bambini, e quindi l'umanità intera. Questo non fa di lei un'eroe ma una criminale, secondo Salvini.
Essere bianca, ricca ed europea non la salva dal razzismo più antico e feroce del mondo: il maschilismo. John Lennon diceva che le donne sono i negri dell'umanità. Mai come in queste ore all'odio razziale si sente unirsi il digrignare dei denti di una fallocrazia celodurista mai morta tra le piaghe della destra italiana: "è una sbruffoncella che fa politica sulla pelle degli immigrati", dichiara rabbioso lo sbruffoncello che fa politica sulla pelle dei migranti. Rovesciare sugli altri i propri difetti non sembra una grande cosa da capitani coraggiosi come Salvini vuole farci credere di essere, ma in verità una cosa piuttosto meschina. Che si infrange contro Carola Rackete e le sua parole candide, che fanno di lei non solo una speranza per il futuro del genere umano, ma questa volta si un'eroina della verità, e del coraggio di essere se stessi e affrontarne le conseguenze: "La mia vita è stata facile" ammette candidamente, "ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità."
Carola bisogna affondarla, bisogna bloccarla, da Capitana bisogna riportarla innocua Sirena di legno che dalla plancia di comando torni polena di prua, perché altrimenti rischia di riportare a terra le nostre coscienze, e poi ci toccherà fare i conti col nostro essere bianchi, ricchi, europei e con il nostro non fare nulla per aiutare chi non ha avuto le stesse nostre fortune. E magari scoprire che in questo mare nostro stiamo sbagliando tutto sin dai tempi di Omero.