Picasso, ceramiche da record: vendute all’asta per 17 milioni di euro
Pablo Picasso arriva a Vallauris, in Costa Azzurra, nell'estate del 1946 su invito di Georges e Suzanne Ramié, e nel loro atelier "Madoura" si avvicina all'arte della ceramica. Da allora, per circa un ventennio, fino all'inizio degli anni '60, l'artista realizzerà migliaia di pezzi unici, lavorando a stretto contatto con gli artigiani del luogo e amalgamando alla perfezione l'antica tradizione della ceramica con il suo infinito estro creativo. Una raccolta di 126 di questi pezzi unici è stata offerta dalla nipote Marina alla casa d'aste Sotheby's di Londra, che l'ha battuta per un valore complessivo di ben 12 milioni di sterline, pari a quasi 17 milioni di euro.
Le ceramiche di Picasso sono un inedito assoluto per il mercato dell'arte, e rappresentano un periodo di eccezionale fervore artistico e anni di lavoro instancabile. "Quest’asta ha stabilito un nuovo punto di riferimento per le ceramiche di Picasso", ha dichiarato l’esperto James Mackie, specialista del dipartimento Impressionist & Modern Art. "A differenza delle sue ceramiche in edizione limitata, queste proposte all’asta sono veramente pezzi unici. Ed ecco il motivo di una domanda così forte da parte dei collezionisti".
Nelle opere in ceramica si esprime tutta la forza della fantasia creatrice di Picasso che in un momento particolarmente felice della sua esistenza, terminato l’incubo della seconda guerra mondiale, si dedica a questo linguaggio espressivo che scopre particolarmente congeniale alla sua vena creativa,tanto da iniziare una sperimentazione che lo accompagna per il resto della vita e che si intreccia indissolubilmente con i suoi lavori su tela,le sue sculture e la sua grafica,
ha continuato Mackie.
In quegli stessi anni Picasso chiude il "ciclo della pace" che, dopo "Guernica" nel '37 e "Massacro in Corea" nel '51, vede nascere proprio a Vallauris "La guerra e la pace", conservata oggi nel Museo Nazionale della città. Ma di eccezionale importanza restano comunque le ceramiche: rappresentazioni di fauni e ninfee, decorazioni di piatti con temi ricorrenti come corride, donne e civette, anche attraverso l'uso dei supporti più impensabili (frammenti di pentole, materiali di fornaciata oppure mattoni rotti). I pregiati pezzi della collezione testimoniano come la ceramica per Picasso non fosse affatto un’arte minore. Talvolta disegna forme originali di sua invenzione, ma di solito preferisce trasformare i piatti, le ciotole e le brocche della ceramica tradizionale utilizzando diversi metodi di scultura, assemblaggio, disegno e pittura. L'artista ha richiesto che alcuni pezzi venissero prodotti in più esemplari: in tal modo, Picasso ha voluto che le sue ceramiche firmate avessero un uso quotidiano, come aveva confessato ad André Malraux: "Ho fatto dei piatti. Ci si può mangiare dentro".
"Non avevo un legame di affetto con mio nonno, quindi è molto difficile avere a che fare con quell’eredità": ha parlato così in passato Marina Picasso, nipote dell'artista. Ha raccontato di un'infanzia caratterizzata dalle difficoltà economiche e della lontananza dal nonno. "La vendita è certamente un modo per voltare pagina ma non voglio assolutamente snobbare la mia eredità, cerco solo un modo migliore per vivere la mia vita e dedicarmi ai miei progetti umanitari". La donna infatti, che ha ricevuto in eredità la collezione di 136 pezzi, ha donato le opere alla casa d'asta e ha dichiarato che il ricavato andrà a finanziare i numerosi progetti umanitari dei quali si occupa, come la costruzione di un ospedale.