Quattro giornate di Napoli, un convegno sull’importanza della memoria storica
Un titolo provocatorio per un tema che, sempre più, sta diventando ragione di dibattito: il convegno che si terrà nel corso della mattinata di sabato 14 gennaio presso il Maschio Angioino si chiamerà Le quattro giornate di Napoli, pagine da dimenticare? ed affronterà il tema della memoria storica legata ad un evento fondamentale della storia civile partenopea e della resistenza al nazi-fascismo, che troppo spesso non ha visto il giusto riconoscimento da parte dell'opinione comune.
Antonio Amoretti, che da bambino partecipò agli scontri di quegli intensi giorni che scrissero una delle pagine più gloriose della città di Napoli premiata in quell'occasione con la medaglia d'oro al valore militare, sarà colui il quale aprirà la riflessione pubblica, alla presenza del Sindaco Luigi De Magistris, dell'assessore alla cultura Antonella Di Nocera, della storica della Federico II, Gabriella Gribaudi.
Una riflessione che si rende necessaria a fronte del pericolo, sempre latente ma purtroppo presente, di perdere di vista gli eventi che hanno costruito il nostro presente, con i suoi punti oscuri ed i suoi lati apprezzabili; e qualora prevalesse la volontà di dimenticare episodi come le Quattro giornate di Napoli quali sono i rischi che le coscienze di tutti correrebbero dalla perdita di memorie così significative? Non c'è bisogno di ricordare che la historia è magistra vitae per sottolineare l'importanza del ricordo del passato.
Tra gli argomenti al centro del dibattito, promosso dal comitato provinciale dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, la necessità di trasmettere una testimonianza anche alle generazioni future, attraverso la creazione di un museo che dovrebbe commemorare proprio la resistenza partigiana e le quattro giornate napoletane. Nella speranza che oggi più di ieri, con le nuove sfide di tolleranza e democrazia a cui ci sottopone la società in cui viviamo, l'orrore che è stato il fascismo per Napoli e per tutta l'Italia non finisca nell'oblio, attenuato da parole troppo morbide che non ne restituiscono più l'esatta identità.