Perché si celebra la Giornata Mondiale del Velo Islamico
L'1 febbraio si celebra il World Hijab Day (WHD), ovvero la Giornata Mondiale del Velo islamico che quest'anno compie 12 anni. Il WHD celebra milioni di donne musulmane che scelgono di indossare l'hijab – indumento che rappresenta i valori di semplicità e fede il cui uso è cresciuto molto negli anni 70 -, ovvero il "velo islamico, composto tecnicamente di due parti: la cuffia che tiene raccolti e fermi i capelli e il velo che viene appoggiato su di essa e può essere legato sotto il mento, avvolto intorno al collo o lasciato ricadere liberamente sul corpo" come si legge sulla Treccani.
Giornata Mondiale del Velo Islamico, perché si celebra
Il movimento è stato fondato nel 2013 da Nazma Khan, cittadina newyorkese bengalese che "ha avuto l'idea come mezzo per promuovere la libertà personale di espressione religiosa e comprensione culturale invitando donne di ogni estrazione sociale a provare l'hijab per un giorno il 1° febbraio di ogni anno", come si legge sul sito ufficiale. L'idea nasceva con la volontà di "contrastare alcune delle controversie che circondano il motivo per cui le donne musulmane scelgono di indossare l'hijab". Questa idea nasce anche da un vissuto personale, visto che quando arrivò negli Stati Uniti, a undici anni, Nazma era l'unica, alle scuole media, a indossare l'hijab.
Il velo nella cultura islamica: perché si indossa
L'hijab non viene introdotto, come alcuni pensano, con l'Islam, ma già prima nasce e come si legge su Wikipedia "una legge del XII secolo a.C. nella Mesopotamia assira, sotto il regno del sovrano Tiglatpileser I (1114 a.C.-1076 a.C.), rendeva già obbligatorio portare il velo in pubblico a ogni donna sposata", mentre per quanto riguarda il Corano, mentre in un'intervista alla Rivista Pandora Nabil al-Fouly, ricercatore del dipartimento di Religione e Filosofia all’Università Internazionale Islamica di Islamabad in Pakistan, ha spiegato che "il velo non è menzionato proprio con la parola “hijab”, ma in alcuni versi vi è un chiaro riferimento attraverso l’uso di altre parole: «O profeta, dì alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli così da essere riconosciute e non essere molestate. Allah è perdonatore, misericordioso.» Ayah 59, Surah Al-Ahzaab. Il termine utilizzato in questo versetto è djellaba, che si riferisce ai dei vestiti lunghi, tipici della tradizione araba, ma si possono trovare anche altre parole come khumur, utilizzato per indicare tutto ciò che copre". La parola nasce dalla radice ḥ-j-b "rendere invisibile, celare allo sguardo, nascondere, coprire".