"La cosa assurda è che la figura di Ronconi conquista sempre più i giovani, eppure molti registi affermati e le piccole compagnie teatrali lo considerano ancora troppo ‘istituzionale'. In realtà, Luca era un uomo libero, autonomo, che non si è mai identificato con l'apparato."
È una Roberta Carlotto dai toni pacati, ma ferma nelle sue convinzioni, quella che abbiamo la possibilità di intervistare in questo scorcio d'autunno, quando le attività estive del Centro Teatrale Santacristina (che ha fondato nel 2002 assieme a Luca Ronconi e di cui ancora oggi è Presidente) sono ormai alle spalle e iniziano a prefigurarsi, anche se tra mille difficoltà, quelle del futuro in un luogo unico nel suo genere, soprattutto nel disastrato sistema teatrale italiano, attraverso la produzione di laboratori, corsi di perfezionamento, spettacoli, forme di mecenatismo volte alla formazione dell'attore, centro nevralgico delle riflessione sul teatro del grande regista scomparso nel febbraio del 2015.
"Eppure, nonostante quest'attività riconosciuta meritoria, a parole, da tutti, il Centro Santacristina naviga a vista, almeno economicamente. Anzi, in questo momento siamo al buio" dichiara Carlotto, una vita spesa al servizio della promozione della cultura nel nostro paese, già direttrice di Radio 3 e del Teatro Stabile Napoletano che a lei deve la riapertura del San Ferdinando, lo storico teatro appartenuto a Eduardo De Filippo dopo più di vent’anni di chiusura.
Quest'anno "La Scuola d’estate" al Centro Teatrale Santacristina si è ripetuta per la seconda volta da quando Luca Ronconi non c'è più. Come è andata?
Portare avanti la Scuola di Santacristina, quella scuola di teatro e per gli attori che Ronconi ha costruito con generosità offrendo tutto il suo tempo, la sua casa e la sua maestria, mi è sembrato anche quest'anno un’impresa quasi impossibile, ma sempre più necessaria. Ronconi ci ha lasciato – parafrasando il Cappellaio Matto di Alice – un meraviglioso "non metodo": l'umiltà del fare e del fare attraverso l'insegnamento degli attori, i suoi attori. È da qui che siamo ripartiti lo scorso anno, il primo senza di lui, ed è stata un’esperienza molto positiva. Oggi la scuola ha tempi e mezzi più ristretti. Per il Centro Teatrale Santacristina non esiste una sovvenzione del Mibact e la Regione Umbria, dopo aver finanziato il corso del 2015, non è stata in grado di dare una stabilità alla scuola.
Eppure, nonostante le difficoltà, anche quest'anno siete riusciti a realizzare questo "piccolo miracolo" di una scuola per attori di alta formazione.
Nonostante le difficoltà abbiamo deciso di proseguire, convinti dell’importanza di far vivere una realtà artistica unica come il Centro Teatrale Santacristina. Il corso di quest’anno è stato realizzato grazie alla collaborazione con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica "Silvio d’Amico", che, in continuità con gli anni e i progetti passati, ha deciso di avviare insieme un nuovo laboratorio di perfezionamento rivolto agli attori neodiplomati al terzo anno del corso di recitazione, e grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Diversi docenti, da Fausto Russo Alesi a Fausto Malcovati e Giovanni Vitaletti, da Maria Consagra ad Alessio Maria Romano e Luca Bargagna, si sono avvicendati per oltre un mese. In particolare, per le prime tre settimane Russo Alesi ha lavorato su "Padri e figli" di Turgenev, affiancato da Fausto Malcovati che con lui ha curato l’adattamento del testo per la scena e a cui sono state affidate una serie di lezioni e di approfondimenti capaci di fornire un quadro culturale e artistico più ampio da cui attingere spunti e suggestioni. La parte musicale è stata curata dal Maestro Giovanni Vitaletti, che ha composto le musiche e ha accompagnato al pianoforte il lavoro. Alla fine delle tre settimane di laboratorio, nei due giorni in cui abbiamo aperto le porte della sala prove, chi ci è venuto a trovare ha potuto vedere l’esito di questo lavoro. La prospettiva è quella che da sempre caratterizza Santacristina: si inizia da un progetto e si verifica se può crescere e diventare altro, magari uno spettacolo vero e proprio.
L'anno scorso a molti degli allievi fu offerta la possibilità di entrare in contatto con le principali realtà teatrali nazionali attraverso delle borse di studio, in questo modo hanno partecipato ad alcuni dei più interessanti spettacoli della passata stagione. Siete riusciti anche quest’anno a garantire un avvicinamento al mondo professionale del teatro ai giovani attori neodiplomati?
Sì ed è uno degli aspetti che più mi rende orgogliosa del lavoro fatto a Santacristina, quello cioè di permettere un primo passo lavorativo concreto. A maggio 2017 al Piccolo Teatro Studio di Milano ci sarà la ripresa di "Sei personaggi" e, dopo il laboratorio di quest’estate, abbiamo scelto 8 dei 13 partecipanti per andare a sostituire nel cast originario i ruoli secondari ed offrire loro la possibilità di essere scritturati in un’importante produzione.
Qual è il messaggio di Ronconi ai giovani attori che oggi il Centro Santacristina cerca di tenere vivo?
Il messaggio di Luca sta tutto nella sua pratica teatrale, nelle sue riflessioni, scritte e a voce. Fondamentalmente per lui l'attore non doveva mai essere autoreferenziale. Nella pubblicazione dedicata alla della scuola c'è una sua citazione a cui tengo molto che dice: "Molte scuole seguono o addirittura impongono un metodo, altre ne inventano, altre ancora ne intrecciano più d’uno formulando sterili precetti. Non è il nostro caso. Sarà nostra preoccupazione primaria aiutare i giovani attori a trovare una loro autenticità scenica invitandoli ad analizzare e a scoprire i testi loro affidati. E più in generale si tratterà di distoglierli dalla tipica vocazione dell’attore italiano a portare in scena sempre e solo se stesso, educandoli a essere interpreti nel senso più pieno della parola e non maschere autoreferenziali."
A che punto è l'idea di un archivio dei materiali di e su Luca Ronconi?
L'idea, o almeno la speranza, è coniugare archivio e centro teatrale, dando vita ad un luogo che non sia solo conservazione museale della memoria di Ronconi, ma anche luogo propulsore di attività teatrali e culturali. Finora la Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria e delle Marche ha preso in carico e finito di documentare l'immenso il patrimonio di appunti, materiali e fotografie che Luca Ronconi ha conservato in maniera disordinata, perché non si era mai posto il problema di come lasciare traccia di ciò a cui lavorava. Ora si tratta di renderlo pubblico e di valorizzarlo.
Altri progetti per il futuro?
Tra non molto, a dicembre, a Parigi ci sarà un convegno sulla figura di Ronconi e sul suo teatro promosso da Erica Magris e da Giulia Filacanapa per l’università Paris VIII. Credo sia un'occasione fondamentale per mettere in risalto l'eterogeneità del suo lavoro, attraverso il racconto dell'utopia possibile presente nel suo teatro, di gioco, di rischio e di confronto con la realtà. Nella sua vita Ronconi ha fatto cose molto diverse tra loro. E poi c'è il progetto del sito web lucaronconi.it: esiste dal 2012 ed è stato creato dal Centro Teatrale Santacristina con Oliviero Ponte di Pino. Oggi è in fase di ristrutturazione. Questo ci permetterà di avere un nuovo sito ancora più ricco e pronto ad accogliere il maggior numero possibile di documenti riguardanti la sterminata produzione di Ronconi, compresa la digitalizzazione del suo archivio, in modo da renderlo fruibile a tutti. Anche questo, in fondo, mi sembra vada incontro al comandamento "ronconiano" di non essere autoreferenziali, proprio come Luca chiedeva ai suoi giovani attori.