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Sandro Veronesi scrive a Roberto Saviano: “Mettiamoci il corpo e andiamo sulle navi con i migranti”

Lo scrittore Sandro Veronesi in un lettera aperta a Roberto Saviano sul Corriere della Sera propone di metterci direttamente il proprio corpo e dare visibilità a quanto accade laggiù, in quel tratto di mare dove la gente viene lasciata morire: “Caro Roberto, pensa se su una di quelle navi ci fosse Totti. Il suo corpo su una di quelle navi farebbe capire a un sacco di persone come stanno le cose, più di mille parole. Sto sognando? Sto dicendo una sciocchezza? Checco Zalone. O Claudio Baglioni. O Federica Pellegrini”.
A cura di Redazione Cultura
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Una lettera aperta, pubblicata sul Corriere della Sera di oggi, con cui lo scrittore Sandro Veronesi (premio Strega nel 2006 con "Caos calmo") e autore di diversi e famosi romanzi, scrive al collega Roberto Saviano, che in questo periodo è stato protagonista di un duro scontro con il Ministro dell'interno Matteo Salvini sulla questione-migranti: "Scrivo a te, caro Roberto, dato che il tuo corpo è già in ballo, da anni, è già sul campo — e infatti ogni tanto spunta la minaccia di «toglierti la scorta», cioè di lasciarlo indifeso, quel tuo corpo: una minaccia che a me, per esempio, non può essere rivolta —. Scrivo a te perché in questa condizione hai certamente sperimentato una certa solitudine. E ti dico che «metterci il corpo» per me ha un significato solo: significa andare laggiù, dove lo scempio ha luogo, e starci, col proprio ingombro, le proprie necessità vitali, la propria resistenza, lì".

Un richiamo, dunque, da scrittore a scrittore che punta a sensibilizzare sull'elemento primigenio, quando si parla di barconi e di migranti, spesso dimenticato in nome della propaganda e del linguaggio basico, un ritorno al "corpo" delle persone, ancora prima che a quello dei "migranti" o, peggio ancora dei "clandestini". Ecco le parole di Sandro Veronesi:

Ciò che sta accadendo nel Mediterraneo non ha certo a che fare con la pace, ed è inaccettabile; ma non perché i barconi colmi di persone partono dalle coste libiche verso il nostro paese: questo è un fenomeno comune, si chiama migrazione — anche poco significativo, in termini strettamente numerici —, che nel mondo è sempre esistito. È inaccettabile perché inaccettabile è la propaganda che l’accompagna, e che rovescia la realtà chiamando «pacchia» o «crociera» la tortura cui quegli esseri umani sono esposti, e li vuole lasciare in balia degli scafisti o della guardia costiera libica, cioè i veri «trafficanti di uomini», calunniando con quella definizione le Ong che cercano di salvarli. Tutto questo è atroce e provoca un’angoscia che io fatico a sopportare. E poiché vedo che fine fanno le parole, ora che la mistificazione ha superato, in termini di consenso popolare, la corretta informazione, mi chiedo se non sia il caso di rompere gli indugi e metterci direttamente il corpo. Perché noi siamo un corpo, e anche le nostre parole vengono dal nostro corpo, e il corpo è ben più di esse — il corpo è la vita stessa.

Un altro punto della lettera di Sandro Veronesi indirizzata pubblicamente a Roberto Saviano è il coinvolgimento dei personaggi più noti e influenti della nostra attualità. Non proprio una chiamata alle armi, né una convocazione per Vip, ma qualcosa che punti a coinvolgere e sensibilizzare un numero crescente di persone rispetto a questo tema e  smontare soprattutto la grammatica del linguaggio basico di chi fa propaganda sulla pelle delle persone:

Ci vorrebbe, per dire, il commissario Montalbano, che ha il doppio di spettatori di quanti elettori abbia avuto la Lega a marzo. (Tra l’altro, nel backstage della prossima stagione, che già circola in rete, sembrerebbe che lui, cioè non Luca Zingaretti, ma proprio Montalbano, il personaggio, sia già lì, in mezzo al mare, a braccia aperte). Sempre per dire, mi sono sentito di colpo molto più forte quando ho visto la fotografia di Totti con in mano la scritta #withrefugees dell’Unhcr: pensa se il corpo ce lo mettesse lui, pensa se su una di quelle navi ci fosse Totti. Il suo corpo su una di quelle navi farebbe capire a un sacco di persone come stanno le cose, più di mille parole. Sto sognando? Sto dicendo una sciocchezza? Checco Zalone. O Claudio Baglioni. O Federica Pellegrini. O Jovanotti. O Sofia Goggia. O Celentano. O Monica Bellucci che fa da interprete dal francese. O Chiara Ferragni che allatta. O Giorgio Armani che compie 84 anni. Sulla nave. Laggiù. In quel tratto di mare dove la gente viene lasciata morire per opportunismo, o far pressione su Malta, o su Macron. Ovviamente sto facendo nomi così, di getto, non sto convocando nessuno, non mi permetterei mai di farlo: dico solo, a te che sei perennemente convocato, che forse ora ci vorrebbe qualche persona veramente influente che ci metta il corpo — per interrompere perlomeno la barbarie della propaganda, della calunnia —. Ne basterebbe anche solo uno, secondo me. Cosa ne pensi?

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