Roma, il Comune chiude la libreria Otherwise per aver esposto i libri all’esterno
Ieri e per cinque giorni una libreria è costretta a chiudere su ordine del Comune. Come nel Monopoli, la punizione è restare fermi un giro in prigione ripassando dal via. Succede a Roma, alla libreria Oterhwise, libreria indipendente americana nel centro della Capitale, gestita da Alessandro Alessandroni. Il motivo di questa chiusura è preso spiegato: Otherwise, in via del Governo Vecchio 80 ha l'obbligo di chiudere per 5 giorni in merito al corretto (almeno formalmente) provvedimento del Municipio Roma 1 in quanto la libreria “occupava lo spazio antistante l’esercizio con espositori di merce varia per mq 4,5” senza essere in possesso di relativa concessione.
Giustissimo. Il punto è però un altro. Per la libreria indipendente americana non sarebbe stato possibile in nessun modo ottenere questo permesso, visto che nel regolamento sull'occupazione di suolo pubblico, è specificato che solo i titolari di esercizi di somministrazione (dove si mangia e beve, insomma) sono legittimati all’ottenimento di questa concessione. Il che, a questo punto, apre un problema. Se da un lato, è legittimo che Otherwise subisca l'ammenda, è altrettanto vero che non dare alle librerie la possibilità di esporre all'esterno, come fanno bar e ristoranti, sembra davvero un controsenso in un'epoca in cui i libri e le libreria andrebbero supportate da politiche pubbliche e non ostacolate da cavilli burocratici.
Qual è il modello di città che si immaginano i decisori pubblici? A maggior ragione perché qui parliamo della Capitale. Soltanto negli ultimi anni a Roma hanno chiuso più di sessanta librerie. Colpire una libreria indipendente che ogni giorno lotta per sopravvivere alla crisi dei lettori e solo perché ha il demerito di non vendere patatine fritte, nascondendosi dietro la burocrazia, ha il sapore vile delle peggiori azioni.