Renato Zero: “Non ci penso ad andare in pensione. I giovani che manifestano? Sto con loro”
Renato Zero ha dato il via al suo tour nei palazzetti di Firenze e Roma, con molti sold out, che lo vedranno esibirsi per 14 serate divise così: sei date al Nelson Mandela Forum di Firenze (il 2-3- 5-6-9-10 marzo) per poi sbarcare con otto appuntamenti nella sua Roma (il 13-14-16-17-20- 21-23-24 marzo al Palazzo dello Sport). Una serie di concerti che serviranno a uno dei miti della musica italiana di riportare in giro i successi della sua carriera ultracinquantennale e quelli, ovviamente, contenuti nell'ultimo album Autoritratto – uscito lo scorso dicembre – che dà il nome al tour.
Renato Zero e i sorcini
Che Zero ami il palco è cosa nota e scontata, l'amore per il suo pubblico, per quei sorcini che lo seguono da 50 anni è sempre stato uno dei motori che lo ha spinto a cantare. E di questa passione ne parla anche nella presentazione alla stampa, quando spiega che "a 73 anni suonati mi permetto ancora qualche passetto di danza e di farmi mancare il fiato dopo tre pezzi di seguito, tirati. Provo un'eccitazione che sta nel fatto di misurare se sono ancora all'altezza di meritarmi il centro del palco" e ancora: "Se io sono ancora qui, se faccio ancora sold-out, se mi permetto di fare tre ore di show anche sotto la pioggia come successo al Circo Massimo, è perché il pubblico riconosce la mia verità".
L'Autoritratto del cantante
E il centro del palco lo meriterebbe anche solo per la sua capacità di mettersi in gioco e farlo in maniera non scontata, celebrandosi, come è giusto che sia, ma senza perdere la voglia di regalare le novità e raccontare, di volta in volta, se stesso. Sempre ai giornalisti, infatti, spiega che l'autoritratto, quindi questo guardarsi è "una sorta di tagliando che ciascuno di noi artisti è tenuto a prendere in considerazione almeno una volta ogni 5 anni. Durante la mia carriera mi sono avventurato nel Dixieland, mi sono confrontato con il Funky, ho fatto sfoggio di rock'n'roll: non mi sono mai fatto mancare nulla. E sul palco porto questo bagaglio che si rinnova sempre".
Zero contro gli insulti del passato
A proposito della carriera, poi, Zero ricorda il bello ma anche il brutto: "Mi sono dovuto difendere dai vaffanculo, da espressioni gergali pesanti. Di me è stata fatta carne da macello. Come quando a 22 anni scrivevo di pedofilia e venivo apostrofato come cacciatore di fantasmi o quando intorno a me girava gente che con la discografia aveva poco a che fare" e sempre facendo riferimento ai fasti del passato, per quanto riguarda i costumi, spiega: "In passato i miei costumi hanno talmente occupato uno spazio epocale forte che oggi francamente una certa nudità nei miei confronti quasi la esigo".
La fine della carriera
Poi Zero parla anche della fine della carriera, facendo riferimento all'addio annunciato da Claudio Baglioni che sta girando per l'ultima volta l'Italia: "Siamo qui, in tanti, anche per ribadire che non vogliamo andare in pensione. La cosa più elegante per quello che mi riguarda sarebbe scendere dal palco, un 24 febbraio del 2027 o del 2028, salutare la sarta, il macchinista, l'elettricista, e Renatino non c'è più. Questa favola deve avere un finale leggero, soave" o anche "una serata all'Olimpico per un bel saluto, anche se la dimensione dello stadio non mi piace, forse perché ho fatto teatro con Squarzina ed esperienze che mi hanno spinto a non perdere di vista lo spettatore".
Renato Zero coi manifestanti
Infine Zero non si è tirato indietro quando si è trattato di parlare di attualità e dei giovani che in questi giorni hanno manifestato nelle strade italiane e non esclude di poter scendere anche lui in mezzo alla folla a manifestare: "Renato è con voi, io non sto sull'Himalaya, magari se mi gira ce vado pure io in piazza. Con la mia musica, con le mie esternazioni, ho manifestato tante volte. La società non si cambia per delega. La piazza, che è del popolo, deve essere riabilitata, torniamo in piazza tutti, a viso scoperto, e riprendiamoci questi spazi".