Perché la Giornata mondiale della traduzione si festeggia il 30 settembre
Dal 1991, da quando la FIT (la Federazione internazionale dei traduttori) lanciò l'idea di una Giornata mondiale della traduzione ufficialmente riconosciuta, anche i traduttori di tutto il mondo hanno una giornata a loro dedicata. Da allora, dunque l'International Translation Day è un evento celebrato ogni anno il 30 settembre, in corrispondenza della festa di san Girolamo, il traduttore della Bibbia considerato il santo patrono dei traduttori. Ecco spiegato, dunque, il motivo della scelta di questo giorno per sensibilizzare l’inestimabile contributo che i traduttori e gli interpreti di tutto il mondo forniscono alla società.
Chi era San Girolamo, autore della "Vulgata"
Sofronio Eusebio Girolamo, in latino Sofronius Eusebius Hieronymus, noto come San Girolamo, (Stridone, 347 – Betlemme, 30 settembre 419/420), è stato un teologo romano. Padre e dottore della Chiesa, tradusse in latino parte dell'Antico Testamento greco (Giobbe, Salmi, Proverbi, Ecclesiaste e Cantico, dalla versione dei Settanta) e, successivamente, l'intera scrittura ebraica.
La "Vulgata", prima traduzione completa in lingua latina della Bibbia, rappresenta lo sforzo più impegnativo affrontato da Girolamo. Nel 382, su incarico di papa Damaso I, affrontò il compito di rivedere la traduzione dei Vangeli e successivamente, nel 390, passò all'antico testamento in ebraico, concludendo l'opera dopo ben 23 anni.
Il duro mestiere del traduttore
Eppure, nonostante la presenza di San Girolamo, è decisamente sconfortante constatare come nei restanti 364 giorni dell’anno il mestiere del traduttore sia quotidianamente bistrattato e mal pagato, le buone traduzioni vengono apprezzate solo di rado – quando non passano del tutto inosservate – mentre quelle scadenti ci mettono un attimo a diventare oggetto di critiche o di battute senza fine.
È un peccato che i traduttori e gli interpreti non ricevano maggiori riconoscimenti per il loro lavoro. Non solo in campo culturale, ma in ogni aspetto della vita economica e sociale. Così come non vanno dimenticati gli esperti linguistici non professionisti assunti per lavorare in aree di conflitto che, giocando un ruolo fondamentale nella comunicazione, mettono a repentaglio la propria vita. Secondo alcuni studi, infatti, in paesi come l’Iraq e l’Afghanistan il rischio di cadere in combattimento è dieci volte superiore per gli interpreti che per le forze militari internazionali dispiegate. Per tutti questi casi, quindi, mai presenza di un protettore fu più necessaria.