La (solita) regola
‘Qual è’ si scrive senza apostrofo perché è un fenomeno di troncamento e non di elisione. (E lo sappiamo.)
La spiegazione
Il troncamento è quel fenomeno per cui cade una vocale o una sillaba in fine di parola (tor per torre, siam per siamo, mal per male).
La parola così formata esiste anche come forma autonoma (ben, gran, bel), ed è irrilevante che la parola successiva cominci per vocale o consonante.
L’elisione è un fenomeno simile, che consiste sempre nella soppressione di una vocale in fine di parola, ma! solo quando precede un’altra vocale (quand’ecco, quant'altro, nell'atrio) ed è atona (cioè senza accento).
È indicata dall’apostrofo, e non esiste in forma autonoma (*quand, *quant, *nell).
Fin qui tutto liscio.
Il problema
Davanti a una parola che comincia per vocale, la caduta della vocale finale della parola precedente potrebbe essere sia elisione, sia troncamento (forse altri, seppure estremo, nello ingresso). Ma nel primo caso va usato l’apostrofo, nel secondo no. Come distinguerli?
La soluzione
La parola, privata della vocale finale, può essere messa davanti a una parola che cominci per consonante?
Si può dire ‘fors grandi’? E ‘seppur strano’? E ‘nell corridoio’?
Nel primo e nel terzo caso no: è elisione (fors’altri, nell’ingresso). Nel secondo sì: è troncamento (seppur estremo).
La conclusione (?)
In altri termini, la parola subisce troncamento se può essere usata da sola, a prescindere dall’inizio per vocale o consonante delle parole seguenti – una semplice variante della parola completa (amor/amore, signor/signore, mar/mare).
Ma!
Il colpo di scena
‘Qual' è davvero una parola che può essere usata così? Può essere posta davanti a parole che iniziano per consonante?
La reazione
Certo! Pensiamo a espressioni come ‘qual buon vento’ e ‘un certo qual modo’.
Il dubbio
‘Qual è’, ‘qual buon vento’ e ‘un certo qual modo’, con le loro variazioni sul tema, statisticamente coprono quasi per intero i casi d’uso di ‘qual'. E sono espressioni stereotipate, che ci arrivano così e che così ripetiamo. Altri esempi attuali che non vi siano riconducibili?
La risposta
Facile: ‘qual confusione c’è in camera’, ‘qual rabbia che provo’, ‘qual trucco usa il prestigiatore’.
La morale
Al di fuori di casi stereotipati, il ‘qual’ ha un sapore ottocentesco. Non direste piuttosto ‘quale confusione c’è in camera’, ‘quale rabbia che provo’, ‘quale trucco usa il prestigiatore’?
Altre parole troncate, come ben, tal, gran e bel, sono vive nell’uso, e impiegate da ciascuno di noi in mille estri linguistici. Il ‘qual’ no. È moribondo, e colpito da una debolezza che lo porta a ripetersi sempre allo stesso modo.
Dicevamo: se una parola con l’ultima vocale soppressa non può essere usata autonomamente – anche davanti a parole che comincino con una consonante – allora rientra in un caso di elisione e necessita di apostrofo.
Il ‘qual’, in pratica, non può più essere usato davanti alle parole che iniziano per consonante in maniera viva e creativa. Quindi l’era del ‘qual’è' dovrebbe essere alle porte, se non è già iniziata. Perché se il ‘qual’ è in coma, il ‘quale’ sta benissimo, ed è bramoso di apostrofi.
Il consiglio
Ovviamente se volete fare bella figura in un contesto più formale (o se semplicemente non avete voglia di confrontarvi con chi cercherà di correggervi), scrivete ‘qual è’ senza apostrofo: formalmente la consuetudine stabilisce ancora così, ed è difficile spiegare che si sceglie di fare il contrario. Ma altrove, non sbigottitevi né a vederlo né a mettercelo.
Il fatto che ci si trovi in uno stato di transizione è testimoniato dall'imbarazzo nell'uso sia di «qual» sia di «qual'», che spesso porta a non scegliere e a scrivere ‘quale' anche davanti a una parola che inizia per vocale (a quale evento vai?). Non si tratta di barbarie, ma di un lento, grande moto della lingua, che va compreso – sia dal lato del crepuscolo di una consuetudine perdurante, sia da quello dell'inevitabilità del progresso. Insomma, presto, insistere sul fatto che ‘qual è’ si scrive senza apostrofo sarà come insistere per avere pantaloni col buco per la coda!
Dopotutto è già successo: ai suoi albori la nostra lingua conosceva la parola «pover», che si riconduceva a un caso di troncamento (ricordiamo il dantesco «pover cielo»). Ma oggi non esiste più: esiste solo «povero», che davanti a una parola che inizia per vocale diventa «pover'» (un pover'uomo, una povera cena).
Un rubino non può diventare uno smeraldo. Ma un troncamento può diventare un'elisione – ed è questo il caso.
(Per chi volesse approfondire, suggeriamo gli scritti in merito di Luciano Satta.)