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Pompei, al via la vendemmia nel Triclinio Estivo: così rinasce il vino degli antichi

Mercoledì 25 ottobre torna il tradizionale taglio delle uve nei vigneti degli Scavi di Pompei. Da cui sarà prodotto un pregiato vino realizzato secondo le tecniche di viticoltura di duemila anni fa.
A cura di Redazione Cultura
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Ritorna mercoledì 25 ottobre l'ormai tradizionale taglio delle uve nei vigneti del Triclinio Estivo nel Parco Archeologico di Pompei. La vendemmia nel sito archeologico di epoca romana più importante al mondo si ripresenta anche quest'anno e per l’occasione sarà aperto al pubblico anche il vigneto del Foro Boario. Il progetto nasce, in via sperimentale, nel 1994 su un’area limitata degli scavi, grazie ad una convenzione tra il Parco Archeologico di Pompei e l’azienda vitivinicola campana Mastroberardino che oltre a prendersi cura dei vigneti produce il pregiato vino Villa dei Misteri.

Le aree interessate ad oggi comprendono tutti i vigneti delle Regiones I e II dell’antica Pompei, per un’estensione di più di un ettaro ripartito su 15 appezzamenti di diversa estensione e per una resa potenziale di circa 30 quintali d’uva. Alla vendemmia presenzieranno il sovrintendente Massimo Osanna e il Professor Piero Mastroberardino alle ore 11,00 presso il vigneto del Triclinio estivo per celebrare la giornata della vendemmia che rinnova questa ormai consolidata collaborazione volta alla valorizzazione del territorio archeologico e delle sue peculiarità.

Il vino Villa dei Misteri, prodotto con uve Piedirosso e Sciascinoso, presenta caratteristiche uniche in quanto realizzato secondo le tecniche di viticoltura di duemila anni fa. Oltre ad essere un vino eccellente, rappresenta un modo per raccontare e far conoscere Pompei con la sua cultura e la sua tradizione antica e quale elemento di valorizzazione e al tempo stesso di difesa del territorio, del paesaggio e dell’ambiente.

L’attività fa parte dal punto di vista scientifico di uno dei tanti studi condotti dal Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco Archeologico di Pompei che, da sempre, analizza le relazioni tra botanica e archeologia.

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