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Salmo: “Ho abbassato la cresta, ma sono dovuto sparire. Sono i genitori a dover educare i figli, non rap e film”

Salmo è il protagonista di Gangs of Milano, come attore e curatore della colonna sonora. Il rapper sardo a Fanpage ha parlato del suo personaggio Snake, di come ha messo da parte l’ego e abbassato la cresta (“Per farlo sono dovuto sparire”) e di come i film e la musica non debbano educare: “Devono farlo i genitori”
A cura di Francesco Raiola
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Salmo nei panni di Snake, in una scena di Gangs of Milano (ph Marco Piovanotto)
Salmo nei panni di Snake, in una scena di Gangs of Milano (ph Marco Piovanotto)

Salmo è uno dei protagonisti di Gangs of Milano, la nuova serie – seguito di Blocco 181, ma che vive di vita a sé – che esce dal 21 marzo in esclusiva su Sky e in streaming su NOW. Il rapper sardo interpreta ancora Snake, ex braccio destro del boss della cocaina, che ha deciso di lasciarsi la vecchia vita alle spalle ma che si ritrova ancora, suo malgrado, protagonista in un episodio, il sesto (in cui recitano anche Alessandro Borghi ed Elisa Wong), che vive quasi una vita sua nel racconto di questa Milano in cui i protagonisti si muovono tra lotta tra gang, spaccio di droga, Milano da bere e tanto rap e trap. Salmo è attore, ma anche curatore della colonna sonora, uno dei punti forti di questa serie: a Fanpage ha parlato del suo personaggio, di come ha messo da parte l'ego e abbassato la cresta ("Per farlo sono dovuto sparire"), di autotune e di come i film e la musica non debbano educare: "Devono farlo i genitori".

Ne è passata di acqua sotto ai ponti da quando recitavi e sceglievi gli Younuts per videoclip splatter e crime. Com’è stato il passaggio alle serie, tra Blocco 181 e Gangs of Milano, e prendersi questa responsabilità?

Sicuramente è un passaggio difficile. Pensare di fare i videoclip musicali e pensare di fare cinema è un conto, sembra facile, ma quando ti trovi in un set così grosso a recitare, avere delle battute, i dialoghi, è molto più difficile. La responsabilità era tanta, mi hanno messo sotto pressione e quindi ho cercato di dare il meglio.

In conferenza stampa hai detto: "Grazie al cinema ho ‘abbassato la cresta'. Ho seguito l'esempio di Snake e mi sono isolato dal mondo. Anche oggi non vedo l'ora di tornare sulla mia collina". Mi spieghi meglio questa cosa?

Era un periodo in cui avevo bisogno di sparire un po', eliminare i social e prendermi un po' di tempo per me. Ho notato che stava morendo la creatività, avevo sempre meno tempo per pensarci e i social mi stavano uccidendo, quindi ho deciso di vivere su una collina, starmene per fatti miei e l'ho unito alla serie TV. C'è stato un periodo in cui la vita di Snake e la mia erano la stessa cosa, andavano di pari passo.

E l'ego del rapper che fine fa a quel punto?

(Ride, ndr) Boh, penso che l'ego non sia necessario per nessun musicista e per nessuna persona, in generale, magari a volte ti può servire, però in piccole quantità. Era un passaggio da fare, dovevo farla questa cosa di abbassare la cresta.

Immagino che questo tempo ti sia servito anche per lavorare alla colonna sonora, ascoltare musica, il rap, certo, ma anche il blues, la classica che caratterizzano l'episodio verticale su Snake. Come hai lavorato alla colonna sonora, come hai scelto le musiche?

Ho un team di amici con i quali ho lavorato alla serie. Io, in particolare, mi sono focalizzato sulla puntata 6 e ho lasciato fare le altre ai miei amici.

E alla puntata 6 come hai lavorato?

Dovevamo trovare la chiave giusta, perché è un episodio un po' noir, era diversa dalle altre, quindi abbiamo cercato di dargli un vestito molto più elegante, così abbiamo ripiegato sul blues, sulla musica classica, anche un po' country.

Senti, sul confine tra cinema e realtà si giocano tantissimi film: dov’è questo confine in Gangs of Milano?

Gangs of Milano è una fotografia abbastanza realistica del presente, quindi se c'è un confine è molto sottile. Non so dove sia, ma c'è.

Salmo ed Elisa Wong, protagonisti di Gangs of Milano (ph Marco Piovanotto)
Salmo ed Elisa Wong, protagonisti di Gangs of Milano (ph Marco Piovanotto)

Vista l'esperienza di serie come Gomorra, ma anche dello stesso rap, quante volte ti è capitato di dover spiegare che questo è un film e che non è un cattivo esempio per i giovani?

Beh, sì, più che per i film l'ho dovuto fare per la musica, però vanno di pari passo. Non so perché ci sia questa tendenza a voler dare la responsabilità agli artisti di quello che succede, quando in realtà dovrebbero essere i genitori a educare i figli, non la musica o i film. Insomma, anche basta con questa cosa.

Tu hai vissuto molti anni a Milano, e immagino l'abbia vissuta nelle sue varie sfumature: in cosa ti sei rivisto in questa serie?

Io ho vissuto a Milano per 15 anni e le ho viste tutte, dal centro sociale ai locali in, ho visto praticamente tutto. Mi ci ritrovo, non ci sono bugie in quello che raccontiamo, ovviamente abbiamo romanzato, quindi ci sono delle cose un po' spinte, ma è un film, se no avremmo fatto un documentario. Però è una serie realistica, molto realistica.

Il rap contemporaneo è molto gangsta o almeno ama raccontarsi così: cosa ti piace e cosa senti falso di una scena che, tra l’altro, è molto milanese?

Guarda, so che c'è un sacco di materiale, ci sono un sacco di artisti nuovi, il rap adesso è musica popolare, è la cosa meno alternativa che ci sia. Ci sono le mie zie che parlano dei dissing, quindi mi rendo conto che questo mondo è entrato nelle case degli italiani e questo mi fa un po' strano.

Perché?

Perché non è una cultura italiana, gli italiani ne sanno veramente poco e adesso cercano di capirne qualcosa per forza di cose. Ci sono delle realtà nuove, in Italia, molto fighe, c'è un sottobosco molto interessante, la cosa bella è che c'è da mangiare per tutti, perché il rap è così popolare che puoi fare dalla canzone più hardcore a quella più melodica e ottenere risultati alti per entrambe.

Il 2016-2017 è stato l'anno di svolta, almeno per il rap della nuova generazione però Sanremo lo ha portato a tutte le età. Pensi sia merito o colpa del Festival aver sdoganato anche ancora di più il rap?

Secondo me Sanremo è stata solo una conseguenza, il rap era già sdoganato. Forse Sanremo ne è stata la consacrazione.

“Hai visto cosa sono capace di fare, io non sono una brava persona” dice il tuo personaggio. Salmo, invece, è una brava persona, un cattivo maestro, il Goat del rapper, cosa?

È sempre stata una brava persona, solo che stava cercando di capirlo e ora lo ha capito in pieno.

Salmo in Gangs of Milano (ph Marco Piovanotto)
Salmo in Gangs of Milano (ph Marco Piovanotto)

È il 2025 eppure stiamo ancora riparlando di autotune: che ne pensi della polemica, oggi, su questa cosa?

Penso di essere stato uno dei primi a tirare fuori la polemica dell'autotune, ma già tanti anni fa, e la penso allo stesso modo, ovvero che sia la furbata del secolo. Chi ne parla bene sono quelli che non sanno cantare, perché se c'è una scorciatoia, ovviamente la gente la prende. Solo che attualmente mi pare si stiano opponendo tutti a questa roba, se usi l'autotune gli italiani ti insultano, però è giusto così, sta diventando una barzelletta, non è possibile che le persone facciano le hit in studio e poi dal vivo non sanno cantare, di che stiamo parlando? Io non riuscirò mai a capirla questa cosa, cioè, ok, è solo un effetto però come ha detto Elio, che ha usato il termine giusto, è un doping.

Quindi tu non credi alla questione stilistica?

No, è una scusa, ma quale stile! È una una facile scusa: "Non so cantare, però uso questa cosa per effetto", ma chi vuoi prendere in giro? Qua c'è un problema enorme per quanto riguarda il live, cioè sono veramente delle capre, la gente spende dei soldi per andare a vedere delle persone che non sanno cantare, cioè di che stiamo parlando!, è una roba assurda. Sono proprio contrario a questa cosa.

A proposito di finzione, tu sei molto conosciuto per i live, per le scenografie, nella nuova scena trovi falsità nei concerti?

Falsità forse non è la parola giusta, più che altro non c'è impegno, quello è il punto. Il live è una cosa impegnativa, la musica è nata così, dal vivo, non esiste che se fai musica non sei capace di cantare le tue canzoni dal vivo, è una sconfitta. Ed è incredibile che nessuno dia tanto peso a questa cosa. Il live è un'arte: devi andare in saletta, ti devi sacrificare, ti devi fare un culo così. Poi io per il live sono malato, seguo qualsiasi dettaglio, dai suoni alla scenografia, qualsiasi cosa. Anzi, prima parto dai suoni, poi la scenografia arriva dopo, viene sempre prima la musica. Non c'è finzione negli altri live, c'è poco impegno, devono impegnarsi molto di più.

Senti, non posso non chiederti se questo isolamento che hai preso per il film è servito anche a scrivere il nuovo album solista, è da un po' che non ti ascoltiamo.

Ti posso dire che ho della musica, ho qualche accenno, qualche bozza.

Se avessi potuto scegliere tre rapper da far recitare in Gangs of Milano, chi avresti scelto?

Beh, forse il primo – che non è milanese – è Noyz Narcos, il secondo è Jake La Furia, il terzo chi potrebbe essere? Fammi pensare. Dai, ne metto uno nuovo che mi piace, Rrari dal Tacco.

Però Jake e Noyz ci sono già nella serie, dammi qualche nome nuovo, io pensavo, tipo, a Kid Yugi.

Mi piace, allora mettiamoci anche Kid Yugi e poi ne mettiamo due milanesi, però: Nerissima Serpe e Papa V.

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