Polemiche per i fasci littori riemersi dopo lavori di ristrutturazione a Perugia
I lavori di ristrutturazione del Mercato Coperto di Perugia hanno riportato alla luce due fasci littori che erano stati cancellati dopo la fine dell'esperienza del Ventennio. La decisione della soprintendenza, che ha dato l'avallo per il restauro di uno dei simboli più connotanti del fascismo, ha scatenato la comprensibile reazione della sinistra cittadina: il 28 settembre, l'Anpi e altre realtà associative hanno organizzato un presidio di protesta davanti alla sede del Comune, considerando l'atto come una "ferita" per chiunque sia "fedele ai principi della Costituzione repubblicana", dato che non è possibile trattare “un simbolo del regime alla stregua di un qualsiasi lascito monumentale delle epoche passate”.
Fasci littori a Perugia: le parole di Tomaso Montanari e l'interrogazione parlamentare
Anche lo storico dell'arte e neo Rettore dell'Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, da mesi al centro di una polemica surreale per la sua presa di posizione sulle Foibe, ha sposato il punto di vista dell'Anpi durante un'intervista concessa a MicroMega: "Credo che sia molto importante che la città di Perugia reagisca contro l’idea di riportare alla vista, in una posizione trionfale, un fascio littorio del ventennio. La storia non si cancella, ma la storia non si può nemmeno riportare indietro". Non è mancato neppure il duro monito di Sinistra Italiana, che ha presentato una interrogazione parlamentare per chiedere al ministro della Cultura Dario Franceschini la rimozione immediata dei fasci littori e la loro ricollocazione presso un sito museale. Dall'altro lato della barricata Andrea Romizi, sindaco di Perugia in quota Forza Italia, ha difeso l'operato della soprintendenza, slegando il restauro da ogni possibile sottotesto politico: "Aver riportato alla luce quei simboli non intacca in alcun modo l’adesione ai principi della nostra carta costituzionale, al valore indiscusso della libertà, al ripudio della dittatura, della violenza e del razzismo”.
Il mondo accademico scende in campo contro il fascismo
Anche il mondo accademico non è rimasto indifferente alla questione: 59 docenti dell'Università di Perugia hanno firmato un appello congiunto richiamando l'amministrazione comunale all'assunzione di responsabilità, dato che “L’esposizione di un simbolo che ricorda un regime autoritario e razzista in un edificio al centro della città sarebbe un’offesa per Perugia e per le sue tradizioni democratiche, repubblicane e antifasciste" Inoltre, secondo i professori "si cerca di giustificare l’esposizione del fascio littorio dicendo che è il ricordo storico di un monumento. Ma si dimentica che quel simbolo è stato ricoperto e tale è rimasto per 76 anni. Anche questo è un fatto storico e rappresenta la storia della Repubblica democratica”. Del resto, che l'Italia abbia un problema con la rimozione del suo passato fascista è ormai cosa acclarata: il restauro dei fasci è soltanto l'ultimo esempio di una serie di iniziative al confine tra il nostalgico e il tragicomico, dalle proposte che vorrebbero tornare a intitolare parchi pubblici a Arnaldo Mussolini alla trasformazione dell'ex bunker di Albert Kesselring di Recoaro Terme, in provincia di Vicenza, in un museo – operazione, peraltro, annunciata, inizialmente, con grande gioia dal governatore del Veneto Luca Zaia che poi ha fatto marcia indietro.