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Roma, svelata la Madonna con il Bambino della chiesa di Santa Maria del Popolo

Una delle più antiche e venerate immagini sacre della città di Roma, la Madonna con il Bambino della chiesa di Santa Maria del Popolo, torna a splendere dopo oltre 700 anni e rimarrà visibile nella Sala della Biblioteca fino al 18 novembre. Dopo l’ultimo restauro, che ha portato alla luce parti di firma che si è potuta riconoscere come quella di Filippo Rusuti, che la firmò entro il 1297.
A cura di Redazione Cultura
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Una delle più antiche e venerate immagini sacre della città di Roma, la Madonna con il Bambino della chiesa di Santa Maria del Popolo, nota col nome della Madonna di San Luca, torna a splendere dopo oltre 700 anni e rimarrà visibile nella Sala della Biblioteca fino al 18 novembre in una mostra curata da Simonetta Antellini e Alessandro Tomei.

Dopo  l’ultimo restauro, che ha portato alla luce parti di firma che si è potuta riconoscere come quella di Filippo Rusuti, che firmò, verosimilmente entro il 1297, il monumentale mosaico che ancora orna, in parte nascosto dal loggiato settecentesco, la fascia superiore della facciata della basilica di Santa Maria Maggiore. Non sarebbe stata realizzata dunque dall'evangelista Luca, come in molti credevano, motivo per cui aveva assunto il nome gergale di Madonna di San Luca.

Questa attribuzione consentirà agli studiosi di riscrivere con nuove precisazioni il percorso artistico di uno dei maggiori esponenti della pittura romana della fine del Duecento, il quale, secondo quanto attestato da documenti dei primi decenni del Trecento, proseguì la sua carriera insieme al figlio Giovanni e a un altro pittore romano, in Francia al servizio del re Filippo il Bello.

L’esposizione è realizzata in collaborazione con la Direzione Centrale per l’Amministrazione del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, guidata dal prefetto Angelo Carbone, che è proprietaria dell’opera, e con la Soprintendenza Speciale di Roma diretta dall’architetto Francesco Prosperetti, che ha curato il restauro.

La tavola (nello specifico una tela impannata su tre assi in legno di noce) mostra un’immagine di derivazione bizantina – la Vergine è ritratta di fronte, tiene in braccio il Bambino rigidamente eretto, completamente vestito e benedicente – e propone i tratti dell’iconografia tradizionale dell’Odigitria (“colei che mostra la via”, cioè Cristo), arricchita però di un diverso pathos, quello dell’affettuosità familiare: la Madre volge il capo verso il figlio, indirizzandogli uno sguardo pieno di tenerezza. Il Figlio poggia la mano sinistra su quella della Madre, confermando il suo attaccamento. L’opera, pertanto, si discosta dall'inanimata astrazione delle figure, tipica dell'iconografia dell'epoca, e mostra nella gestualità e nella vivacità cromatica quel carattere d'intimità che sollecita l'empatia del fruitore.

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