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Scoperta poesia inedita di Eugenio Montale: “Un’ode per il suo migliore amico”

Una lettera e una poesia scritta di pugno da Eugenio Montale a Giacomo Costa. Due fogli di carta ingiallita e una busta risalenti al 1915. La calligrafia è quella del Premio Nobel per la Letteratura, che oggi viene mostrata per la prima volta dal nipote di Giacomo I, Giacomo Ardissone Costa.
A cura di Redazione Cultura
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Un ritratto di Eugenio Montale
Un ritratto di Eugenio Montale

Una lettera e una poesia scritta di pugno da Eugenio Montale a Giacomo Costa. Due fogli di carta ingiallita e una busta, l'anno è il 1915. La calligrafia è quella del Premio Nobel per la Letteratura, che oggi viene mostrata per la prima volta dal nipote di Giacomo I, Giacomo Ardissone Costa, chiamato a fare gli onori di casa come presidente di Stazioni Marittime Genova. Costa ha dichiarato:

Montale le aveva scritte a mio nonno Giacomo I, Giacomone. Erano ventenni ed avevano una passione sfrenata per il canto, la musica, l'opera e quindi andavano insieme ai concerti. Erano compagni di scuola, un gruppo di appassionati di musica di cui faceva parte anche Esterina Rossi che poi è stata una musa per Montale: hanno fatto viaggi intorno al mondo insieme, crociere. Quando mi hanno proposto di presentare il premio mi è venuto in mente che in casa c'erano queste lettere, le ho cercate e mi ha fatto piacere condividerle.

In realtà il carteggio è molto più ricco, ma per il momento sono stati rivelati solo questi due elementi. Nella lettera, Montale si lamentava che il Carlo Felice fosse ancora chiuso. Era molto preoccupato e scriveva a Giacomo I dicendo "Comprendi tutto lo squallore di un inverno amusico? che ne sarà di noi?". Successivamente il teatro aprì dopo poche settimane e le lamentele del più grande poeta italiano del ventesimo secolo sarebbero rientrare. Oltre la lettera c'è poi l'ode in cui Montale declamava in versi l'amicizia e le caratteristiche di Costa come musico e come artista. "E in un'altra lettera" continua Giacomo Ardissone Costa "alla fine lo salutava dicendo "all'uomo che va sicuro a sé stesso e agli altri amico".

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