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Scompare Jacques Le Goff, che ha ridisegnato l’immagine del Medioevo

Muore oggi Jacques Le Goff, una delle figure più importanti della storiografia e della medievistica contemporanea, ha raccolto l’eredità di Blooch e Braudel e ridisegnato l’immagine del medioevo così come il modo di fare storia.
A cura di Luca Marangolo
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È morto oggi uno dei più grandi storici contemporanei, Jacques Le Goff, studioso all'École pratique des hautes études di Parigi, che ha contribuito a ridisegnare in maniera radicale l’immagine del medioevo nella storiografia. Le Goff  è stato infatti un vero dissacratore di antichi pregiudizi “umanistici” sull’era medioevale, dimostrando ampiamente con le sue ricerche  quanto in effetti le strutture medievali durino, da un punto di vista socio-economico, almeno fino alla fine dell’Ottocento, e da un punto di vista politico, quantomeno fino alla rivoluzione francese.

Grande descrittore e teorico della storiografia, Le Goff  ha restituito un’immagine viva di un'epoca tanto complessa quanto contraddittoria. Come spiega nel suo libro divulgativo per le giovani generazioni Il Medioevo raccontato da Jacques Le Goff i criteri con cui esplorare quest'epoca sono due, apparentemente opposti: ovvero la ricerca dell’alterità, di un immaginario differente, una struttura  sociale e culturale molto diversa, e la ricerca di se stessi, attraverso il filo delle proprie origini, che porta costantemente al vaglio della discussione critica i pregiudizi ereditati dal passato che delimitano i confini della storia.

Importantissimi sono i suoi studi sull’Origine del purgatorio in cui l’autore teorizza la nascita del mito purgatoriale durante il medioevo, con il modificarsi profondo dello spazio immaginario dell’uomo a causa del progresso economico e materiale che lo caratterizza. Il purgatorio, dunque, al centro del profondo dissidio dottrinale fra cattolici e protestanti, è per Le Goff un luogo simbolico in cui l’uomo proietta a mano a mano il suo desiderio di emancipazione dalla dimensione punitiva della religione e alla dualità escatologica su cui si strutturava, ergendosi a mito quasi necessario con il progresso della condizione umana in epoca medievale. Un modo, in altri termini, per adattare quell’immagine speculare della vita e della società che è l’aldilà nella coscienza collettiva, a una vita profondamente rinnovata.

Ma molti altri sono i contributi di ricerca che hanno fatto scuola nella storiografia contemporanea, tutti caratterizzati da una visione lungimirante in grado di creare un legame, appunto, fra alterità del passato e sua natura ancestrale e fondativa: come avviene nello studio, altrettanto importante, sul denaro, intitolato Lo sterco del diavolo basato sulla contrapposizione fra la concezione dell’economia nell’età moderna, capitalistica e quella  che esso aveva nel medioevo, assai minoritaria e radicalmente diversa.

Profondo fu il legame che Le Goff ha intessuto con l’università italiana, da medievista, con Umberto Eco e con molta editoria scientifica del nostro paese: ha collaborato, per esempio per la storia del Medioevo di Einaudi con il  recente saggio "L’Italia nello specchio del medioevo”, in cui  descrive il ruolo immaginario e concreto che l’italia aveva nella cultura dell’epoca, cerniera privilegiata fra le sponde del mediterraneo, da nord a sud e da ovest ad est, luogo sincretico della cultura Cristiana, Greca e Musulmana: un luogo caratterizzato da grande frammentazione politica e al contempo da grande vitalità urbana.

Profondamente influenzato dalla visione della storia di Marc Bloch, Le Goff ha negato con vigore che la storia è la scienza dello studio del passato, ma al contrario è “lo studio della società degli uomini nei tempi”, come ha affermato in occasione della laurea concessagli recentemente all’università della Sapienza, è intesa dunque, come scienza del mutamento, come un modo essenziale per descrivere come cambiano le strutture sociali e culturali dell’uomo in un contino riferimento duplice alla vita materiale e a quella immaginaria, narrativa, che l’uomo ha di sé, come testimonia l’imponente studio sul  Purgatorio.

Ereditando infatti la lezione di Bloch e il lavoro degli annali di Braudel, ha contribuito ad estendere lo sguardo storiografico oltre angusti riferimenti cronologici e disciplinari, continuandone la contaminazione con gli strumenti della sociologia e della antropologia culturale, puntando sulla possibilità ancora in larga parte in parte da esplorare, di una storiografia della realtà immaginaria e materiale, rinsaldando così, anche ad una lunga distanza temporale, i legami fra civiltà culturalmente lontane.

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