Quelli che la Danza 2016 si divide tra il Teatro Nuovo e la Sala Assoli di Napoli.
La quarta edizione della rassegna di danza contemporanea Quelli che la Danza parte stasera al Teatro Nuovo di Napoli col botto, ovvero con la compagnia ed il coreografo tra i più acclamati del panorama coreutico nazionale: Enzo Cosimi ed il suo omonimo ensemble con il pluripremiato titolo Sopra di me il diluvio. Un inizio scoppiettante che lascia intendere da subito le intenzioni del direttore del Teatro Pubblico Campano Alfredo Balsamo, orientato a valorizzare soprattutto il tessuto più o meno consolidato delle compagnie di danza contemporanea italiane. Prendendo lo spunto da Enzo Cosimi, che di certo non è un emergente, uno dei maestri della coreografia di ricerca e spesso osannato da critica e pubblico proprio come in occasione dell'apripista della rassegna Sopra di me il diluvio, Premio Danza&Danza 2014 e Premio Tersicore 2015. Come ci racconta lo stesso Enzo Cosimi,
dopo la creazione del mio lavoro Welcome to my world dedicato all’idea della fine del mondo, del verificarsi di una nuova Apocalisse, prendo nuovamente ispirazione dal rapporto doloroso dell’Uomo con la Natura nella società contemporanea. Ripensare l’opera come un luogo di magia e di perdita di certezze. Dare spazio ad un’arte della coreografia che contenga una componente tecnica rigorosa, sperimentale, attraverso la quale indirizzare una riflessione sul mondo in cui viviamo in rapporto alla Natura e a percepirlo in termini sensoriali. Esaurito il paradigma della post-modernità, si ipotizza l’apparire di un Nuovo Uomo che si affaccia ad un paesaggio arcaico, tribale di cui il continente africano rappresenta l’emblema. Un’Africa urlata, violata che, nonostante i massacri senza fine a cui è sottoposta da sempre, riesce a restituirci una visione di speranza. Anche questo lavoro, come il mio vecchio Welcome to my world, focalizzerà una scrittura di danza scarna, ossuta, un campo percettivo vuoto in cui si vive in uno stato irreale, visionario. Partiture di gesti, movimenti, in apparenza semplici ma che riportano alla complessità del lavoro sulla presenza, sull’atto performativo, sulla percezione del sistema nervoso a discapito di quello muscolare. Amplificare in scrittura coreografica fenomeni naturali che tendiamo a considerare scontati e renderli visivamente come campi che sconfinano verso una spiritualità laica, una metafisica del corpo, un pellegrinaggio di meditazione.
La stessa serata del debutto di stasera ci conduce nei meandri della nuovissima coreografia made in Naples di Alessandro Schiattarella con Altrove, figlio legittimo del laboratorio coreografico permanente di Movimento Danza della direttrice Gabriella Stazio.
Venerdì 11 marzo in scena Alcesti e Le città invisibili
La serata di venerdì 11 marzo è invece appannaggio dell'Alcesti (o del suono dell'addio) dei Zerogrammi, in collaborazione con la Fondazione Nazionale della Danza di Aterballetto, nella coreografia di Stefano Mazzotta centrata su uno dei personaggi più noti al grande pubblico. Qui il tema dell'addio si rievoca assiduamente, così come ci racconta il coreografo Stefano Mazzotta,
per cui Alcesti è la narrazione di un saluto straziante e tragico tra due innamorati, è il racconto di un addio suggellato dal più sublime dei sacrifici, un addio che si fa meditazione e ricordo nei gesti e nelle parole della sua silenziosa protagonista, le cui vicende ci rammentano i più toccanti addii della letteratura: da Arianna a Creusa, da Werther a Jacopo Ortis a Emma Bovary, a ‘Ntoni nei Malavoglia, a Holderlin, Rimbaud, Kafka, Neruda. L’addio narrato da Alcesti nella creazione di Zerogrammi è il limitare di uno spazio, è la soglia di una partenza per l’ignoto. Nella presenza di Admeto, nel paesaggio delle cose conosciute, già s’insinua l’ombra di un’estrema lontananza: lo spazio infinito che separa, vuoto e colmo di silenzio assordante. È in questo spazio che trova fondamento Alcesti (o del suono dell’addio), monologo silenzioso sull’essenza del ricordo moltiplicato in scena da una pluralità di interpreti. Alcesti scruta nostalgica l’orizzonte lontano alle sue spalle. Vertigine della memoria. Le domande che ci pone toccano motivi ricorrenti nella letteratura di tutti i tempi: l’addio amoroso, il sacrificio, la morte. Ma esiste ancora posto per l’idea di sacrificio nella pedagogia contemporanea? Siamo ancora in grado di percepire la poesia struggente insita nell’addio, pur se disabituati al sentimento di lontananza? Cos’è Amore nell’era della società liquida? Alcesti interviene a dar corpo e suono a questi interrogativi, appellandosi alla poesia, lingua della bellezza e del dolore, lingua universale della salvezza e della speranza. Il suo corpo suona il Requiem di un altrove perduto e trattiene l’ultimo respiro che la separa da una nuova ignota condizione. Da questo confine si muoverà oltre la prigione della dimenticanza e del rumore, dentro un tempo poetico, silenzioso, sospeso.
La condivisione della serata di venerdì spetta a Le città invisibili di Roberta De Rosa dell'ARB Dance Company, tanto per restare fedeli al tema della letteratura a tutti i costi, scomodando la penna di Italo Calvino ad uso e consumo di Tersicore di una delle compagini più presenti sul territorio campano.
Sabato 12 marzo in scena Col corpo capisco e Tristissimo
Il Sabato della danza napoletana del 12 marzo riporta a Napoli Adriana Borriello, firma nota del panorama coreutico nazionale e carissima ai palcoscenici partenopei. Col corpo capisco è il nuovo soggetto di Adriana Borriello, maestra della coreografia antropologica, prodotto da Atacama
non solo come un titolo, ma una dichiarazione, un manifesto, un modo di stare al mondo. Cuore del lavoro è la trasmissione, da corpo a corpo, attraverso il movimento come pratica e linguaggio, il cui strumento principe è il sentire: nella ricerca della perfetta aderenza al qui ed ora, l’interezza dell’esserci si perde nel sempre e ovunque. Il movimento come arte dell’impermanenza parla con le parole del Tempo e dello Spazio, e in essi imprime, plasma, scolpisce, dà forma all’invisibile. La danza, essenza dell’atto inutile che riflette su se stesso, diventa medium di conoscenza della non-conoscenza, la sapienza del corpo, dell’esserci. Qui la danza è musica del movimento e la musica è danza dei suoni, territorio comune il corpo. In scena due giovani danzatrici e me – corpo/matrice il mio, corpi/ricettori (poi a loro volta creatori) gli altri – e la musica, con cui la nostra danza risuona.
In collaborazione con EXPLO della Rete Anticorpi, i coreografi Carlo Massari e Chiara Taviani elaborano per se stessi Tristissimo, ovvero un giorno ed un mondo perfetto quando d'improvviso tutto si è maledettamente distorto.
Domenica 13 marzo in scena La medesima ossessione: il corpo ed (A)Round: allegro ma non tanto
Da qui il Tristissimo lavoro di EXPLO della Rete Anticorpi che si ripropone domenica 13 marzo in scena nella coreografia di Stellario Di Blasi La medesima ossessione: il corpo, antipasto di (A)Round: allegro ma non tanto, una produzione del 2015, con il sostegno del Ministero Beni e Attività Culturali, la Regione Campania, il Liceo Coreutico Alfano ed il Ra.I.D. Festival. Quello di Claudio Malangone è un percorso immaginario,
metafora dell'esistenza, all'interno e intorno ad un luogo-non luogo dove far esplodere le contraddizioni di individui alle prese con le proprie ossessioni, la solitudine esistenziale, l'impossibilità delle relazioni, la fugacità della spensieratezza. Un percorso ridondante, quale spazio mentale e fisico che esplora la sessualità, l'ambiguità, il corpo e la morte. Un percorso volto alla continua ricerca di un equilibrio, con il costante rischio di cadere, con la necessità di andare avanti senza arrendersi, nonostante le difficoltà.