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Perché la paura è più forte di un’altra visione del mondo?

Perché nessuno finora si è preoccupato del rischio democratico? Perché la sinistra, in questa campagna elettorale, sembra destinata a perdere?
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Le campagne elettorali, si sa, sono sempre infarcite di luoghi comuni, e uno dei più frequenti in queste settimane dice che "la democrazia è a rischio" o che "con due terzi del parlamento cambieranno la costituzione a loro piacimento". A parte la domanda di sempre, che si poneva Nanni Moretti in "Caro Diario", ovvero "loro chi?", verrebbe anche da domandarsi "perché nessuno finora si è preoccupato del possibile rischio democratico?". Perché il PD, che negli ultimi 14 anni ha governato praticamente con chiunque, non ha agito prima? Probabilmente perché, oramai ahimé, in campagna elettorale sembra essere tutto legittimo, il linguaggio si è appiattito, totalmente polarizzato, banalizzato e "volgarizzato" e quindi lo slogan "Scegli: lato chiaro o lato scuro della forza" sembra essere l'unica opzione valida, anche se stando ai sondaggi, non sembra proprio essere così.

Guardando ai numeri, le percentuali di voti per Fratelli d'Italia, non si discostano molto da quelle per la Lega nel triennio appena passato o da quelle in fuga dal Movimento 5 Stelle o dalle oceaniche percentuali per la cara vecchia Forza Italia di una Repubblica fa: sembrerebbe che non ci sia nulla di nuovo sul fronte occidentale, tanto più che Giorgia Meloni – che tanto fa paura -, in un modo o nell'altro, è nelle istituzioni democratiche da oltre vent'anni. Quindi forse il discorso da fare è più culturale che politico e ancor meno che economico: Giorgia Meloni, e con lei il suo partito e fan-base, è contro qualunque diritto civile e libertà di chi lei consideri "diverso" ed ha una visione del paese chiara e concreta, che mette la famiglia (bianca, eterosessuale e cristiana) al centro di tutto.

Il rischio reale è che si perda concretamente la possibilità di una discussione serena sui diritti civili, sulle libertà, e che tutto venga annebbiato se non addirittura seppellito, da una polarizzazione del pensiero ancora più estrema e destabilizzante. Quindi forse non sarebbe il momento opportuno per una campagna elettorale basata sullo slogan "Scegli"; (forse) una sinistra, per definirsi tale, dovrebbe proporre una propria visione del paese, a prescindere da chi sia il suo competitore, dovrebbe avere una propria chiara identità, senza avere la necessità per sopravvivere di doversi mettere necessariamente "contro" qualcuno o qualcosa. Anche perché mettersi contro un partito che già di per sé è "contro" appare come un controsenso (e scusate il gioco di parole): dovrebbe essere una soluzione, non un'alterativa. Se non si esce da questo stallo, andremo incontro, sempre più, ad una contrapposizione violenta e polarizzata, dell'uno contro uno, sterile e piatta.

Giorgia Meloni è contro l'immigrazione, convinta che sia in atto un disegno per una sostituzione etnica delle popolazione europee; si oppone fortemente alla concessione della cittadinanza ai figli minorenni di stranieri regolari, nati e cresciuti in Italia, ovvero allo ius soli (puro, temperato o culturae che sia); è a favore del blocco navale nel Mediterraneo e della costruzione di muri sui confini: "Se servono i muri si costruiscono i muri, se servono i blocchi navali, si fanno i blocchi".

È "ovviamente" contro il matrimonio omosessuale, le unioni civili gay, (e vabbè ça va sans dire) contro l'adozione per le coppie gay; è assolutamente contraria ad ogni misura di contrasto e prevenzione dell'omotransfobia, perché nel favoloso mondo di Giorgia «gli omosessuali non sono discriminati» e ha dichiarato di voler cambiare la Costituzione per rendere incostituzionale e illegale la famiglia omogenitoriale, arrogandosi, di fatto, il diritto di scegliere chi abbia diritto o meno di godere di alcuni diritti fondamentali (scusate il gioco di parole). E sostiene l'esistenza della "teoria del gender" – complotto ordito dalla nota lobby gay, per sostituire (mi sa che ha la fissa delle sostituzioni) la famiglia tradizionale bianca, eterosessuale e cristiana con quella omosessuale – e la sua soluzione sarebbe quella di combattere le devianze fra i giovani "che vorrebbe rendere più sani".

È contraria al reato di tortura, rilancia il rafforzamento dell'istituto della legittima difesa in modo che sia considerata "sempre legittima", propone la castrazione chimica per stupratori e pedofili, l'abolizione della legge Mancino, che contrasta razzismo e fascismo, l'eliminazione del reddito di cittadinanza e l'ingresso della flat tax (così i poveri se ne vanno definitivamente a fare in culo). È fortemente contraria alla legalizzazione della cannabis (anche di quella light, ci mancherebbe), alla maternità surrogata, (proponendo una legge per renderla "reato universale"), al divorzio breve, al biotestamento, alla legalizzazione dell'eutanasia, all'aborto farmacologico in day hospital e all'aborto in senso generale, sostenendo fermamente le politiche per l'aumento della natalità e la creazione di più cimiteri dei feti, come sta già avvenendo sotto i nostri occhi nel cosiddetto Laboratorio Marche.

Giorgia Meloni, e con lei il suo partito e fan-base, ha una chiara e precisa visione del paese e del mondo e credo sarebbe ingiusto dire che viceversa la sinistra non abbia una sua visione, perché sono molti i movimenti e i partiti che da anni, in Italia, propongono idee e visioni di altri mondi possibili: forse però non esiste un minimo comune denominatore – seppure ce ne sarebbero tantissimi – capace di raccoglierli oppure probabilmente il PD non riesce mai a farsene carico o ad essere davvero un partito di sinistra. O forse, più semplicemente ancora, in un proliferare di ignoranza e paura, di assurde e infondate idee complottiste, di negazionismi e terrapiattismi, di gravi crisi economiche, ecco che essere sempre "contro", schierarsi a favore di una presunta restaurazione di un'ordine delle cose che metta fine al caos che ci circonda (quando in realtà non si tratta di caos e disordine ma solo cambiamento), creare un nemico inesistente, proporre forza e intolleranza anziché dialogo e ascolto, risulta un'opzione migliore di tutta la melma cha ci circonda.

E così accade che in mezzo a tanta idiozia e ignoranza, persino il fascismo risulti più appetibile: ma, come diceva Gaber, il fascismo non è un'opinione e chi lo pensa oltre a delinquere è anche un grandissimo coglione. Ovviamente nel commentare tutto ciò sono ironico, e Giorgia Meloni ha più volte dichiarato – anche in modo spiritoso – di non essere fascista (seppure non abbia mai dichiarato di essere antifascista), quindi non ho alcuna voglia di elogiare una parte politica piuttosto di un'altra – anche perché non è il PD che mi paga per scrivere questo pezzo -, dico solo che continuare ad avere sempre e solo paura del Capitano o del Cavaliere o del Senatur o di Giorgia Meloni (che per sua fortuna non ha alcun nomignolo) di turno, non porta ad alcuna discussione ma solo a contrapposizione. C'è bisogno di immaginazione e costruzione. Non c'è bisogno di altra paura. Anche perché come diceva il grande maestro Yoda "la paura è la via per il lato oscuro". E francamente siamo stanchi di vivere sempre e solo all'ombra del lato oscuro.

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