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Pierre-Auguste Renoir: cento anni fa moriva uno dei padri dell’Impressionismo

Esattamente un secolo fa moriva uno dei maestri indiscussi dell’Impressionismo. Affetto da una gravissima forma di artrite che lo paralizzò del tutto, Pierre-Auguste Renoir strinse i suoi pennelli nelle dita ormai insensibili fino all’ultimo dei suoi giorni. È così che lo ricordò suo figlio Jean Renoir, che disse di lui “Mio padre fu un mistero che non riuscirei mai a risolvere”.
A cura di Federica D'Alfonso
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conservato alla Phillips Collection di Washington.
Pierre-Auguste Renoir, La colazione dei canottieri (1882). Il dipinto è conservato alla Phillips Collection di Washington.

Il 3 dicembre 1919 moriva Pierre-Auguste Renoir. Il suo nome, legato alla fulgida stagione dell'Impressionismo, compare in calce ad alcune delle opere più celebri di sempre: sua la gioia mondana impressa nel "Ballo al moulin de la Galette", suoi i numerosi ritratti di artisti come Monet e Sisley, sue le nudità eteree delle "Bagnanti" e suo, quello spirito autenticamente votato alla pittura che lo porterà a rivoluzionare un'epoca. Ad un secolo esatto dalla morte di questo straordinario artista, conosciamolo meglio attraverso i ricordi del suo viaggio in Italia e i racconti, pieni di affetto, di suo figlio Jean Renoir, l'indimenticabile regista scomparso nel 1979.

Renoir e il viaggio in Italia

Pierre-Auguste Renoir, Venezia (1881), Clark Art Institute, Williamstown, Massachusetts.
Pierre-Auguste Renoir, Venezia (1881), Clark Art Institute, Williamstown, Massachusetts.

"Il problema dell'Italia è che è troppo bella. Gli italiani non hanno alcun merito nell'aver creato grandi opere in pittura: gli bastava guardarsi intorno". Con queste parole Renoir avrebbe descritto le sue impressioni sul lungo viaggio che lo aveva portato a Venezia, Firenze, Roma e Napoli, nel 1882.

Un viaggio, il primo in effetti che Renoir aveva intrapreso al di fuori della Francia, che lo segna profondamente dal punto di vista artistico e che rappresenta uno spartiacque fra il periodo dell'Impressionismo puro e quello che lui stesso definirà "aigre". Le atmosfere lagunari di Venezia riflesse nei dipinti dei vedutisti, l'antica maestria di Raffaello e le magnificenze imperiali di Roma, insieme all'incontro fatale con gli splendori di Pompei, fecero perdere a Renoir ogni certezza sulle tecniche e le sperimentazioni "en plain air" dei suoi colleghi più squisitamente impressionisti.

Pierre-Auguste Renoir, "Le grandi bagnanti" (1884-1887), Philadelphia Museum of Art.
Pierre-Auguste Renoir, "Le grandi bagnanti" (1884-1887), Philadelphia Museum of Art.

In patria Renoir era già uno degli esponenti più importanti di quel movimento votato all'impressione, ma l'Italia lo cambierà profondamente. "Non sapevo più né dipingere né disegnare": a questa condizione Renoir reagirà dipingendo alcune delle opere più famose e particolari, come i nudi della "Femme nue dans un paysage" o dell'ancora più celebre "Le grandi bagnanti", nei quali, così come nei quadri successivi, l'artista raccoglierà facendole proprie tutte le suggestioni derivate dal suo viaggio in Italia.

Renoir secondo Renoir: "Mio padre, un mistero"

Frédéric Bazille, "Ritratto di Pierre-Auguste Renoir" (1867), Musée Fabre, Montpellier.
Frédéric Bazille, "Ritratto di Pierre-Auguste Renoir" (1867), Musée Fabre, Montpellier.

Della vita di Auguste Renoir conosciamo molti dettagli intimi e personali grazie soprattutto ai racconti che il suo secondo figlio, il regista Jean Renoir, ha lasciato nella bellissima biografia pubblicata nel 1963 dal titolo "Renoir, mio padre". Scopriamo così un uomo semplice, acuto, ironico ma anche molto riservato: "Potrei scrivere dieci, cento libri sul mistero Renoir e non riuscirei a venirne a capo", scrive Jean.

Quasi come fosse un protagonista di un film della Nouvelle Vague vediamo i suoi occhi, "di un marrone chiaro tendente al giallo", dotati di una vista acutissima: "Nonostante i nostri occhi di ventenni, eravamo costretti a cercare, a concentrarci, a interrogarlo, mentre lui scovava di colpo tutto ciò che lo interessava, fosse vicino o lontano". Jean Renoir racconta:

Sembrava che i suoi occhi ridessero sempre, che scorgessero anzitutto il lato divertente delle cose; ma era un sorriso affettuoso, buono. O forse si trattava di una maschera; era infatti estremamente pudico e non voleva che il prossimo si accorgesse dell’emozione, pari a quella che altri uomini provano nel toccare o nell’accarezzare, che lo assaliva al solo guardare i fiori, le donne o le nuvole in cielo.

Lo vediamo vestito di grigio con una cravatta azzurra a pois, e apprendiamo anche della sua malattia deformante che lo porterà alla paralisi, ma che non gli impedirà di dipingere capolavori come la "Femme nue couchée" nel 1910,il ritratto di Adèle Besson, nel 1918, e le splendide Bagnanti del 1919, oggi conservate presso il Musée d'Orsay.

Pierre-Auguste Renoir, "Le bagnanti" (1918-1919). Il dipinto, l'ultimo realizzato dall'artista, è conservato al Musée d'Orsay di Parigi.
Pierre-Auguste Renoir, "Le bagnanti" (1918-1919). Il dipinto, l'ultimo realizzato dall'artista, è conservato al Musée d'Orsay di Parigi.

L'amore immenso che Renoir aveva sempre avuto per la pittura lo accompagnerà fino alla fine. Lo stesso figlio Jean racconterà come, la sera prima di morire, l'artista tentasse di stringere i pennelli nelle mani ormai inabili a qualsiasi movimento. "Credo di incominciare a capire qualcosa", furono le sue ultime parole.

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