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Premio Strega, 75 anni fa nasceva con duecentomila lire il prestigioso premio italiano

Nel 2021 si svolgerà la 75esima edizione del Premio Strega, il prestigioso premio letterario italiano nato nel 1947 istituito a Roma da Maria Bellonci e Guido Alberti, attualmente gestito dalla Fondazione Bellonci. Nella nota con sui si annuncia la nascita del premio, Maria Bellonci compie un evidente richiamo al referendum che l’anno precedente, finita la guerra, aveva chiamato gli italiani a scegliere tra monarchia e repubblica.
A cura di Redazione Cultura
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"Il premio è stato costituito col fondo di duecentomila lire messo a disposizione dai fratelli Alberti della ditta Strega, ed è inutile sottolineare quanto sia bello per noi che proprio due uomini dell’industria di gusto e di cultura, abbiano voluto dare il loro contributo ad una iniziativa della società letteraria". Così Maria Bellonci annunciò il 27 febbraio 1947 su ‘Fiera letteraria' la prima edizione del Premio Strega, il più prestigioso premio letterario italiano. Sulla scorta del referendum che nel '46 chiamò gli italiani a scegliere tra monarchia e repubblica. "Per ricambiare la cortesia noi chiameremo questo premio il ‘Premio letterario Strega degli Amici della domenica'. Abbiamo pensato di farlo assolutamente indivisibile e per l’organizzazione ci siamo attenuti alle norme del referendum. Noi, cioè, non poniamo candidati, né pochi né molti. Hanno diritto al voto tutti gli amici che frequentano le nostre riunioni domenicali (che abbiamo calcolato in centocinquanta, comprese le signore e gli amici lontani)".

La memoria del referendum del 2 giugno 1946, in cui gli italiani hanno scelto la repubblica, è ancora viva, tanto che nello spiegare il meccanismo del premio Maria Bellonci adopera volentieri le parole della consultazione elettorale: “referendum”, “candidati”, “votazione”, “suffragio”, “maggioranza”. Si avverte in questo annuncio la gioia di aver riacquistato l’esercizio dei diritti civili fondamentali dopo gli anni della dittatura e della guerra.

In seguito, Maria Bellonci descriverà il gruppo degli Amici della domenica come una giuria “vasta e democratica”, più vasta – di fatto – di quella di qualunque altro premio allora esistente in Italia o all’estero. In essa, il giudizio di alcuni fra gli scrittori e le scrittrici maggiori del tempo (Banti, Brancati, Cialente, De Cèspedes, Flaiano, Morante, Moravia, Piovene) è chiamato a confrontarsi da pari a pari con quello di studiosi, pittori, musicisti. Ma anche con quello di “signore senza interessi artistici” accertati, registrano perplesse le cronache, e di altrettanti signori nella stessa posizione. Cioè, diremmo oggi, con il giudizio dei lettori e delle lettrici, il quale – osservava Corrado Alvaro, fra i più attivi componenti del gruppo – “avrebbe temperato il parere dei letterati cosiddetti puri”.

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