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Roberto Vecchioni dopo la morte del figlio Arrigo: “Mia moglie non si dà pace. La notte piango, ho le mie colpe”

Il cantautore si racconta in un’intervista e ricorda suo figlio Arrigo, scomparso nel 2023 a soli 36 anni.
A cura di Eleonora di Nonno
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Roberto Vecchioni, in un'intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera, parla della sua carriera, dell'origine del brano Luci a San Siro e ricorda il figlio Arrigo, scomparso nel 2023 a 36 anni.

Roberto Vecchioni: "Le luci di San Siro non sono quelle dello stadio"

Roberto Vecchioni, grande amante della città di Milano, chiarisce che nel brano Luci a San Siro il riferimento non è allo stadio: "Sono le luci che scorgevamo dalla montagnola di San Siro, quella innalzata con le rovine delle case bombardate. Andavamo là a nasconderci e a fare l'amore. E poi Settimo Milanese, Sesto San Giovanni, il laghetto di Redecesio vicino all’Idroscalo… strade bellissime, vicende fantastiche". Il brano nasce al Centro addestramento reclute dell'esercito a Casale Monferrato. Due giorni prima che il cantautore partisse per il servizio militare, era stato lasciato dal suo primo grande amore dopo una storia di quattro anni: "Mi pareva di aver perso l'unica donna del mondo".

Roberto Vecchioni: "Sto con mia moglie da 43 anni, mi ha salvato tante volte"

Roberto Vecchioni sta insieme a sua moglie Daria Colombo da 43 anni. Per il cantautore non è stato semplice conquistarla:
"È stato un corteggiamento lungo. Una battaglia. Ma sapevo che era la mia compagna. Infatti mi ha salvato la vita, tante volte". Nel 2023 i due hanno perso il figlio Arrigo: "Un ragazzo che non apparteneva a questo mondo: per discrezione, generosità, senso dell'umorismo. Era fantastico con i bambini. Vale per lui quello che ho scritto in una canzone per Van Gogh: ‘Questo mondo non si meritava un uomo bello come te'. Arrigo era un grande scrittore, ha composto poesie straordinarie. Ed era un grande interista". Il cantautore sente ancora suo figlio dentro di sé:

È vero. Durante il giorno mi faccio forza, anche per mia moglie. Inoltre lavoro moltissimo ma qualche notte, quando Daria dorme mi ritrovo a piangere, lei non si dà pace e così è da oltre un anno. Non avevamo mai pensato al suicidio. La malattia mentale viene ancora affrontata come una vergogna; invece se ne deve parlare. Forse io e Daria scriveremo un libro. Un tempo io bevevo soprattutto superalcolici, lui soffriva nel vedere il suo papà, una persona importante, che si distruggeva così, di certo anche io ho le mie colpe.

Roberto Vecchioni non beve più da dieci anni perché l'alcol lo distraeva dai figli. "Ma ad Arrigo non è bastato. Non siamo riusciti a capirlo. Le forme bipolari sono aumentate con il Covid, lo stravolgimento dei rapporti umani ha fatto il resto, e l'assistenza sanitaria è gravemente insufficiente – aggiunge – Troppe famiglie vengono lasciate sole. È una battaglia che io e mia moglie vorremmo combattere".

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