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Natale 2023

Perché non riusciamo a toglierci dalla testa All I Want For Christmas Is You di Mariah Carey

Ecco come ha fatto All I Want For Christmas Is You, hit di Mariah Carey, a diventare un classico di Natale?
A cura di Federico Pucci
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I più grandi successi non partono quasi mai come tali. Nell’ottobre del 1994, quando esce Merry Christmas, non tutti pensano che un album di Natale sia una grande idea per la venticinquenne Mariah Carey. I dischi stagionali, ancora oggi, si addicono piuttosto al crepuscolo di una carriera. Ma Mariah a quel punto aveva 8 numeri 1 alle spalle, e altrettanti ne avrebbe guadagnati prima della fine del decennio. Oggi sappiamo che quella decisione scatenò una serie di eventi che, entro la fine degli anni ‘30, potrebbe portare l’artista americana dove nessuno la raggiungerà per molto tempo. Sulla vetta delle canzoni più ascoltate di sempre. Naturalmente, con All I Want For Christmas Is You.

Il brano, scritto dalla stessa Carey con Walter Afanasieff, non fu pubblicato ufficialmente come singolo negli Stati Uniti, e inizialmente venne accolto dalle radio con discreto ma non straordinario calore. Nemmeno nel Regno Unito, dove il “Christmas single” è una tradizione a sé, riuscì l’obiettivo del primo posto. Solo in Giappone il successo fu immediato, e per molti anni Mariah avrebbe cantato quasi solo nei suoi concerti giapponesi quello che oggi riconosciamo come il suo brano più celebre. Ci sarebbero voluti un cambio di regole della Billboard Hot 100 e un particolare momento di televisione generalista e viralità digitale per sancire ufficialmente la seconda vita e il successo globale di questa canzone.

Prima che prendesse le redini del prestigioso Tonight Show, il comico Jimmy Fallon si era costruito una nicchia di culto nello slot tardo di NBC con il Late Night Show. La forza di quel fenomeno fu la capacità di Fallon di intuire cosa avrebbe funzionato non solo per gli spettatori televisivi, ma per i sempre più ingaggiati utenti di YouTube, che il mattino dopo potevano decretare il successo di un segmento o di un’intervista facendolo girare online. Per anni, uno dei suoi segmenti di maggiore successo (il Carpool Karaoke prima del Carpool Karaoke) fu la reinterpretazione di hit pop suonate con i Roots, tuttora la sua lussuosissima resident band, impiegando solo strumenti per bambini. Tutto partì da Carly Rae Jepsen (era l’estate di Call Me Maybe), giovane e pronta a mettersi in gioco. Quindi fu la volta di Christina Aguilera, rappresentante del decennio appena passato. E poi, a dicembre, Mariah scese dal piedistallo da diva degli anni ‘90 e 2000 per cantare All I Want For Christmas Is You in un contesto stralunato e divertente, più vicino al linguaggio di internet e meno a quello delle carole natalizie. E fu una hit.

Abbracciando sempre più questa natura divertita e perfino il concetto di canzone-meme, che incarna alla perfezione, All I Want For Christmas Is You si sarebbe da quel punto in avanti fatta strada in tutti gli appuntamenti televisivi e digitali della stagione invernale, aumentando il volume di una presenza che fino ad allora era stata importante ma non colossale. A furia di reincisioni, videoclip, concerti di fine anno e abili strategie social, nel 2019 arriva il primo posto della Hot 100 e un predominio che dura ancora – se il primo posto attuale di Rocking Around The Christmas Tree di Brenda Lee, in America, ne segnerà la fine, noi periferia dell’Impero lo avvertiremo molto più tardi. Per una volta, in realtà, noi italiani abbiamo anticipato una tendenza: qui, infatti, è già dal 2006 che la classifica dei singoli registra il ritorno della Mariah di Natale, complice il progressivo passaggio di consegne culturale dalla Generazione X e i suoi idoli ‘80s ai Millennial ossessionati dai Novanta. Quando integrò i download digitali nella classifica dei singoli, nell’aprile 2006 FIMI creò le condizioni per un nuovo fenomeno culturale, il singolo stagionale di ritorno: in pratica, la definizione commerciale della nostalgia musicale. Dato che acquistare online una canzone era più semplice rispetto ad aspettare il suo passaggio in radio e più economico rispetto all’acquisto di un intero disco, ecco che nel dicembre 2006 si riaffacciano in top 50 il singolo natalizio di Mariah e quello degli Wham!, Last Christmas. Stava venendo alla luce una tendenza retromaniaca che non è ancora finita, e infatti nel decennio a venire le due canzoni si sarebbero fatte notare in termini di vendite, download e poi streaming (con un discreto vantaggio per la preferita dei Millennial, bisogna dire). Ma non eravamo pronti al predominio giunto agli albori di questo decennio. Seguendo il primo exploit americano del 2019, infatti, negli ultimi tre anni (2020-21-22) l’Italia si è allineata al culto di All I Want For Christmas, consegnandole sempre il primo posto della classifica dei singoli italiani durante le settimane festive. La ragione è semplice: piaccia o no, la canzone è virtualmente capofila di quasi tutte le playlist natalizie che girano a ripetizione nelle attività commerciali nel mese di dicembre, e che vengono messe in loop nelle nostre case durante i giorni di Natale. Basta mettere su per 30 secondi una di quelle playlist, e Mariah porta a casa la sua frazione di royalties.

Il contesto, però, non è sufficiente per spiegare la fortuna continua e crescente di questa canzone, un classico a tutti gli effetti perché come tale è nata nell’agosto del 1994. Carey e Afanasieff l’avevano scritta, composta e arrangiata avendo in mente almeno due ondate di canzoni di Natale, i loro espedienti armonico-melodici e le loro soluzioni di arrangiamento. Come spiegato con dovizia di particolari del 2015 dall’ex compositore e giornalista Adam Ragusea, All I Want usa gli accordi con una ricchezza che richiama da vicino le canzoni pop della prima metà del ‘900, quelle composizioni uscite dalla fucina musicale newyorkese nota come Tin Pan Alley. Come White Christmas di Irving Berlin, scritta in origine per un musical cinematografico del 1942 (Holiday Inn) e cementata nella memoria dall’incisione della star di quel film, Bing Crosby. Uno dei momenti di maggiore tensione emotiva di quel brano si avverte alla fine della strofa, quando sulle parole “and children listen” l’accordo di sottodominante (Re maggiore) viene seguito da una sua versione “minore” (Re minore sesta) prima della risoluzione sulla tonica: sopra questo sottile arretramento, dove la composizione prova a confonderci le idee (“siamo in tonalità maggiore o minore?”, si chiede l’orecchio), Crosby trasforma il suo quasi acuto tenorile in un sospiro, facendoci assaporare il gusto agrodolce della nostalgia, che già negli anni ‘40 imperversava. Benché con energia stentorea, Mariah Carey fa un uso simile dell’armonia quando sotto le parole “underneath the Christmas tree” il Do maggiore scende di un gradino e aggiunge una nota sospesa oltre la triade, prima di ricadere esausto sul Sol. Ed è qui che sentiamo la forza dell’amore di Mariah vacillare, quando si affaccia il timore che, nonostante il Natale, la distanza tra lei e il suo amato resterà incolmabile e solo un miracolo natalizio potrà riunirli.

Esiste tutta una tradizione di canzoni natalizie americane che esprimono questo concetto: i due innamorati non possono stare insieme a Natale, e proprio perché è Natale questa separazione sembra ancora più crudele. Molte di queste composizioni nacquero a uso e beneficio delle coppie separate dal servizio militare: anche White Christmas, che debuttò proprio all’indomani di Pearl Harbor e divenne popolare durante la Seconda Guerra Mondiale, si può accorpare a questo canone. Ma c’è un esempio in particolare di innamorati separati a Natale che rimanda al secondo fattore del successo eterno di All I Want For Christmas. Si tratta di Christmas (Baby Please Come Home) incisa da Darlene Love per il monumentale album di Natale di Phil Spector del 1963. Afanasieff si rifece esplicitamente alla produzione di Spector, il suo famigerato “wall of sound”: interamente programmato in MIDI, anziché suonato dalla mitologica Wrecking Crew, il singolo di Mariah conserva l’affollato arrangiamento Christmas e per certi versi lo rispecchia, dalla linea di pianoforte ostinata all’immancabile campanellino della slitta. Perfino lo swing del piano ispirato al boogie woogie – cioè, il disegno ritmico delle suddivisioni metriche, non perfettamente uguali ma accentuate sul primo battito – sembra discendere da quell’incisione del ‘63. L’effetto è titanico: nella teoria di Spector, applicata anche qui, sovraccaricare l’orecchio con un arazzo dettagliatissimo di suoni e accrescere ogni parte con numerose sovraincisioni poteva far intuire in un attimo all’ascoltatore la grandezza della posta in gioco emotiva. Era una corsa agli armamenti sonora, la trasformazione del singolo pop in una sinfonia compressa: ancora oggi molte produzioni pop tendono a un simile massimalismo, ma saperne fare uso senza esagerare è pura questione di gusto. E Carey e Afanasieff, in quell’agosto del ‘94, sono riusciti a non strafare.

In compenso, All I Want For Christmas non si contiene affatto e anzi straborda in un altro ambito, quello che lo rende uno standard natalizio difficile da reinterpretare: mi riferisco alla linea melodica estesa su due ottave dalla voce portentosa di Mariah Carey. La radice è quella del gospel e del soul: la melodia si permette di toccare note fuori dalla tonalità, le proverbiali “blue notes”, come si sente in particolare nel pre-ritornello (“I just want you for my own”). Ma l’armonia distesa da Afanasieff non si tira indietro e sotto quelle stesse parole disegna un cerchio concentrico intorno alla tonalità originale, riprendendo un passaggio che ricorda curiosamente Georgia on My Mind di Ray Charles, come spiegato dal compositore Vivek Maddala. Muovendo dall’esempio dei grandi dell’R&B, le grazie e le svisate della topline di Mariah sanno però irrimediabilmente di anni ‘90, e aggiungono l’ultimo tassello di questo puzzle sonoro: così assemblata, con armonie d’anteguerra e passaggi blues, arrangiamenti sixties e melodia da soul di fine millennio, la canzone diventa ufficialmente senza tempo. Ed è proprio questo che cerchiamo in una canzone di Natale: perché funzioni ogni anno, deve suggerirci di un’epoca perduta dove i regali erano più numerosi, gli alberi più addobbati e la neve più bianca. E tuttavia, sarebbe meglio se non ci rimandasse a un periodo storico in particolare, quando le cose suppergiù andavano esattamente come oggi. In questo modo, la nostalgia può passare di mano in mano, di generazione in generazione. E allora, forse, nella seconda metà degli anni ‘30 All I Want For Christmas Is You toccherà veramente i 5 miliardi di stream (contando solo Spotify), come gli attuali ritmi di 200-300 milioni di ascolti annuali sembrano proiettare. E a quel punto sarà davvero difficile farla scendere dalla sommità innevata dell’Olimpo del pop.

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