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Pollock e Michelangelo: “La figura della furia” in mostra a Firenze

Dipinti e disegni di Jackson Pollock in mostra a Firenze accanto a Michelangelo, per scoprire che prima del dripping l’artista americano ricopiava la Sistina. Dal 16 aprile al 27 luglio a Palazzo Vecchio.
A cura di Gabriella Valente
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Firenze omaggia per la prima volta Jackson Pollock con un’esposizione di suoi dipinti e disegni nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, dal 16 aprile al 27 luglio.

Pollock, Senza titolo, 1937-1939, matite colorate, grafite, penna e inchiostro di china su carta, The Metropolitan Museum of Art, New York © Jackson Pollock, by SIAE 2014
Pollock, Senza titolo, 1937-1939, matite colorate, grafite, penna e inchiostro di china su carta, The Metropolitan Museum of Art, New York © Jackson Pollock, by SIAE 2014

La mostra fiorentina risulta speciale per diversi aspetti. Innanzitutto per la sede espositiva: le opere dell’artista maledetto del XX secolo sono esposte nel Salone dei Cinquecento, ovvero laddove è conservata la scultura del Genio della Vittoria di Michelangelo. La mostra affianca i due artisti, dal Rinascimento al Novecento, non solo fisicamente, esponendoli vicini, ma anche concettualmente: lasciandoci guidare dal titolo, La figura della furia, ci accorgiamo come l’aspetto del furioso accomuni i due autori, caratterizzando la loro arte, il loro stile e in fondo anche il loro carattere.

Pollock, Senza titolo, 1937-1939, matite colorate e grafite su carta, The Metropolitan Museum of Art, New York © Jackson Pollock, by SIAE 2014
Pollock, Senza titolo, 1937-1939, matite colorate e grafite su carta, The Metropolitan Museum of Art, New York © Jackson Pollock, by SIAE 2014

La pittura gestuale di Pollock e colleghi fece sì che tutti loro fossero definiti “irascibili”: così, La figura della furia fa proprio riferimento alla figura dell’artista americano e al suo modo di dipingere le tele girando loro intorno, preso da un impeto creativo e da un furore dinamico. Al contempo, “La furia della figura” è un’espressione cinquecentesca utilizzata dal pittore e teorico Giovanni Paolo Lomazzo per descrivere la grazia di una figura realizzata dagli artisti del suo tempo, una figura che mostri di muoversi in un moto simile alla fiamma, spinto da forze contrapposte, quel moto spiraliforme che in effetti è proprio del Genio della Vittoria di Michelangelo e della sua altra produzione.

Nel 450° anniversario della morte del Buonarroti, questa mostra si rivela per un verso un ulteriore omaggio a lui, al maestro del Rinascimento, ancor più quando si svela una serie di disegni di Pollock realizzati tra il ’37 e il ’39, provenienti dal Metropolitan Museum di New York e mai visti primi in Italia. L’artista americano ha riprodotto diverse figure affrescate da Michelangelo nella Cappella Sistina: con grande sorpresa, tra queste si riconoscono precisamente Adamo e due Ignudi della volta. I taccuini da lavoro dell’inventore del dripping svelano così un’attenta riflessione generale dei maestri europei del passato, del Rinascimento, del Barocco, e in particolare uno studio approfondito del Buonarroti, delle sue figure tragiche e sublimi.

Pollock ritratto da Wilfred Zogbaum nello studio di Fireplace road, 1947
Pollock ritratto da Wilfred Zogbaum nello studio di Fireplace road, 1947

Pollock era interessato principalmente alla scultura agli inizi della sua carriera: egli si recò a New York per imparare “a scolpire come Michelangelo”. Ispirato così dalle forme plastiche, iniziò a disegnare e dipingere: nei suoi lavori grafici si riconosce una profonda attenzione all’anatomia, alla massa, alla plasticità dei corpi, resi attraverso il chiaroscuro, l’alternarsi dinamico di pieno e vuoto, la tensione tra un tratto potente ed uno più dolce. Dunque a Firenze si scopre che il linguaggio astratto di Pollock che disfa e distrugge la figura è passato anche per gli antichi maestri, per la comprensione totale del potente stile michelangiolesco. Successivamente, all’opposto di quanto faceva la furia del Rinascimento, che dipingeva naso all’insù sul soffitto della Cappella, l’irascibile del Novecento ha posto la tela in terra, trasformandola quasi in pavimento.

Un’altra serie di disegni e incisioni in mostra a Palazzo Vecchio, in prestito dalla Pollock Krasner Foundation, risale ad una fase più matura e più riconoscibile della produzione di Pollock, quella fase in cui lui ha il dichiarato obiettivo di “coprire le figure”: segni destrutturanti e grovigli di linee intricate anticipano il dripping compiuto, ma al contempo suggeriscono l’ispirazione dalla Battaglia dei centauri di Michelangelo.

Naturalmente in mostra, provenienti da musei e collezioni private internazionali, ci sono le celebri tele con le sgocciolature dagli intrecci densi e inquieti, i drip paintings degli anni ’40, a raccontare il Pollock noto al grande pubblico, quello dell’Action Painting, dell’Espressionismo Astratto, della pittura gestuale che nella seconda metà del ‘900 ha rivoluzionato il modo di dipingere. Ci sono inoltre, andando a ritroso, anche i dipinti degli anni ’30, quelli in cui ancora si intravede la figurazione, che nascono dall’osservazione dei muralisti messicani e dei surrealisti.

Pollock, The Water Bull, 1946, olio su tela, Stedelijk Museum, Amsterdam © Jackson Pollock, by SIAE 2014
Pollock, The Water Bull, 1946, olio su tela, Stedelijk Museum, Amsterdam © Jackson Pollock, by SIAE 2014

La mostra si compone di una seconda sezione nella Sala della Musica del Complesso di San Firenze, dove allestimenti multimediali e apparati didattici sulla vita e l’arte di Pollock permettono un’esperienza sensoriale e interattiva.

Immagine principale: Jackson Pollock, Earth Worms, 1946, particolare. Olio su tela, Tel Aviv Museum of Art Collection, dono di Peggy Guggenheim, Venezia attraverso l’American-Israel Cultural Foundation, 1954 © Jackson Pollock, by SIAE 2014

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