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Scozia, scoperta un’edizione originale delle opere di William Shakespeare

Pubblicato nel 1623, sette anni dopo la morte di Shakespeare, il “First Folio” contiene opere che non erano mai state stampate prima di quella data: capolavori come “La tempesta”, “Enrico VIII” e “Macbeth” non sarebbero mai giunti fino a noi, senza questo importante documento. Pubblicato in sole mille copie, fino ad ora non si sospettava dell’esistenza di altri esemplari di questo tesoro: ma la scoperta, sull’isola scozzese di Bute, di una nuova copia del “First Folio” ha riacceso l’interesse degli studiosi inglesi, a 400 anni esatti dalla morte di William Shakespeare.
A cura di Federica D'Alfonso
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Con il termine "First Folio" gli studiosi indicano la prima pubblicazione delle opere di William Shakespeare: "Mr. William Shakespeares Comedies, Histories, and Tragedies", messa insieme dai suoi colleghi attori John Heminges e Henry Condell nel 1623, circa sette anni dopo la morte del grande drammaturgo. Il testo contiene ben 36 opere, venti delle quali non erano mai state pubblicate prima di quella data: commedie come "La tempesta", "Misura per misura" e "La commedia degli errori", e capolavori come "Enrico VIII", "Giulio Cesare", "Macbeth" e "Antonio e Cleopatra" vennero stampate per la prima volta in assoluto proprio nel "First Folio". Si tratta quindi di un documento di eccezionale valore storico, oltre che monetario (il valore stimato si aggira intorno ai tre milioni e mezzo di euro). Fino ad ora non si sospettava dell’esistenza di altri esemplari di questo capolavoro, ma la scoperta, sull'isola scozzese di Bute, di una nuova copia del "First Folio", ha riacceso l’interesse degli studiosi inglesi a 400 anni dalla morte di William Shakespeare.

Inserita dallo studioso Martin Seymour-Smith nella lista dei "100 libri più influenti mai scritti", l’opera venne stampata in sole mille copie: ne sono giunte fino a noi soltanto 233 (cinque di queste sono in possesso della British Library), e si tratta di uno dei libri a stampa più costosi del mondo. Nell'ottobre 2001 una copia è stata venduta all'asta da Christie's a New York per poco meno di quattro milioni di euro.

Copia del "First Folio" conservata a Washington D.C.
Copia del "First Folio" conservata a Washington D.C.

Adesso un’altra copia, fino ad ora sconosciuta, è stata scoperta nella biblioteca di una casa signorile su un'isola scozzese: il preziosissimo libro è rimasto sugli scaffali di una villa di Mount Stuart, sull'isola di Bute, per più di un secolo. Di proprietà di Isaac Reed, uno studioso attivo a Londra nel XVIII secolo, l'edizione di Mount Stuart è insolita: il testo è stato rilegato in tre volumi, e presenta molte pagine bianche che, secondo gli esperti, sarebbero state utilizzate per le illustrazioni, oggi non più visibili.

La copia è stata autenticata da Emma Smith, professore di Studi shakespeariani all'Università di Oxford: una lettera autografa di Reed che accompagna il prezioso testo confermerebbe l'acquisto nel 1786 e la vendita, dopo la sua morte, ad un misterioso "J. W." per 38 sterline. "Quando pensiamo a Shakespeare di solito pensiamo delle sue opere rappresentate sul palco. Ma la parola scritta, e in particolare il First Folio, risultano fondamentali per la nostra comprensione del lavoro di Shakespeare", ha spiegato la Smith.

Quando nel 1906 si effettuò un primo censimento delle copie esistenti del "First Folio" questo pezzo non venne incluso nella lista: oggi la sua scoperta porta il numero totale di copie conosciute a 234, a poco meno di un mese dal 400° anniversario della morte del grande drammaturgo, il prossimo 23 aprile. La scoperta costituirà il punto focale di un nuovo programma di studi shakespeariani, e sarà il pezzo centrale di una mostra già in programma, inaugurata proprio oggi 7 aprile 2016, a Mount Stuart fino al prossimo 30 ottobre.

John Mullan, professore di letteratura inglese presso lo University College di Londra, già molti anni fa si era espresso sul profondo valore storico che i manoscritti shakespeariani hanno, ancor prima che la straordinaria scoperta venisse fatta. "Per gli accademici, questa è la più importante di tutte le pubblicazioni in lingua inglese", aveva spiegato Mullan in un lungo editoriale pubblicato sul Guardian. "Shakespeare non si occupava della pubblicazione delle sue opere, in quanto il successo e gli incassi maggiori provenivano dalle rappresentazioni a teatro: solo 18 delle sue opere, quindi esattamente la metà della produzione letteraria, è apparsa in forma stampata durante la sua vita. C'è qualcosa di miracoloso nell'esistenza stessa dell’edizione".

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