Non smette di stupirci Roberto Benigni. Se il grande filosofo islamico al-Ghazali tornasse in vita farebbe, forse, seguire al suo scritto "L'incoerenza dei filosofi" una seconda parte, "L’incoerenza del comico", dedicata appositamente a Benigni. È noto, non foss’altro perché il circo mediatico gli ha dato una poderosa visibilità, che fino a un mese fa, il comico – che sempre più si rivela all’altezza del suo compito – si era detto pronto a votare “no” al referendum costituzionale.
Del resto, della difesa della Costituzione e dei suoi valori Benigni aveva fatto un “business”. Ricordate? Un giorno sì e l’altro pure occupava gli schermi televisivi per decantare il testo costituzionale e, ancora poco tempo fa, per ricordarci accoratamente l’importanza di “proteggere la nostra meravigliosa Costituzione”. Guai a chi tocca la Costituzione, tuonava il comico contro i pericoli rappresentati dal Cavaliere Berlusconi.
E adesso, per magia, in un’intervista a “Repubblica”, ci rende noto il fatto che ha cambiato idea, è pronto a votare “sì” e a dirci che, in fondo, la Costituzione non era poi così meravigliosa: “ho dato una risposta frettolosa, dicendo che se c’è da difendere la Costituzione, col cuore mi viene da scegliere il no. Ma con la mente scelgo il sì. E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il no, voterò sì”.
Parlare di voltafaccia improvviso è ancor poco. Se la costituzione era perfetta e, addirittura, la migliore del mondo, perché ora bisognerebbe riformarla? O non era perfetta allora, o Benigni ha cambiato idea adesso, non si capisce bene (o forse sì) su quali pressioni e sollecitazioni. L’inciso più interessante e degno di analisi sarebbe quel “con la mente”: cosa intende egli con tale espressione? Forse che finora non aveva usato la mente? E che cosa dobbiamo intendere, di preciso, con il lemma “mente”? L’intelletto? Il calcolo? La valutazione delle forze in campo, degli interessi e delle opportunità? Non sappiamo, possiamo solo immaginare. Il contrasto tra “mente” e “cuore” è interessante, e non lascia immaginare nulla di buono.
Insomma, la morale della favola dovrebbe essere palese, per chi abbia l’onestà di volerla intendere: il signor Benigni si ostina a riscrivere ad usum sui, e soprattutto ad usum dei dominanti, la storia: prima, in un noto film, mostra i campi di sterminio liberati dai carri armati americani, rimuovendo il fatto che furono i sovietici a liberarli; ora presenta il "sì" alla riforma costituzionale come un progresso, come un gesto dettato dalla “mente”, come un’evoluzione necessaria e doverosa. Insomma, la profezia di Orwell si è realizzata: “la storia era un palinsesto che poteva essere riscritto tutte le volte che si voleva”.