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Pompei, il ritorno a casa della Venere in Bikini

L’8 marzo la statuetta conservata al Museo Archeologico di Napoli sarà esposta nella domus di Pompei dove fu ritrovata. Simbolo della femminilità nell’antichità, scopriamo perché viene chiamata Venere in bikini.
A cura di Redazione Cultura
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La dea dell'amore torna a casa, anche se per un solo giorno. Accadrà il prossimo 8 marzo a Pompei, dove la Venere in bikini, statua in marmo di pregevole fattura ellenisitica, antica protettrice di Pompei e divinità consacrata all'amore, tornerà per la Festa delle Donne per poi ritornare l'indomani al Museo Archeologico di Napoli, dove è solitamente visibile ai turisti e ai visitatori. In entrambi i siti statali, come in tutti quelli del Belpaese, per l'8 marzo l'ingresso sarà gratuito per tutte le donne.

La Venere in Bikini, uno dei simboli del patrimonio culturale italiano, ha solitamente sede al Mann di Napoli, all'interno del "Gabinetto Segreto", una sezione dell'importante museo archeologico che vede esposti reperti e antichità di epoca romana con natura unicamente a sfondo erotico e sessuale. Il soprannome di Venere in bikini se l'è guadagnato per quei gioielli e indumenti dipinti in oro, e soprattutto per quel "top" dorato che comporrebbe una parte del bikini, un po' alla maniera dei costumi femminili moderno. Scolpita nell'atto di slacciarsi un sandalo, probabilmente per lanciarsi nelle acque, l'opera d'arte è uno dei reperti più preziosi dell'antica Pompei e di tutta l'antichità in generale.

Il ritorno a casa della statuetta, alta non più di sessanta centimetri, avverrà per un solo giorno all'interno della grande domus romana nel Regio I del sito dell'antica Pompei, lì dove fu ritrovata durante gli scavi. L'opera, secondo gli esperti, sarebbe antecedente al alle immagini della fanciulle in bikini ritratte nei mosaici di Piazza Armerina in Sicilia, da qui l'inestimabile valore dell'opera. Che per la Giornata Internazionale delle Donne, il prossimo 8 marzo, farà un salto a casa, per poi tornare a slacciarsi il sandalo, poggiandosi sulla statuetta di Priamo, nella sua solita casa, il Museo Archeologico di Napoli.

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