“Renoir e mio padre”, l’Impressionismo fra storia e legami familiari
Un diario che racconta insieme il quotidiano e l'eccezionale, legati dal misterioso filo dell'arte e dal genio creativo di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla pittura da divenire parte essenziale della cultura europea moderna. Il mondo riportato dalla memoria di Jean è quello di un figlio ferito, che a stento si sostiene con le stampelle, al fianco del padre costretto da tempo su una carrozzella. Entrambi si ritrovano con moltissimo tempo per poter raccontarsi di sé, il primo della sua esperienza miltare, l'altro ricordando la Parigi prima della modernità, quando era ancora illuminata ad olio e senza acqua corrente, ma ricca di poveri artisti sulla collina di Montmartre.
L'occhio partecipe del figlio Jean riporta il vero mondo di suo padre Renoir, quel contesto di povertà come condizione naturale ma contrastata dall'impegno di dipingere sempre. Le atmosfere di quegli anni tornano a rivivere nelle descrizioni le prime mostre, spesso attaccate da feroci critiche degli studiosi che deridevano la pittura "impressionista" ma Renoir si ribellava all'accademismo insensato e cristallizzato in un mondo stanti ed è così che si rivolse al figlio:
Quando penso che avrei potuto nascere da una famiglia di intellettuali! Mi ci sarebbero voluti anni per sbarazzarmi di tutte le loro idee e vedere le cose come stanno
Ma per il figlio Jean fu ancora più illuminante la frase che il padre pronunciò in punto di morte: "Credo di cominciare a capirci qualcosa". Renoir trascorse tutta la sua vita non curandosi delle apparenze sapendo che la verità fosse altrove, tante sono le curiosità riportate nel libro.
La personalità del pittore è ben delineata dal racconto di svariati aneddoti: Renoir non si curava mai dell'abito e con i suoi camicioni da pittore si ritrovava spesso a viaggiare in treni di terza classe a differenza del suo amico Claude Monet un dandy dalla raffinata eleganza. Con Maupassant si davano reciprocamente del "pazzo" e si divertiva a scandalizzare Zola, che mal sopporta. Ma gli episodi e i pensieri del libro sono infiniti: emblematico quello di quando un medico riescì a far rialzare a fatica Renoir dalla sedia a rotelle, che replicò: "Questo prende tutta la mia volontà e non me ne resterebbe più per dipingere".