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Rito del risveglio di Tutankhamon, dubbi sull’ultima scoperta: “Vaschette nella tomba non usate per libagioni”

Non convince lo studio di Nicholas Brown dell’Università di Yale sulle vaschette di argilla ritrovate nella camera funeraria della tomba di Tutankhamon nel 1922. A confutare l’ipotesi l’egittologo italiano Francesco Tiradritti che si avvale del resoconto puntuale di scavo redatto da Howard Carter, lo scopritore del sepolcro un secolo fa.
A cura di Claudia Procentese
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Maschera di Tutankhamon (ph by Hannes Magerstaedt:Getty Images
Maschera di Tutankhamon (ph by Hannes Magerstaedt:Getty Images

"Four clay troughs, lying on floor near emblems", "quattro trogoli di argilla, sul pavimento vicino agli emblemi", delle dimensioni di "7.5 x 4.0 x 1.2 centimetres", cioè rettangolari e alti poco più di un centimetro. Così si legge, sulla scheda 198a dove l’egittologo Howard Carter registrò i quattro piccoli “abbeveratoi”, ritrovati nella camera funeraria della tomba di Tutankhamon e oggi al centro di un discusso studio di Nicholas Brown, post-dottorando in Egittologia presso l’Università di Yale, pubblicato qualche settimana fa su The Journal of Egyptian Archaeology. Brown ritiene che queste quattro vaschette fossero relative a un rito funerario inteso a “risvegliare” il faraone della XVIII dinastia del Nuovo Regno. Interpreterebbe perciò i “trogoli” come una sorta di bicchieri che, a suo dire, insieme agli “emblemi”, scambiati invece per bastoni e rinvenuti lì accanto, facevano parte di una cerimonia in omaggio ad Osiride.

L’articolo scientifico ha destato interesse e curiosità, non solo tra gli esperti del settore, dal momento che Tutankhamon, ormai divo dell’egittologia, ha infiammato la fantasia del grande pubblico fin da subito dopo la scoperta della sua ultima dimora nella Valle dei Re, nel 1922. Clamore, tuttavia, subito smorzato dai dubbi mossi sul lavoro di Brown da parte di un egittologo italiano, Francesco Tiradritti, professore di Egittologia e Archeologia e arte copta presso l’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti e a capo della missione archeologica italiana a Luxor. Tiradritti, per confermare la sua tesi, si avvale del resoconto puntuale di scavo redatto da Carter, che tra l’altro a proposito dei trogoli aggiunge: “small clay troughs probably to stand the wooden emblems in mentioned above”, ovvero “piccoli trogoli in argilla probabilmente destinati a contenere gli emblemi sopra menzionati”. Cosa vuol dire?

Tomba di Tutankhamon
Tomba di Tutankhamon

"Il merito di Carter – risponde Tiradritti – è stato quello di aver documentato, per la prima volta rispetto all’usanza dei suoi tempi, tutti i reperti prima di portarli fuori dalla tomba. E Carter è preciso nel dettagliare quanto vede. Innanzitutto parla di emblemi, in legno dorato e alti un metro e 11 centimetri, non di bastoni, la cui base è leggermente svasata e pare corrispondere alla depressione centrale delle vaschette. Queste ultime, allora, fungevano da supporti per non far cadere gli emblemi che, verosimilmente, dovevano essere appoggiati a un angolo o a un lato della camera funeraria o dei santuari che racchiudono i sarcofagi". Dunque, quattro vaschette utili per quattro emblemi "riproduzioni – sottolinea l’egittologo italiano – del geroglifico che viene letto ‘res' con il significato di ‘risveglio'".

Se Brown definisce i quattro "trogoli" di Carter come "an enigmatic set" di oggetti, Tiradritti invece, rileggendo lo stesso Carter, ha le idee più chiare. "È assai difficile – spiega Tiradritti – sostenere che si potesse compiere una qualsivoglia libagione in vaschette che contengono una minima quantità di liquido, anzi, a essere sinceri, mi pare un’idea abbastanza campata in aria. Inoltre, per bere gli egizi usavano recipienti non certo di argilla cruda, ma di terracotta e di pietra. Ci sono anche in ‘faience’ azzurra, quelli di vetro sono di attestazione tarda, cioè di periodo greco-romano. Tutte queste considerazioni inducono a pensare che nella tomba di Tutankhamon non c’è alcuna traccia di un rituale di libagione".

Tomba di Tutankhamon (ph Francesco Tiradritti)
Tomba di Tutankhamon (ph Francesco Tiradritti)

Vaschette ed emblemi non sarebbero, quindi, strumenti di un rito speciale riservato al faraone chiamato bambino perché salì al trono giovanissimo nel XIV secolo a.C. La reale diversità di Tutankhamon rispetto agli altri sovrani sta nel fatto che la sua tomba è stata trovata intatta, nonostante le incursioni degli antichi tombaroli. Oltretutto, preparata per la sepoltura in fretta e furia, "probabilmente riutilizzandone una preesistente – racconta Tiradritti – poiché nessuno si aspettava che un giovane di quell’età facesse una così miseranda fine".

"Oggetti simili alle vaschette, ma di dimensioni maggiori, – chiosa il direttore della missione archeologica italiana a Luxor – sono stati trovati anche in altre tombe reali. Ad esempio, nella tomba KV63 scoperta all’interno della Valle dei Re nel 2005, in realtà non un ipogeo reale ma il deposito di tutto il materiale utilizzato per la mummificazione di un defunto, forse di Thutmosi IV. Vaschette analoghe (ora al Metropolitan Museum di New York) sono state ritrovate anche nella KV54, scavata agli inizi del XX secolo ed identificata come un altro deposito, stavolta proprio quello di Tutankhamon. Brown compie paragoni tra questi "trogoli" di Tutankamon, cioè della tomba KV62, con tali reperti che sono stati ritrovati anche nella tomba di Horemheb (KV 57), ma che, come ho detto, sono grandi il doppio di quelli che si trovano nella camera funeraria di Tutankhamon. Se proprio uno dovesse buttare lì un'idea a proposito di questi recipienti, visto che in due casi su tre vengono da depositi di mummificazione, si potrebbe pensare che servissero durante tale operazione. Le minori dimensioni di quelli nella KV62 fanno, tuttavia, la differenza e tendenzialmente darei ragione a Carter e le interpreterei come supporti per gli emblemi-res. Insomma, il paragone di Brown non regge. Con buona pace di Osiride e delle cerimonie a lui dedicate".

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