Roby Facchinetti: “Parsifal è costato una follia, ma era una promessa a Stefano D’Orazio e Valerio Negrini”

Un filo diretto unisce Parsifal, l'album dei Pooh del 1973 e Parsifal – L'uomo delle stelle, l'opera scritta da Roby Facchinetti e Stefano D'Orazio (con testi anche di Valerio Negrini) che ha visto la luce dopo anni di lavoro. Era una promessa che Facchinetti aveva fatto ai due amici e compagni d'avventura con i Pooh, soprattutto D'Orazio con cui aveva scritto fino a poche settimane prima della scomparsa del batterista in pieno periodo Covid. Abbiamo parlato con Facchinetti per farci raccontare quest'opera monumentale, complessa e lunga ma che potrebbe avere uno sbocco teatrale. Questo, almeno, è il suo sogno.
Sei riuscito a mantenere la promessa che facessi a Stefano, come mi dicessi qualche anno fa…
Beh, sì, anche se con molta fatica, d'altronde è stata un'avventura importante, che ha richiesto tanto tempo. Con Stefano abbiamo cominciato a lavorarci alla fine della reunion dei Pooh, a gennaio 2017 e abbiamo finito a settembre 2020. Come sai il 6 novembre di quell'anno Stefano se n'è andato per cui poteva anche rimanere un'opera incompiuta e miracolosamente invece non è successo.
Come ci sei riuscito?
C'è voluto molto impegno, sono stati tre anni in cui non abbiamo mollare neanche un giorno, un'ora. Devo dire che Stefano ha fatto un grande lavoro sui testi, piccoli aggiustamenti e un paio di cambiamenti che ritengo siano veramente sostanziali. Il primo è il Santo Graal, di cui ci sono versioni differenti e contrastanti e lui ha pensato bene di darne una sua, una interpretazione personale del Santo Graal.
E qual è la sua interpretazione?
Riassunto in due parole, che il Santo Graal è la parte migliore che ognuno di noi umani ha, basta solo tirarla fuori. Ma è bello vedere come arriva a questa nuova verità. Ci arriva perché Parsifal viene ferito quasi mortalmente e viene salvato fra l'altro dalle famose Fanciulle-Fiore, poi incontrerà Maria che diventerà sua moglie, e questa è un'altra novità perché nell'originale Parsifal non si sposa. Poi c'è l'apparizione del padre che a sua volta aveva partecipato alle crociate e lì è morto e proprio lui gli dice: "Guarda, io ci sono andato prima di te e ci ho rimesso la vita, il Santo Graal non esiste, è solo un pretesto per farci partire per le crociate. Non esiste ma ce l'abbiamo dentro, è in ognuno di noi" e gli consiglia di raccontare la verità al popolo, alla gente ed è ciò che farà.

L’opera nasce dai testi di Negrini e D’Orazio, sono rimasti quelli o qualcosa è stato aggiustato?
Guarda, la cosa bella, anche perché non potevo che fare così e doveva essere assolutamente fatto così, è che ho recuperato tutto il Parsifal di 11 minuti del disco del 73 ed è sparso su tutta la lunghezza dell'opera. Chiaramente è tutto nuovo e ogni tanto arriva uno di quei temi lì che hanno un senso rispetto alla storia: sarebbe stato assolutamente un errore non inserire anche quei passi, anche perché tutto parte da lì. Questo è un lavoro che dovevamo assolutamente fare, lo dovevamo a noi stessi, al nostro nostro pubblico e poi devo dire che il Parsifal del 73 è stato talmente importante che bisognava farlo, non poteva finire lì, con tutto il rispetto. Ho sempre sentito, fin dall'inizio del 73, quando lessi tutta la storia che avrebbe meritato qualcosa di più, un'opera vera e propria, e così è stato.
È stata una bella scommessa anche mantenere il prog rock come scelta musicale, no?
In questi ultimi 2-3 anni in Italia il Prog sta crescendo sempre di più. Certo, se fossimo inglesi, americani ma anche europei, pensa a uno dei Paesi del Nord Europa, sarebbe diverso, però ti dico, continuo comunque a crederci. L'album è partito a razzo, lo stanno ristampando.
Il prossimo sogno?
Dopo aver realizzato il disco dell'opera, il prossimo sogno è portarlo sul palcoscenico. Il prossimo anno ho un appuntamento importante con i Pooh perché sono i 60 anni della band, però nel 2027 stiamo pensando di metterlo in scena, perché è una storia che si presta da morire e sarebbe un peccato non sfruttare questa occasione e portare avanti anche questo sogno.
Ricordo quando mi raccontasti di Rinascerò, rinascerai. Non so se esiste altro, Parsifal è l'ultimo lavoro insieme tuo e di Stefano o c’è qualcosa che ancora dobbiamo scoprire?
Rinascerò rinascerai l'abbiamo fatta insieme tra marzo e aprile e calcola che stavamo lavorando all'opera che abbiamo finito a settembre del 2020, per cui rappresenta il suo testamento, come per Valerio Negrini, del resto. Parsifal è dedicato veramente a loro due.
Era un impegno che avevi preso, dovevi portare a termine il sogno di entrambi.
Non mi sarei mai perdonato di non concludere quest'opera. Calcola che sono stati cinque anni di lavoro in tutto, un anno solo per gli arrangiamenti di Danilo Ballo – ci sono due orchestre, quella di Budapest e quella sinfonica italiana, diretta da Diego Basso -, c'è voluto un anno per incidere tutte le voci, perché sono otto personaggi, compreso me che faccio Parsifal, poi i missaggi, le rifiniture, è stato uno sforzo enorme, anche economico visto che è costato una follia, anzi, se pensi al mercato discografico di oggi è doppiamente una follia.