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Romanzi, racconti e parodie dei grandi classici: Gene Wilder e la letteratura

Autore di diversi libri e di una preziosa autobiografia, l’attore americano aveva spesso interpretato personaggi concepiti dall’immaginazione di grandi autori, come Roald Dahl, Mary Shelley e Arthur Conan Doyle.
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Gene Wilder
Gene Wilder

Tutti conoscono Gene Wilder attore e regista, protagonista di alcune indimenticabili pellicole, da "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato" a "Frankenstein Junior", passando per "La signora in rosso" e "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (e non avete mai osato chiedere)", non molti invece sanno, soprattutto da noi in Italia, che Wilder era un ottimo scrittore, autore di diversi libri e almeno una decina di sceneggiature, oltre a svariate commedie teatrali.

Il Gene Wilder letterario è stato autore di due romanzi, "La mia puttana francese", ambientato durante la Grande Guerra (Sagoma editore) e "Io, Clara e Cechov", oltre alla raccolta di racconti del 2010 "Cos'è questa cosa chiamata amore?". Probabilmente il suo libro più importante è stato "Baciami come uno sconosciuto" del 2005 (sempre tradotto in Italia da Sagoma), un memoir in cui per la prima volta Wilder si racconta al grande pubblico, in un arco di tempo che va dalla giovinezza alla morte per cancro alle ovaie della terza moglie, l'attrice dello show "Saturday Night Live", Gilda Radner.

Nelle pagine di questa autobiografia romanzata, Gene Wilder mise a nudo se stesso, il suo rapporto con il mestiere di star del cinema e, soprattutto, con le donne e il sesso. Con la leggerezza e sempre con la grazia che gli era propria, in teatro come sul grande schermo, la prosa di Wilder (peraltro straordinario commediografo in stile Broadway) conduce il lettore alla scoperta di una miriade di aneddoti, dalle origini in una famiglia di ebrei russi, fino al successo cinematografico e oltre, al tentativo di concepimento di un figlio con Gilda Radner durante il quale le fu scoperto un cancro alle ovaie.

Anche qui il racconto di Wilder scava in profondità e pretende da se stesso la più totale e graffiante onestà, infatti confessò in quelle pagine come incontrò la sua quarta moglie, Karen Webb, proprio mentre la Radner stava lottando contro la malattia. Il tutto raccontato con uno stile lieve e un po' magico, come una fiaba alla fratelli Grimm, di cui ovviamente era un profondo conoscitore. Ma il suo rapporto con la letteratura non si è esaurito nello scrivere libri, commedie e sceneggiature. Ha infatti saputo scegliersi, in qualità di attore, diversi ruoli in pellicole che intrattengono un rapporto profondo con alcuni grandi testi della letteratura mondiale. D'altro canto, il buon parodista è da sempre in costante contatto con la grande letteratura, deve conoscerla a fondo per inventare le sue storie ai margini e a ridosso di essa. Spesso la usa per integrarla e normalizzarla per farla digerire al grande circo di Hollywood, ma questa è un'altra storia.

Così ecco il "Frankenstein" di Mary Shelley per "Frankenstein Junior", i romanzi di Roald Dahl (come nel caso de "La fabbrica di cioccolato"), senza dimenticare che al suo esordio da regista Wilder sceglierà di girare una pellicola, "Il fratello furbo di Sherlock Holmes", perfetta parodia del genere poliziesco e in particolare del personaggio di Sherlock Holmes, il celebre investigatore ideato nel 1887 da Sir Arthur Conan Doyle.

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Scrittore, sceneggiatore, giornalista. Nato a Napoli nel 1979. Il suo ultimo romanzo è "Le creature" (Rizzoli). Collabora con diverse riviste e quotidiani, è redattore della trasmissione Zazà su Rai Radio 3.
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