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“Salviamo la casa-studio di Gustaw Herling”, l’appello degli intellettuali napoletani

Si diffonde l’appello lanciato per trasformare in un centro studi le stanze in cui visse e lavorò Gustaw Herling, scrittore polacco sopravvissuto ai gulag russi. Sposò Lidia Croce, figlia del grande filosofo, con cui abitò a Villa Ruffo a Napoli. Tra i promotori dell’iniziativa, l’antropologo Stefano De Matteis.
A cura di Redazione Cultura
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Gustaw Herling-Grudziński in una foto segnaletica scattata dall Commissariato del popolo sovietico nel 1940
Gustaw Herling-Grudziński in una foto segnaletica scattata dall Commissariato del popolo sovietico nel 1940

Nel 2012, alla presenza dell'allora Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, oltre al suo omonimo polacco e tedesco, fu posta una targa sulla facciata di Villa Ruffo, a Napoli, dove Gustaw Herling visse dal 1955 fino all'anno della sua morte, nel luglio del 2000, con Lidia Croce, figlia del grande filosofo nativo di Pescasseroli. «Scrittore polacco, autore di "Un mondo a parte". L’Italia fu la sua seconda patria» è quanto si legge sulla facciata della storica residenza di Via Crispi. Di recente anche il nuovo presidente Polacco, Adrzej Duda, in visita a Pompei, ha reso omaggio alla memoria di Gustaw Herling con una corona di alloro.

Grazie alla sua personale esperienza Herling ha scritto alcune tra le pagine più memorabili sull'inferno dei gulag sovietici nei quali fu imprigionato per oltre due anni dal 1940 al 1942, lì trasse ispirazione per la sua opera più nota "Un mondo a parte", la cui prima edizione inglese nel 1951 fu accompagnata dalla prefazione di Bertrand Russell. Successivamente alla sua liberazione entrò a far parte del II Corpo polacco col quale partecipò alla Battaglia di Montecassino. Al termine della guerra, impossibilitato a rientrare nella Polonia comunista, si stabilì prima a Roma, poi a Londra e infine, dal 1955, a Napoli. Qui appunto sposò Lidia, terzogenita di Benedetto, con cui si trasferì a Villa Ruffo.

Purtroppo, però, come già accaduto qualche mese fa in seguito alla denuncia di modifiche strutturali invasive e alla concessione in affitto delle stanze che furono abitate dal grande scrittore polacco, oggi si torna a discutere della sorte riservata a quegli spazi. Ed è per questo che è stato lanciato un appello, di cui si è fatto promotore l'antropologo e scrittore Stefano De Matteis, a cui hanno già aderito tanti intellettuali napoletani e non solo, dagli scrittori Francesco Cataluccio e Maurizio Braucci, al critico Goffredo Fofi e la storica Gabriella Gribaudi.

Secondo De Matteis: "Proprio in questo momento storico, dove le libertà di conquistate con il sacrificio di milioni di persone, rischiano di essere compromesse, è fondamentale aprire spazi di riflessione e luoghi di aggregazione che riflettano lo spirito di Herling e la sua azione per la cultura e la libertà. La proposta – conclude l'intellettuale napoletano – è far sì che le stanze dove Herling ha vissuto e lavorato diventino un centro studi, una calamita internazionale che ponga Napoli al centro di un discorso contro le dittature di ogni epoca storica, un luogo che sia un centro pulsante di riflessioni sul concetto di libertà."

L'appello per salvare le stanze di Gustaw Herling:

«Scrittore polacco, autore di Un mondo a parte. L’Italia fu la sua seconda patria» è quanto si legge sulla targa posta sulla facciata di villa Ruffo il 20 novembre 2012 alla presenza dei Presidenti della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, della Repubblica di Polonia Bronislaw Komorowski e della Repubblica federale di Germania Joachim Gauck. Di recente anche il nuovo presidente Polacco, Adrzej Duda, ha reso omaggio alla memoria di Gustaw Herling con una corona di alloro.

È a villa Ruffo che Herling visse dal 1955 fino all’anno della morte ed è lì che la moglie Lidia Croce ha continuato a custodire libri, carte e documenti, con la promessa che almeno quella parte dell’appartamento relativa allo studio di Herling rimanesse tale, per divenire archivio del lavoro svolto a Napoli e da qui verso il mondo intero; ma anche per ricordare “a futura memoria” la lotta per la libertà che aveva combattuto per tutta la vita.

La richiesta è che le stanze di lavoro dove Gustavo – come lo chiamavamo – ha costruito la sua Opera e ospitava amici e si isolava con colleghi, vengano ripristinate per essere residenza della sua biblioteca e che quegli spazi divengano non un monumento ma un centro studi in modo da rendere viva, attiva e condivisa la sua memoria. E che non si perda nella nostra città e nazione un altro pezzo di Storia e di Radici, sull'onda di trasformazioni che tutto avvolge e trascina con sé.

La libertà non ha solo un valore simbolico.

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