Roma, Egizi-Etruschi a confronto alla Centrale Montemartini
Quel mare che un tempo li divideva, oggi li unisce. Lo stesso Mar Mediterraneo, oggi teatro delle migrazioni di massa del nostro tempo, è oggetto del racconto che fino al 30 giugno 2018 sarà al centro dell'esposizione "Egizi Etruschi – Da Eugene Berman allo Scarabeo Dorato", mostra che porta a Roma le testimonianze dell'incontro e del confronto nei secoli tra due delle più grandi civiltà del Mediterraneo.
Alla Centrale Montemartini della Capitale l percorso espositivo racconta attraverso 250 reperti "di quando quel mare univa" e non separava come ha dichiarato Alfonsina Russo, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Lazio, di fresca nomina anche di direttore del Parco Archeologico del Colosseo. Da un lato i signori del deserto, gli inventori delle Piramidi e di tutti i misteri ad esse connesse. Dall'altro lato, quegli straordinari cultori dell'al di là, ma anche grandi commercianti, artigiani e artisti della ceramica che furono gli etruschi.
Due delle più grandi civiltà antiche divise e unite dal mare raccontate al grande pubblico dalla storica collezione dello scenografo russo Berman, oltre che quella dei Castellani e Barracco, accanto ai più "giovani" reperti frutto dei nuovi scavi nell'Etruria meridionale nell'ultimo quinquennio di scavi. La mostra inaugura il nuovo spazio di 250 metri quadrati alla Centrale Montemartini della Capitale per le esposizioni temporanee, realizzate per il ventennale dell'apertura del museo. Spiega il Sovrintendente Capitolino, Claudio Parisi Presicce:
Nella sede capitolina si è aggiunta una sezione introduttiva dedicata alle collezioni ottocentesche di Augusto Castellani e di Giovanni Barracco, che costituiscono una premessa al collezionismo di Eugene Berman, la cui raccolta di opere egizie costituisce il nucleo fondante della mostra. Sarà l’occasione per il visitatore di cogliere e condividere il fascino che la cultura Egizia e quella Etrusca suscitarono in questi collezionisti, i quali con grande liberalità donarono le loro raccolte archeologiche affinché potessero divenire un bene comune. In particolare Augusto Castellani e Giovanni Barracco destinarono le loro collezioni al Comune di Roma.