Scoperti in una biblioteca danese antichi libri all’arsenico come nel Nome della rosa
Tre libri antichi ricoperti da un sottile strato di vernice all'arsenico sono stati scoperti in Danimarca. Tre volumi "velenosi", come nel romanzo bestseller di Umberto Eco, "Il nome della rosa" custoditi per secoli, risalenti al XVI o al XVII secolo e rinvenuti sugli scaffali della biblioteca della University of Southern Denmark. A raccontare questa vicenda, sulla rivista The Conversation, i due ricercatori protagonisti della scoperta che, come nel romanzo di Eco, hanno svelato il mistero che circondava l'origine dei volumi.
Con una differenza, rispetto al celebre capolavoro, reso famoso al cinema e in televisione dal volto di Sean Connery. Niente frati francescani al confine tra logica ed eresia, qui il ruolo di investigatori è affidato a Jakob Povl Holck, bibliotecario della University of Southern Denmark, e Kaare Lund Rasmussen, professore di fisica, chimica e farmacologia dell'ateneo. E nemmeno all'origine dell'indagine via è un misterioso omicidio da cui partire, ma la semplice curiosità mossa da un accidente non del tutto irrilevante ai fini della scoperta.
I due danesi avevano scoperto che le copertine di tre antichi libri, custoditi nella biblioteca dell'università, erano state ottenute riciclando pezzi di pergamene risalenti al medioevo. Ma all'interno della brossura i volumi le pergamene originali erano, in qualche modo illeggibili. Questo a causa dell'applicazione successiva di uno spesso strato di vernice verde. Da lì il passo per la scoperta dell'arsenico se non è breve è diventato possibile. Tramite una tecnologia chiamata micro-spettrofotometria Xrf, una tecnica di imaging che permette di identificare i materiali presenti su un campione bombardandoli di raggi X e analizzandone lo spettro, sono riusciti a studiare quelle pergamene senza compromettere i campioni originali.
Questi esami hanno rivelato ai due ricercatori la scoperta totalmente inimmaginabile e cioè che la vernice verde usata per oscurare le pergamene contenente il testo originale di quei volumi conteneva altissimi livelli di arsenico. Proprio come ne "Il nome della Rosa". Anche se qui le strade tra il romanzo e la storia dei volumi danesi si dividono. Nessun complotto, nessun desiderio di impedire la lettura di contenuti "sovversivi". I tre volumi erano ricoperti, infatti, di una sostanza che si chiama acetato arsenico di rame meglio noto come "Verde di Parigi", all'epoca presente in moltissimi manufatti, tra cui copertine dei libri, vestiti e tessuti di ogni genere. Oggi è possibile ammirarlo in moltissime tele degli impressionisti parigini, ma all'epoca era un po' ovunque. Secondo i ricercatori danesi, dunque, la conclusione e che l'arsenico fu aggiunto ai volumi dai bibliotecari dell’epoca, per tentare di mantenere i tre volumi al riparo dall'attacco di insetti e roditori. Un intervento che come effetto collaterale ha reso i libri estremamente velenosi. E, in effetti, sul finire del XIX secolo, la tintura a base di arsenico non veniva già più usata.