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‘Scendo l’immondizia’ è davvero italiano scorretto?

Le norme linguistiche non vanno prese come monoliti, e questo è un esempio lampante di quanto possano essere complesse e circostanziate.
A cura di Giorgio Moretti
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‘Scendere' non è transitivo. Non posso ‘scendere qualcosa' intendendo che lo calo, che lo faccio scendere. Insomma, niente ‘scendo il cane' o ‘scendo l'immondizia'. Questa è la regola e buonanotte. O no?

Una statuizione del genere presuppone che scendere-intransitivo sia una norma del sistema normativo monolitico etichettato come ‘lingua italiana'. Il problema è che la lingua italiana non è un sistema normativo monolitico, non è un singolo ordinamento, non è un solo gioco: le regole variano fluide a seconda di luogo, registro, contesto sociale e via dicendo. Variano le variabili, varia il gioco, variano le regole.

Se io domino i giochi in cui si articola l'italiano, di situazione in situazione seguo regole diverse: parlerò di volta in volta in maniera diversa se voglio chiedere al mio vicino ignorante di abbassare il volume della televisione, se voglio convincere il finanziatore a sostenere la mia impresa, se voglio impressionare il commissario del concorso, se voglio sedurre una splendida fanciulla, se voglio parlare in maniera rilassata con l'amico di una vita. Userò parole più semplici o più ricercate, comuni o di gergo, di neutralità nazionale o di colore locale, una sintassi lineare o mirabolante, a seconda dei miei intenti. Non esistono giochi legittimi e giochi illegittimi, né regole assolute: ogni norma è efficace nel suo gioco. Non puoi invadere Parco della Vittoria con tre carrarmatini.

Esistono molti giochi in cui questa norma (scendere solo intransitivo) è efficace e sanzionata: per esempio è il gioco a cui si gioca a scuola o durante i concorsi, per cui se scrivo ‘scendo il cane' mi bocciano e fanno bene, quello di uno standard nazionale di formalità almeno media. E anche al nord è un uso che fa alzare più di un sopracciglio, e che viene sanzionato o almeno sconviene. Ma esiste una pari galassia di situazioni in cui ‘scendo il cane' è accettato come del tutto legittimo: dopotutto è un uso normale in mezza Italia.

I discorsi sulla lingua accendono come quelli sul calcio: e al solito piace la drammatizzazione del fenomeno, per cui si vede nello scendere transitivo una minaccia endemica al rigore apollineo della lingua di Dante. Ma è un fatto che ci deve lasciare neutrali: non si contano i verbi che si sono fatti o disfatti transitivi o intransitivi, e nemmeno quelli che sono assurti da regionalismi alla lingua nazionale.

Per adesso lo scendere transitivo è un uso accettabile in contesti limitati, in cui si mostra incisivo e colorito. Ma rapidamente moltiplicherà i giochi in cui sarà pacificamente accettato, e per un motivo splendido. Da meridionalismo sta salendo alla ribalta nazionale in chiave ironica, quasi sempre con il gusto che ha di essere un'infrazione grammaticale (un po' come succede a uscire). E niente mina una regola come violarla ridendo, per scherzo.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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