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Rkomi dopo il penultimo posto a Sanremo: “Forse non si capisce bene cosa dico, mi va bene essere indefinito”

Reduce dall’esperienza a Sanremo 2025 con Il ritmo delle cose, Rkomi ha tirato le somme sul suo percorso in gara, nella quale si è classificato al 28esimo posto. Con la sua canzone elettro-pop ha esplorato la distanza tra l’uomo e la tecnologia: “Il mio lavoro è mettere in crisi il fatto di poter essere compreso da qualcuno per toccare quella solitudine in cui cerchi almeno di capire chi sei tu”.
A cura di Sara Leombruno
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Reduce dall'esperienza al Festival di Sanremo 2025 con il brano Il ritmo delle cose, Rkomi ha tirato le somme sul suo percorso in gara, nella quale si è classificato penultimo, al 28esimo posto. Con la sua canzone elettro-pop ha esplorato la distanza tra l'uomo e la tecnologia e come il progresso stia rendendo sempre più isolato l'essere umano: “Forse non si capisce bene cosa dico, ma il mio lavoro è scomporre anche il linguaggio, spezzare le parole e mettere in crisi il fatto di poter essere compreso da qualcuno per toccare quella solitudine in cui cerchi almeno di capire chi sei tu".

Le parole di Rkomi dopo l'esperienza a Sanremo

In quello che sembra un flusso di coscienza, un modo per avvicinare chi lo ascolta ai suoi pensieri, Rkomi ha parlato di come Sanremo sia stato per lui una sfida: "Prima che iniziasse la settimana più delirante dell’anno ho raccontato a un giornalista di come dai primi palchi, col cappuccio calato dove non riuscivo a vedere né me stesso né le persone che avevo davanti, è stato un lungo processo per togliere gli strati che dividevano me dal pubblico, fino ad arrivare a petto nudo", le parole del cantante.

Rkomi prosegue su quello che per lui è stato un percorso di crescita interiore, oltre che artistica: "Quest’anno penso di aver fatto un passo in più e di essermi tolto uno strato di pelle ancora più difficile da mostrare. Questo mondo ci vuole sempre sicuri di noi, chiari, definiti. A me va bene essere indefinito invece, perdermi, assecondare il principio del caos. Forse non si capisce bene cosa dico, ma il mio lavoro è scomporre anche il linguaggio, spezzare le parole e mettere in crisi il fatto di poter essere compreso da qualcuno per toccare quella solitudine in cui cerchi almeno di capire chi sei tu".

Il dubbio, la domanda, è così potente. Io so cosa voglio ora. Voglio libertà, la voglio da voi, liberi di non farvi prendere dalla fretta di giudicare, o al contrario liberi di non trattenere il vostro sdegno. Mi piacerebbe solo che lo facessimo per tutto, non solo per il calcio o per la musica. Mentre cantiamo là fuori c’è altro, e sempre a quello io guardo, anche mentre ero su quel palco. Sono fiero di chi non si ferma e cerca sempre altro da se stesso. E per voi che ascoltate: grazie, il disco arriva presto.

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