Polemiche alla Fiera di Francoforte, niente premiazione alla scrittrice palestinese a causa della guerra
La scrittrice palestinese Adania Shibli non potrà più ritirare un premio alla Fiera del libro di Francoforte a causa della guerra in Israele. L'autrice, infatti, avrebbe dovuto essere premiata per il suo libro "Un dettaglio minore", pubblicato in Italia per La Nave di Teseo, ma Litprom, l’associazione letteraria tedesca che organizza il premio LiBeraturpreis 2023, ha deciso che non fosse più il momento adatto per farlo. Come scrive il New York Times: "La cerimonia aveva lo scopo di celebrare il romanzo vincitore del LiBeraturpreis 2023, un premio letterario tedesco assegnato ogni anno a un autore proveniente da Africa, Asia, America Latina o mondo arabo e presentato alla Fiera del libro di Francoforte, uno dei più grandi raduni del settore editoriale mondiale".
Litprom ha spiegato la sua decisione con una nota sul sito: "A causa della guerra iniziata da Hamas, per cui soffrono milioni di persone in Israele e Palestina, l'organizzatore Litprom e.V. ha deciso di non tenere la cerimonia di premiazione del LiBeraturpreis alla Fiera del Libro di Francoforte. Litprom sta cercando un format e un'ambientazione adatti per l'evento in un secondo momento". Inizialmente era stato detto che anche l'autrice fosse d'accordo, notizia smentita poco dopo dal suo editore americano e dal New York Times che per primo aveva riportato la notizia.
Dall'account X della Fiera del Libro, poi, è stato postato una nota che dice: "Renderemo le voci ebraiche e israeliane particolarmente visibili su #fbm23. Oltre agli eventi già programmati, creeremo ulteriori momenti scenici per queste voci. Il #fbm23 sta con Israele in piena solidarietà". Anche l'editore italiano ha twittato a riguardo: "Una decisione assurda e preoccupante. Vicinanza e solidarietà alla nostra scrittrice palestinese Adania Shibli, che si è vista annullare il premio dalla Fiera del Libro di Francoforte, per il suo romanzo ‘Un dettaglio minore'".
Il libro racconta lo stupro e l'omicidio da parte di alcuni soldati dell'esercito israeliano di una ragazza beduina palestinese nel 1949. Il libro è diviso in due parti, la prima che racconta la violenza e la seconda parte ambientata 25 anni dopo: "Molti anni dopo, ai giorni nostri, una donna di Ramallah prova a decifrare alcuni dettagli che aleggiano attorno a quell’omicidio. È colpita da quel delitto a tal punto da trasformarlo in un’ossessione, non solo a causa dell’efferatezza del crimine, ma perché è stato commesso esattamente venticinque anni prima il giorno in cui è nata" come si legge sul sito de La nave di Teseo.
Il libro ha avuto un'ottima accoglienza quando è uscito, al punto da essere stato nominato per un National Book Award nel 2020 e per l'International Booker Prize nel 2021. Ovviamente, visto l'argomento, non sono mancate le critiche e l'accusa di antisionismo, soprattutto in Germania, come scrive Deutsche Welle, l'emittente pubblica tedesca di radiodiffusione, che racconta le perplessità di alcuni giornali e critici, partendo dalle dimissioni di un giornalista dalla giuria di Litprom e di alcuni giornalisti che accusavano il libro di raccontare "lo Stato di Israele come una macchina omicida". In Italia tra coloro che hanno solidarizzato con la scrittrice, oltre all'editrice, Elisabetta Sgarbi, anche Valeria Parrella che ha scritto: "Solidarietà alla scrittrice palestinese Adania Shibli che incomprensibilmente si vede cancellare la cerimonia di premiazione per il suo romanzo dalla Fiera del libro di Francoforte".