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Scoperta unica in Egitto, riportata alla luce la tomba del principe Userefra: era sconosciuta fino a oggi

Riemerge dalla sabbia del deserto ad ovest del Nilo l’ultima dimora del sovrano della V dinastia, Userefra. Nel sepolcro, finora sconosciuto, rinvenute una falsa porta di grosse dimensioni in granito rosa, unica nel suo genere, e sculture femminili.
A cura di Claudia Procentese
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La tomba del principe Userefra
La tomba del principe Userefra

È di un team tutto egiziano l’ultima scoperta a Saqqara. A venire alla luce, nella necropoli a trenta chilometri a sud dal Cairo, è la tomba del principe Userefra, figlio di Userkaf o per meglio dire del fondatore della V dinastia (metà del XXV secolo a.C.). Di Userkaf si conosce il monumento funerario ubicato proprio a Saqqara, una piramide oggi in rovina poiché usata come cava di pietra nel periodo saitico e vicino a quella a gradoni, più famosa, di Djoser, la prima che creava un collegamento celeste tra il defunto e le divinità attraverso un edificio che, al pari di una scala, si elevava al cielo verso il sole. Della sepoltura di Userefra, invece, non si sapeva nulla fino ad una settimana fa, quando una missione archeologica del Consiglio superiore delle Antichità egiziano, finanziata dalla Fondazione Zahi Hawass per le Antichità e il Patrimonio, ha rinvenuto tra la sabbia del deserto ad ovest del Nilo i resti della sua mastaba, cioè la tipica tomba monumentale che anticipa le piramidi perfette di Cheope o Micerino. Una scoperta unica che potrà fornirci maggiori informazioni sull’Antico Regno (l’epoca delle piramidi di Giza), eppure poco pubblicizzata, non macinata dal flusso mediatico tritatutto dell’odierna egittologia.

Come gli archeologi si sono accorti della tomba

La tomba del principe Userefra
La tomba del principe Userefra

Lontano dai riflettori del sensazionalismo, gli archeologi si sono trovati di fronte ad un’enorme falsa porta in granito rosa, la più grande del suo genere scoperta fino ad oggi, con i suoi quattro metri e mezzo di altezza e poco più di un metro di larghezza, su cui è tracciata un’iscrizione che riporta il nome e le cariche che ricoprì il defunto. Userefra è definito “principe ereditario, governatore delle regioni di Buto e Nekhbeb, giudice, scriba reale e sacerdote lettore”. In ambito funerario la falsa porta, davanti alla quale si depositavano le offerte indispensabili alla sopravvivenza eterna, è un elemento architettonico che imita per l’appunto una porta e veniva posizionato in un posto del sepolcro accessibile al pubblico. Serviva, infatti, a porre l’estinto in connessione con il mondo esterno, una sorta di ingresso per l’Aldilà. Sulla soglia della falsa porta appena ritrovata è poggiata sul pavimento, una tavola per le offerte, in granito e tonda, del diametro di 92 centimetri circa, che registra in incisione le liste dei sacrifici.

La novità delle statue che ritraggono le figlie di Djoser

Il gruppo statuario delle dieci figlie di Djoser
Il gruppo statuario delle dieci figlie di Djoser

Pochi metri più avanti dell’entrata fittizia è visibile ciò che resta di una vera porta di legno del complesso cimiteriale. Ma novità assoluta è il rinvenimento, all’interno della mastaba di Userefra, di un gruppo statuario che ritrae dieci figlie di Djoser, fondatore della III dinastia e che quindi precede di oltre un secolo Userkaf. Secondo l’egittologo Hawass, le statue si trovavano originariamente in una camera vicino la piramide di Djoser e sono state trasportate poi nella mastaba di Userefra. Ancora ignari i motivi del trasloco, ma certo è che nella struttura sepolcrale sono state recuperate anche le statue dello stesso Djoser e di una delle sue spose. Tutte sculture, dunque, trasferite per ragioni ancora da chiarire da Userefra nella sua tomba che, oltretutto, fu riutilizzata anche in epoca più tarda, come testimoniato dalla presenza di una statua in granito nero di un metro e 17 centimetri di altezza che rappresenta un funzionario della XXVI dinastia.

Com'è fatta la tomba di Userefra

L'ingresso della tomba di Userefra
L'ingresso della tomba di Userefra

La mastaba possiede, inoltre, un ingresso lungo il lato orientale, sormontato da un architrave recante i nomi e i titoli del defunto, oltre al cartiglio di Neferirkara Kakai, terzo sovrano della V dinastia, la cui piramide invece troneggiava sopra la necropoli reale di Abusir e oggi ridotta ad un cumulo di pietre. Poco a nord dell’ingresso secondario sono ricomparse, dissotterrate, tredici statue femminili, tutte acefale tranne una, in granito rosa e tre di dimensioni maggiori perché probabilmente spose di Userefra. Proprio davanti alla fila di donne è stata rinvenuta con la faccia rivolta verso il terreno la statua di un altro funzionario, sempre in granito nero e alta un metro e 35 centimetri, dall’iconografia databile alla III dinastia, perciò pressoché contemporanea alle statue di Djoser e famiglia. La posizione delle antiche principesse, sedute su seggi dallo schienale alto e con le mani poggiate sul grembo, pare ricordare quella delle moderne regnanti raffigurate in posa compita negli scatti fotografici, come se il tempo non fosse mai trascorso. Un passato che ritorna in forma di traccia indelebile mescolata alla recente attualità.

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