Quando andare in discoteca significava resistere: la prima aprì durante la Seconda guerra mondiale
Raccontare la storia delle discoteche moderne vuol dire, in parte, raccontare la storia del mondo negli ultimi cento anni. Fenomeno sociale e culturale, che travalica i confini dei linguaggi, la discoteca è ben più di un luogo dove ascoltare musica, ballare, incontrare sconosciuti e berci assieme qualcosa, preferibilmente di alcolico. Nei giorni del dibattito nazionale sull'opportunità di chiuderle (come ha fatto di recente il Governo) per impedire il diffondersi del contagio da Coronavirus o tenerle aperte (come vorrebbero gli esercenti, che hanno presentato ricorso) pare complesso spingersi un po' più in là e provare a capire cosa rappresentano in termini simbolici e non solo questi templi del divertimento giovanile, al di là degli sterili proclami che si affollano veloci da un lato e dall'altro della barricata. Raccontato da fior fior di scrittori, dal suo avvento ad oggi, da Pier Vittorio Tondelli in quel "Rimini" che sancì la fioritura di uno scrittore eterno a Bret Easton Ellis, la discoteca (letteralmente la parola significa "collezione di dischi", come la biblioteca è una "collezione di libri") nasce in un momento e in un luogo ben preciso.
La prima discoteca al mondo: Parigi, Seconda guerra mondiale
Anche se i primi tentativi di discoteca c'erano già stati in Gran Bretagna, cioè luoghi dove un disc jockey metteva della musica, tramite vinili, ascoltata in gruppo e collettivamente dai convenuti, è possibile affermare con un buon grado di certezza che la prima discoteca moderna nasce a Parigi durante la Seconda Guerra Mondiale. In un locale minuscolo situato in Rue de la Huchette, poco distante dalla Cattedrale di Notre-Dame. Qui, per ragioni innanzitutto di convenienze economica, considerato che mettere i dischi è più economico che ingaggiare una band, vengono messi dischi di musica jazz, quindi musica nera, il che nel pieno dell'occupazione nazista in Francia era un gesto semplicemente rivoluzionario. Quel bar si chiama La Discoteque.
Il successo della discoteca come luogo pubblico per la musica del momento
La svolta arriva con Paul Pacini. Sarà l'imprenditore francese a intuire prima degli altri le potenzialità di locali dove bere alcolici e ascoltare la musica del momento. Nel 1947 inaugura Le Whisky à Go-Go, sempre nel centro della capitale francese. Altre discoteche nascono successivamente. In quegli anni l'animatrice delle notti Parigine è una giovane show girl di origine belga dal nome d'arte "Regine" ed è lei a concepire il nuovo concept delle discoteche, che sostituiscono poco alla volta i locali da ballo, fondati sulla presenza di orchestrine: nella discoteca diventa centrale il disc jockey, che mette i dischi e si sostituisce alla musica dal vivo, puntando su quella del momento.
Il successo delle discoteche è così travolgente che nel 1956 Regine apre il "Chez Regine" di Parigi che diventa il locale culto dove ballare il twist. Da quel momento, l'idea della disco comincia a viaggiare per il mondo. Chiunque sia passato da Parigi in quegli anni avrebbe voglia di aprirne una nel suo angolo di mondo. Ancora una volta a recepire la portata rivoluzionaria della discoteca saranno gli Stati Uniti, che faranno da detonatore alla diffusione mondiale e capillare di questi locali. Nel 1964, su Sunset Boulevard, ad Hollywood, in California, inaugura il primo Whisky a Go Go della storia americana. Un omaggio alla madre di tutte le discoteche del mondo che, curiosamente, aprì in un locale precedentemente adibito a centrale di polizia.