La notizia di una battuta d'arresto nei trial del vaccino di Oxford è più tranquillizzante di quel che a istinto siamo portati a pensare. Sperimentare, fallire, sperimentare: questa è la scienza e questa è la vita. Le certezze muscolari di chi dichiara di avere in tasca la soluzione a un problema, così come il vaccino giusto, sono invece infinitamente più preoccupanti. Il dubbio – e non la sicumera di governanti più o meno autoritari, più o meno in campagna elettorale – merita tutta la nostra fiducia. Soprattutto in una fase come quella che stiamo attraversando a causa della pandemia da Coronavirus. Le domande che ci assillano sono tante e tutti noi vorremmo una risposta rapida, veloce, efficiente: è comprensibile.
Settembre ci sta già sfilando dalle dita, l'autunno con le sue giornate sempre meno luminose è alle porte, siamo stanchi di vivere così, è vero. Ma la verità è che poco, molto poco, ci possiamo fare. Il Covid-19 esiste (al contrario di quanto dicono alcune, insensate persone che ci siamo abituati a chiamare "negazionisti") e di questa malattia sono morte solo nel nostro Paese più di 35mila persone. Non possiamo far altro che rispettare le regole che ci siamo dati e venir fuori tutti insieme da questo disastro.
È per questo che la notizia di un volontario che ha sviluppato un effetto collaterale (che forse ha a che fare col vaccino, forse non ha nessuna relazione) al vaccino AstraZeneca Oxford in Fase 3 di sperimentazione è, in realtà, una buona notizia. Perché vuol dire che c'è qualcuno che, nonostante gli investimenti e le enorme attese su questo vaccino, è capace di mettere in dubbio certezze e ridiscutere tutto daccapo, lavorando al massimo per impedire effetti negativi futuri che potrebbero essere catastrofici.
I dubbi degli scienziati, soprattutto quelli degli scienziati in paesi democratici, tutelano la salute pubblica più di quanto le certezze dei politici offerte a buon mercato per i propri scopi personali potranno mai fare.