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Festa della mamma

Perché la parola “mamma” è straordinaria

Domenica sarà la festa della mamma (occhio a non scordarselo). Ma vediamo insieme, allora, da dove nasce questa parola, e perché è così straordinaria. In italiano questa parola non è isolata: la colleghiamo alla mammella e al mammifero. Termini simili (se non uguali) a “mamma”, si trovano in quasi tutte le lingue del mondo.
A cura di Giorgio Moretti
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Nelle storie delle nostre famiglie "mamma" è una parola speciale, non solo perché la mamma è sempre la mamma, ma anche perché è stata la prima parola che tanti di noi hanno pronunciato. (Non tutti, ad esempio la prima parola di mio fratello fu simpaticamente "no".) In italiano questa parola non è isolata: la colleghiamo alla mammella (e al mammifero). Viene da chiedersi se un nesso c'è. E in effetti in latino "mamma" era sia il nome con cui il bambino chiamava la mater, sia il seno. Qualcuno ha quindi immaginato, ma senza troppa immaginazione, che fosse stato proprio il seno a definire l'intera figura della mamma. Più vero è forse il contrario.

Termini simili (se non uguali) a "mamma", si trovano in quasi tutte le lingue del mondo, col medesimo significato e ambito d'uso famigliare. Emerge come sorprendente filo che collega Asia, Europa, Africa e America precolombiana. Insomma, anche il bambino cinese dice mama. La ragione di questa universalità c'è, ed è decisamente a portata di mano.

Quando il bimbo ha sei, sette mesi inizia a pronunciare sillabe semplici – consonante più vocale. È la fase della cosiddetta "lallazione", primo passo verso il parlare. Ora, questa nuova trovata del fare suoni più articolati lo entusiasma, anche se in effetti non ha idea di quel che dice. Parte del suo entusiasmo è galvanizzata dal nostro: nell'attesa trepidante della prima parola di senso compiuto siamo noialtri ad attribuire per primi dei significati alle ripetizioni giocose di queste sillabe, e a gratificarle. Per Giove, quanto sono desiderate le prime ripetizioni di "ma"!

"Ma" è una delle sillabe più facili da pronunciare: il flusso d'aria emesso a bocca aperta della vocale "a" viene interrotto grossolanamente dalla "m", un mero chiudere e stringere le labbra, che appena lasciato si riapre in "a". E questo è vero oggi per noi come era vero per i latini, da cui prendiamo il nostro "mamma", che poi solo nostro non è. Il fatto che la mamma sia tendenzialmente sempre tesa nella cura del bambino chiude il cerchio, spiegando come questi primi suoni si volgano a chiamarla (ma un discorso meravigliosamente analogo potrebbe essere fatto con "papà").

A qualcuno questa spiegazione potrà sembrare poco poetica: "mamma" non è un termine che nasce con alti significati. Ma è un'impressione errata. È il primo termine, che nasce col primo significato. E questo basta a dipartirlo da ogni altra parola. Insomma, di mamma ce n'è una sola, e in linguistica, questo, diventa un detto sorprendentemente vero.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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