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Salman Rushdie pubblicherà un libro memoir sull’aggressione che gli è costata un occhio

Si chiamerà Knife il memoir che Salman Rushdie pubblicherà nel 2024 e parlerà dell’aggressione che gli è costata un occhio.
A cura di Redazione Cultura
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Salman Rushdie (Bryan Bedder: Getty Images for PEN America)
Salman Rushdie (Bryan Bedder: Getty Images for PEN America)

Salman Rushdie ha annunciato la pubblicazione di un memoir che nasce dall'attentato di cui è stato vittima lo scorso anno e per cui ha perso l'uso di un occhio. Lo scrittore, che da anni vive con la minaccia di una fatwa, è stato accoltellato mentre era protagonista di un incontro che si stava tenendo il 12 agosto 2022 sul palcoscenico della Chautauqua Institution, una comunità estiva per le arti nello stato di New York. Il libro si chiamerà proprio "Knife: Meditations After an Attempted Murder" (ovvero "Coltello: Meditazioni su un tentato Omicidio") che uscirà il 16 aprile 2024 per Penguin Random House che ha pubblicato anche i suoi "Figli della Mezzanotte" e i "Versetti satanici".

Parlando del libro, lo scrittore ha detto: "Per me era necessario scrivere questo libro: è un modo per prendere in carico ciò che è accaduto e rispondere alla violenza con l'arte". Da anni lo scrittore vive con il pericolo di un'aggressione, a seguito della fatwa emessa nel 1989 dall'Ayatollah iraniano Ruhollah Khomeini che chiese la morte di Salman Rushdie per presunta blasfemia nel suo romanzo “I versi satanici”. Negli anni successivi lo scrittore anglo-indiano fu costretto a vivere sotto scorta e neanche le scuse servirono a far decadere la minaccia di morte, creando anche un caso diplomatico tra Iran e Gran Bretagna, finché un giorno scelse di riappropriarsi della libertà rifiutando la scorta. Ad aggredirlo è stato Hadi Matar, che si è dichiarato non colpevole delle accuse di aggressione e tentato omicidio.

Il libro sarà di 256 pagine e seguirà quello che uscirà quest'anno, "Victory city", chiuso prima dell'aggressione. "‘Knife' è un libro bruciante e ci ricorda il potere delle parole di dare un senso all'impensabile – ha detto in una nota il CEO di Penguin Random House, Nihar Malaviya -. Siamo onorati di pubblicarlo e stupiti dalla determinazione di Salman a raccontare la sua storia e tornare al lavoro che ama". Lo scrittore, che è da sempre sostenitore della libertà di espressione ed ex presidente di PEN America, all'inizio non voleva scrivere di quanto avvenuto, poi ha scelto di farlo usando la prima persona: "Questa non mi sembra una storia in terza persona – ha detto Rushdie in un'intervista al new Yorker, facendo riferimento all'attacco del 2022 -. Penso che quando qualcuno ti pianta un coltello dentro, quella sia una storia in prima persona. È una storia dell'io".

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