San Gennaro e la preziosa mitra del tesoro: un antico miracolo degli orafi napoletani
Oggi Napoli è in festa: la città celebra San Gennaro e prega per lo scioglimento del sangue della “faccia gialla”. Tantissime sono le tradizioni legate al santo, e tante le meraviglie che la chiesa del Duomo dove oggi sono riuniti migliaia di fedeli custodisce: il Tesoro, ad esempio, uno dei più ricchi e raffinati del mondo. E di questo tesoro fa parte una mitra straordinaria, esempio unico e preziosissimo dell’arte orafa napoletana.
Il Museo del Tesoro e le altre reliquie
Il Tesoro di San Gennaro è forse la collezione d’arte più importante e preziosa al mondo: il Museo, aperto dal 2003, conserva pezzi unici di inestimabile valore fra cui gioielli, statue, tessuti e pregiatissimi argenti realizzati dai migliori artigiani della città e non solo. Si tratta di un patrimonio antichissimo, fra l’altro, risalente a partire dall’inizio del XIV secolo: celeberrimi restano il reliquiario barocco, le preziose collane tempestate di pietre preziose e le croci in argento.
E fra le meraviglie custodite nel Museo spicca lei: la mitra ricoperta di pietre preziose, pezzo unico e famosissimo, simbolo di San Gennaro e della tradizione a lui collegata. La storia della mitra è anch’essa lunga, e affonda le radici nella tradizione e nell’artigianato locale: questo straordinario pezzo è infatti uno dei pochi ad essere stato realizzato dalle mani di un orafo napoletano.
La mitra, un pezzo di storia napoletana
La mitra, un copricapo vescovile ricoperto da 3964 pietre preziose, fu realizzata all'inizio del Settecento da Matteo Treglia: diamanti, rubini e smeraldi ricoprono un oggetto che in totale pesa ben 18 chili. Ci vollero 50 collaboratori per completare questo vero e proprio miracolo in un solo anno.
La mitra non soltanto è particolare dal punto di vista della lavorazione (possiede degli ammortizzatori interni che assorbono i colpi subiti durante le processioni), ma anche della simbologia: le pietre non sono scelte casualmente, e mentre gli smeraldi alludono alla conoscenza i rubini vogliono significare il sangue di San Gennaro. I diamanti, infine, rappresentano la fede.
L’arte e la maestra racchiuse nella mitra di San Gennaro vengono da lontano: più precisamente dal XIV quando Carlo d’Angiò donò a Napoli il busto del santo realizzato dagli orafi provenzali: questi veri e propri artisti, su ordine del re, iniziarono a tramandare l’arte della lavorazione dell’oro facendo in pochissimo tempo letteralmente rinascere l’artigianato locale. Da allora e per le epoche a seguire gli orafi divennero una vera e propria corporazione che sopravvive ancora oggi, nel tipico quartiere di Borgo Orefici.